Il tarantismo e le comunità linguistiche in Italia: due mostre a Roma

Le esposizioni sono attive per quasi tutta l’estate al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari dell’EUR

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Uno dei palazzi dell’architettura razionalista all’EUR messi in vendita per salvare l’Ente EUR e anche per consentire la conclusione della “Nuvola di Fuksas”, è il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, unico museo statale in Italia con competenze specifiche in materia demoetnoantropologica.

La finalità del museo, diretto attualmente da Maura Picciau, è la documentazione delle tradizioni popolari di tutte le regioni italiane, questo grazie ad oltre centomila documenti conservati, acquisiti a partire dagli inizi del ‘900. Il percorso museale è raggruppato per tre grandi aree tematiche: 1) la terra e le risorse; 2) vivere e abitare; 3) riti, feste e cerimonie.

Due mostre sono state inaugurate in questi giorni con la medesima strutturazione organizzativa. La prima, Santi Pietro e Paolo – Il tarantismo, presentata con un concerto il 28  giugno (1), che sarà aperta sino al 29 agosto nella sala Dossier e il cui materiale esposto proviene dagli archivi fotografici e video del Museo. La seconda, L’Italia dalle molte voci, anche questa presentata con un concerto il 9 luglio (2)  nel cui percorso espositivo si trovano oggetti e immagini provenienti dalle collezioni museali, e sarà aperta sino al 6 settembre nella sala Lamberto Loria.

Le fotografie di Chiara Samugheo, Annabella Rossi, Sebastiana Papa e Lello Mazzacane ed il film La Taranta di Gianfranco Mingozzi mostrano quello che fu lo studio dell’antropologo Ernesto de Martino, colui che con la sua équipe realizzò una famosa inchiesta sul tarantismo in Puglia e che sfociò, nel 1961, nella pubblicazione de La Terra del Rimorso.

La ricerca interdisciplinare di quegli anni aveva il compito fondamentale di stabilire se il tarantismo fosse una malattia, come si era sempre ritenuto, o un fenomeno da restituire alla storia socio-culturale e religiosa del Sud d’Italia.

E la Chiesa, anche con l’esigenza di controllare il fenomeno del tarantismo, inserisce il culto di San Paolo il 29 giugno nella chiesa di Galatina in Puglia, proprio nella cappella di San Paolo. Si ringrazia il Santo per la guarigione ottenuta con la cura domiciliare oppure per implorarla se non fosse stata ottenuta…

Con la mostra L’Italia dalle molte voci, si vuole raccontare invece, anche tramite l’esposizione di costumi, oggetti, immagini, la particolarità storica di queste comunità linguistiche, e quindi culture, talvolta collegate a vicende di migrazioni. In particolare di comunità di lingua albanese, croata, francoprovenzale, friulana, galloitalica, greca, occitana, walser, catalana, ladina.

La particolarità di queste due mostre è tuttavia anche lo spazio espositivo, le ampie e illuminate stanze che invitano a riflettere sul destino delle strutture architettoniche di Roma, di come alcune servano per fare cassa, altre sono incompiute o in netto ritardo sui tempi realizzativi (la Nuvola di Fuksas, la metropolitana linea C, il palazzo dello sport a Tor Vergata di Calatrava) altre, come le torri di Ligini, sempre all’Eur, che nel giro di qualche anno saranno ristrutturate e diventeranno il quartier generale di una importante società di Telecomunicazioni e infine, come il nuovo stadio della Roma, il cui plastico sarà esposto sino a fine anno.

Si potrebbe dire, tutto materiale etnoantropologico per le mostre del 2115, area tematica vivere e abitare.

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NOTE

[1] – Il Gruppo Musicale “Arance Rosse” con addò te pizzicò… con pizziche, tarantelle e serenate dal sud dell’Italia.

[2] – Anna Maria Civico con Zemra ime / cuore mio di tradizione arbëresche, storica minoranza etno-linguistica albanese in Italia.

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Antonio D'Angiò

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