È uno dei passaggi più significativi della lettera inviata dal presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, ai direttori regionali e diocesani Migrantes e ai coordinatori etnici nazionali, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra domani, 20 giugno 2015.
Scrive il presule: “Mentre alcune comunità da una parte hanno realizzato meravigliosi gesti di disponibilità, accoglienza, accompagnamento fraterno, altre si sono chiuse, hanno ceduto alle paure, hanno percepito in modo minaccioso questa nuova presenza”.
Tuttavia, soggiunge Di Tora, “se è vero che l’azione della Chiesa, nelle sue diverse espressioni, non può che essere sussidiaria all’azione dello Stato e delle istituzioni territoriali, soprattutto nel servizio sociale alle persone, non possiamo però mancare di sollecitare e accompagnare in ogni diocesi – anche in collaborazione con le istituzioni – una testimonianza cristiana concreta e fedele al Vangelo, a tutela delle persone e famiglie migranti”.
La Fondazione Migrantes è stata inoltre tra gli organizzatori e i progratonisti della veglia di preghiera ecumenica svoltasi ieri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, in memoria dei migranti vittime dei viaggi verso l’Europa. La serata, dal titolo “Morire di speranza”, è stata curata dalla Comunità di Sant’Egidio, con la collaborazione anche di Federazione delle Chiese Evangeliche, Caritas, centro Astalli, Acli e Associazione Comunità Giovanni XXIII.
A presiedere la Veglia, il cardinale Antonio Maria Vegliò, il quale, nella sua omelia, ha sottolineato che “la risposta internazionale alla crisi migratoria è inadeguata ed è affrontata come un problema di sicurezza e non come una crisi umanitaria” “Non possiamo permettere che ricevano indifferenza – ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti – perché ogni persona è immagine di Dio e ha diritto di vivere”.
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