Rohingyan people displaced in 2012 Rakhine State Buddhist violence

Campo profughi Rohingya / Wikimedia Commons - DFID - UK Department for International Development, CC BY-SA 2.0

Myanmar: a Rakhine, monaci ed estremisti buddisti in piazza contro i Rohingya

Gruppi nazionalisti e religiosi hanno voluto protestare contro il governo che ha accolto centinaia di boat-people da mesi alla deriva nei mari

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Da ieri a Sittwe, capitale dello Stato occidentale di Rakhine, in Myanmar, movimenti estremisti buddisti birmani, sostenuti da un gruppo di monaci nazionalisti, hanno lanciato una nuova serie di dimostrazioni anti-rohingya, minoranza emarginata in Myanmar e privata del diritto di cittadinanza. 

Gli oltre 500 manifestanti – spiega AsiaNews – hanno intonato slogan e canti per protestare contro l’aiuto offerto dal governo di Naypyidaw a centinaia di migranti appartenenti alla minoranza musulmana, soccorsi dopo aver vagato a lungo alla deriva in mare aperto. Fonti locali riferiscono all’agenzia che la manifestazione si è conclusa dopo circa due ore e non si sono registrati incidenti o violenze. 

<p>Nelle ultime settimane nel continente asiatico, e in particolare nella regione del Pacifico, è esplosa una vera e propria emergenza migranti con migliaia di moderni boat-people al largo nel Golfo del Bengala, soccorsi, insieme a lavoratori migranti del Bangladesh, nel mare delle Andamane e lungo le coste di Indonesia, Malaysia e Thailandia.

Un dramma acuito dal commercio di vite umane – dopo la scoperta di una fossa comune nei pressi del confine con la Malaysia in cui erano sepolti decine di rohingya – e dalla politica di respingimenti adottata da Jakarta e Kuala Lumpur. 

Oltre a quella di Sittwe, analoghe dimostrazioni si sono tenute in un’altra decina di città dello stato a ovest del Myanmar, confinante con il Bangladesh.  A Maungdaw, la cittadina più vicina al punto in cui sono stati recuperati e ospitati almeno 900 migranti rohingya, in attesa di una collocazione definitiva, Tin Maung Than, leader della protesta, parla di oltre 200 persone scese in piazza a dimostrare. “Raduniamo la gente” afferma, per “protestare contro i boat-people Bengali”. 

Un manifesto diffuso durante le dimostrazioni invita la gente a “proteggere il futuro” dello stato rakhine e si riferisce ai migranti con il nome di “kalar”, epiteto a sfondo razzista usato dalla maggioranza buddista birmana in tutta la nazione per descrivere i musulmani. 

Negli ultimi anni in Myanmar si è diffuso un sentimento anti-musulmano, alimentato da gruppi di monaci buddisti che fomentano la tensione confessionale. In questo contesto, né il governo né il principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) di Aung San Suu Kyi (anch’essa oggetto di critiche) sono intervenuti per stemperare gli animi e difendere la minoranza.

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ZENIT Staff

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