Ma Gesù, senza peccato originale, avrebbe ugualmente fatto un salto sulla terra?

Il Signore dell’universo ha desiderato fin dal principio completare il libro iniziato con la creazione, facendocelo leggere fino all’ultimo capitolo

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“L’incarnazione di Dio è conseguenza del peccato originale o ci sarebbe stata comunque, per completare l’opera?”

Laura, tu sei una delle mie alunne più curiose e non ti smentisci neanche questa volta, ma ti avverto: mi hai fatto una delle domande più gettonate in assoluto, di questi ultimi duemila anni! Se vuoi ti rispondo con un migliaio di pagine; tanto avrai pazienza, no?!

Oppure no; la faccio breve. Così come “breve e piccola” è la nostra capacità di balbettare una risposta ad un quesito tanto più grande di noi.

Io la penso un po’ come te: la Parola di Dio si sarebbe incarnata ugualmente per “completare l’opera” (come dici tu). Il Signore dell’universo ha desiderato fin dal principio completare il libro iniziato con la creazione, facendocelo leggere fino all’ultimo capitolo!

«Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1,1-2).

Ma sono sincera: non tutti sarebbero d’accordo con questa mia (nostra) risposta. Per esempio un certo Tommaso d’Aquino (!) nella sua “Summa theologiae”, afferma che è più corretto pensare che nel Progetto di Dio l’Incarnazione sia stata ordinata come rimedio al peccato.

Non è un caso che a Natale ed il 25 marzo, una frase del “Credo” viene ripetuta in ginocchio: «Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo».

Anche la Bibbia sembra dare una risposta precisa: inviato dal Padre, il Figlio si è fatto carne, per compiere la missione di salvezza di tutti gli uomini, strappandoli al loro destino di morte eterna con la sua obbedienza sino alla morte in croce.

Tuttavia c’è quell’inno cristologico della lettera ai Colossesi che a me affascina tanto.

Hai presente quando leggiamo che Gesù è «immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose… Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui»?

Per molti queste parole sciolgono l’Incarnazione dal suo legame necessario con il peccato dell’uomo.

In altre parole: Gesù si sarebbe incarnato ugualmente anche se Adamo ed Eva avessero vinto la voce della tentazione.

Con questa idea era d’accordo anche un teologo francescano di poco posteriore a Tommaso: Duns Scoto.

Per lui il motivo principale della venuta di Gesù è stato il grande desiderio di Dio di avere (al di fuori di sé) qualcuno che lo amasse in modo degno di sé. Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è diventata l’opera suprema di Dio.

E più noi diventiamo come Gesù («Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» -Gal. 2,20-), più entriamo nel dialogo della Trinità, scoprendo ed amando con entusiasmo, Dio stesso.

«Dio è amore» e non può che desiderare amare ed essere amato.

Cerca l’amore in ogni angolo della terra ed in ogni anima da lui creata.

Getta amore a piene mani in ogni istante del tempo, affinché il tempo stesso scompaia e si trasformi in eterno presente!

Senti quant’è bella questa preghiera: «Padre santo, unico Dio vivo e vero: prima del tempo e in eterno tu sei, nel tuo regno di luce infinita. Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all’universo, per effondere il tuo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della tua luce» (Prefazio della IV preghiera eucaristica).

La storia umana è stata segnata dal mistero del peccato, ma tutto è avvolto da un mistero ancora più grande: quello dell’amore di Dio che chiede di essere corrisposto liberamente dall’amore delle sue creature.

Nessuno riuscirà mai a spiegare bene questa affermazione: “Dio è innamorato di noi e noi siamo il suo sogno d’amore”. O si piange di gioia o è niente.

Quando in Isaia 65 leggiamo “Io godrò del mio popolo”, percepiamo l’entusiasmo di Dio! Altro che vecchio con la barba lunga, adagiato sulle nuvole.

Il Signore sogna il momento in cui ci incontreremo: proprio come gli innamorati sognano il momento della vacanza insieme!

L’ha spiegato benissimo Papa Francesco!

“Il Signore sogna. Ha i suoi sogni. I suoi sogni su di noi. ‘Ah, come sarà bello quando ci troveremo tutti insieme, quando ci troveremo là o quando quella persona, quell’altra … quell’altra camminerà con me … Ma io godrò, in quel momento!’. Per fare un esempio che ci possa aiutare, come se una ragazza con il suo fidanzato o il ragazzo con la fidanzata (pensasse): ‘Ma quando saremo insieme, quando ci sposeremo …’. E’ il ‘sogno’ di Dio”.

“Dio – ha proseguito il Papa – pensa a ognuno di noi” e “pensa bene, ci vuole bene, ‘sogna’ di noi. Sogna della gioia di cui godrà con noi. Per questo il Signore vuole ‘ri-crearci’, fare nuovo il nostro cuore, ‘ri-creare’ il nostro cuore per fare trionfare la gioia”

“Avete pensato? ‘Il Signore sogna me! Pensa a me! Io sono nella mente, nel cuore del Signore! Il Signore è capace di cambiarmi la vita!’. E fa tanti piani: ‘Fabbricheremo case, pianteremo vigne, mangeremo insieme’ … tutte queste illusioni che fa soltanto un innamorato … E qui il Signore si fa vedere innamorato del suo popolo. E quando gli dice, al suo popolo: ‘Ma io non ti ho scelto perché tu sei il più forte, più grande, più potente. Ma ti ho scelto perché tu sei il più piccolo di tutti. Anche puoi dire: il più miserabile di tutti. Ma io ti ho scelto così’. E questo è l’amore”.

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Fonte: www.intemirifugio.it

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Maria Cristina Corvo

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