"Laudato si'"

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Dall'Enciclica un'esortazione ad essere custodi responsabili della Terra

Da Assisi, al Seraphicum, a Scienza & Vita: grande accoglienza per il documento del Pontefice sul creato pubblicato oggi

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A poche ore dalla sua uscita, sta riscuotendo grande successo l’Enciclica di Papa Francesco dedicata al creato, dal titolo “Laudato Si’. Sulla cura della casa comune”. Tra le reazioni positive si segnala quella del vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, che rimarca il grande coinvolgimento della cittadina umbra che diede i natali a San Francesco, ispiratore del documento pontificio per il titolo e i contenuti.

Intervenendo alla trasmissione Uno Mattina Estate, il presule ha affermato infatti: “Sul modello di un’ecologia integrale la casa comune è una gioia immensa; abbiamo quindi la responsabilità di testimoniare sulle orme di San Francesco questo grande messaggio. Il Papa ha dato delle indicazioni globali che ci permettono di individuare il senso della vita, il senso della familiarità, delle relazioni e del bene comune. Se non abbiamo questo senso globale del mondo, della famiglia, non riusciremo ad andare avanti”.

Questi aspetti sono alla base anche di un piccolo contributo di monsignor Sorrentino intitolato: “Una ecologia integrale, il Cantico di frate Sole e l’Enciclica di papa Francesco sulla custodia del creato”, che andrà in stampa proprio in questi giorni dopo la presentazione dell’Enciclica di Bergoglio. Nel volume, pubblicato da Cittadella editrice, il vescovo sottolinea che “l’ecologia integrale non può fermarsi all’ecologia delle cose”: “Oikos è la casa, oikos è la vita, quella di tutti gli esseri viventi, quella della persona umana in tutte le sue fasi dal concepimento al tramonto”.  “L’oikologia che affiora dal Cantico e che papa Francesco illustra e raccomanda – scrive Sorrentino – è una ecologia a 360°, un’ecologia ambientale e umana, spirituale e culturale, economica e sociale”.

Anche fra Domenico Paoletti (OFMConv), preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” – Seraphicum, esprime grande ammirazione per l’Enciclica del Papa argentino, “per la lunghezza, l’ampiezza e la profondità”. Essa, scrive in una nota, “necessita di un’attenta lettura per evitare di banalizzarla in letture parziali e superficiali destinate in poco tempo ad essere assorbite nel grande mare dell’indifferenza mediatica o assoggettate a qualche moda ideologica”.

“Il fatto che è stato un documento tanto atteso – osserva poi Paoletti – è già segno di una umanità in ricerca di luce e di senso per una crisi di cui il degrado dell’ambiente, ‘nostra casa comune’, ne è segno ed effetto”. In particolare, il preside del Seraphicum si sofferma sul concetto di “ecologia integrale”, che ricorre in diverse parti del documento. “Ecologia integrale significa ecologia totale – dice – completa (in contrapposizione a parziale, di cui è piena una certa cultura ideologica ambientalista e animalista). Oggi in alcuni ambienti si è più attenti al pane integrale che all’ecologia integrale, ossia si è più attenti alla salute che alla salvezza integrale sell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. Quindi, “non si può separare l’ambiente dall’uomo e l’uomo da Dio se si vuole comprendere e vivere una vera ecologia integrale: l’ecologia umana e l’ecologia ambientale camminano insieme con Dio verso una pienezza e un abbraccio totale-integrale in Dio”.

“Papa Francesco ci esorta a riscoprire le radici della nostra umanità per poter essere davvero custodi del Creato, invitandoci a un cambiamento di stile di vita che è impegno e missione”, commenta invece Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.

“Gli sviluppi della tecnologia e della scienza – sottolinea – sono strumenti che hanno portato un indubbio progresso per tutta l’umanità, ma senza accettazione dei limiti possono diventare degli idoli, piegati a logiche di mercato, di sfruttamento, di prevaricazione. Nella ricerca scientifica e culturale, pertanto, è necessario tendere al perseguimento del bene e del bello, volti al benessere generale di tutta l’umanità, specie dei più poveri e dei più fragili”.

“Il prendersi cura del mondo che ci circonda, così da preservarne la bellezza e la complessità per le generazioni future, è un mandato che ci interpella da subito tramite un mutamento di stili di vita, segnati dalla sobrietà e dalla generosa attitudine del prendersi cura della Terra e dei suoi abitanti”, prosegue Ricci Sindoni. “Questa conversione di prospettiva non può essere lasciata solo ai movimenti ecologisti – aggiunge – ma investe l’antropologia e l’etica, e dunque anche la Chiesa, ‘esperta di umanità’, il cui fine è anche quello di custodire il nostro pianeta, nel rispetto di tutti gli esseri viventi”.

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ZENIT Staff

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