Con la firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, sono stati approvati nei giorni scorsi gli statuti della Avepro, l'agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione delle università e facoltà ecclesiastiche. Voluto da Benedetto XVI, nel settembre del 2007, l'organismo ha la missione di migliorare la qualità dell'istruzione universitaria.
"Gli statuti sono stati approvati già nel 2007", ha spiegato alla Radio Vaticana il gesuita padre Franco Imoda, presidente di Avepro, ex rettore della Pontificia Università Gregoriana. "Dopo un certo numero di anni, si trattava di rinnovare e rivederli sulla base dell’esperienza; fondamentalmente sono stati confermati. Forse una delle novità emerse è quella di una possibile estensione dell’attività, della missione dell’agenzia Avepro alle università cattoliche, non esclusivamente a quelle ecclesiastiche, anche se con l’appoggio delle Conferenze Episcopali".
A proposito di Conferenze Episcopali, l'agenzia ha recentemente incontrato la Cei, per sviluppare alcuni piani di collaborazione. "Sono un po’ due livelli - ha riferito padre Imoda - perché uno è quello più diretto che è l’aiuto alle facoltà italiane, che sono circa nove, di teologia prevalentemente, con qualche disciplina connessa, per il miglioramento di queste facoltà; un po’ indirettamente c’è l’aiuto eventualmente da offrire, attraverso le facoltà, a circa 80 Istituti di scienze religiose che hanno una realtà molto presente, molto viva, in Italia".
Tra l’altro, ha precisato, "ciò riguarda la preparazione degli insegnanti di religione, quindi tutto un insieme di temi abbastanza ampi che in qualche modo abbiamo cercato di aiutare e di servire per arrivare anche, eventualmente, poi a delle decisioni in questo campo".
Da otto anni, inoltre, l'Avepro aderisce al cosiddetto 'Processo di Bologna', movimento di volontariato che mira alla creazione di uno spazio comune europeo nell’ambito dell’istruzione superiore. "Credo che lo spirito della nostra agenzia - ha sottolineato il presidente - sia quello di migliorare e di dare un’opportunità di crescita, piuttosto che una semplice misurazione delle capacità e soprattutto delle debolezze. E sembra che questo sia l’elemento che più apprezzano le facoltà".
A volte - ha proseguito il gesuita - il 'Processo' viene visto "quasi come una camicia di forza. Di fatto quando si entra a conoscere meglio non solo lo spirito ma le attuazioni è invece piuttosto flessibile. Credo sia un passo che mirava anche ad aprire delle porte tra le varie nazioni aderenti, che ormai sono 47. Forse - ha concluso - l’apprezzamento anche che c’è per la Santa Sede è proprio che noi siamo una nazione, in un certo senso, ma siamo anche multinazionali all’interno della nazione. E questo interessa molto i rappresentanti di queste varie entità".