Un’opera di misericordia nel peccato non serve all’Uomo, né al Creato

L’uomo purtroppo è anche il “contadino” dei vizi e la terra unitamente ne subisce ogni sua conseguenza

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L’uomo oggi spesso ruba, uccide, massacra mille speranze, sbarra la strada a chi fugge dalla guerra, la miseria, la disperazione e poi riesce a sorridere, a parlare di solidarietà, magari anche a compiere un gesto di disponibilità. È il festival della stoltezza, perché le macerie sono lì, non basta svoltare l’angolo, guardare dall’altra parte, il cuore che non c’è non può che risultare assente. Il mondo ha bisogno della misericordia come stile di vita permanente. Non c’è pace senza misericordia; non c’è politica senza misericordia; non c’è giustizia sociale senza misericordia. Grazie Papa Francesco per il Giubileo sulla Misericordia e per il cammino di fede che dall’otto dicembre in poi, mi auguro, possa scuotere l’animo del mondo e aprire nuovi varchi di salvezza! L’uomo comunque è legato mani e piedi alla terra e alle cose materiali di cui dispone. Basta chiedere ad un qualsiasi cristiano di parlarci delle sue opere di misericordia, per sentirci subito investiti di qualche sua azione ritenuta speciale, nata forse da condizioni contingenti personali o generali, rispetto al contesto di riferimento. In tutto questo ci sarà sempre una marcata relazione specifica con la sua quotidianità o gli eventi sociali che lo accompagnano. La risposta per un vero cristiano dovrebbe essere di altra natura, perché ogni sua opera, per essere veramente misericordiosa, dovrebbe essere tutta protesa alla conservazione del proprio cuore, la propria anima, il proprio spirito, il proprio corpo nella più perfetta e pura obbedienza a Dio. Non si tratta di riportare una frase d’effetto, per incastonare una riflessione giornalistica in una cornice di santi e buoni propositi!

Tutto questo fa invece emergere plasticamente l’invito evangelico di munirsi, in ogni istante, dello scudo più potente che l’uomo possa utilizzare, per superare le tentazioni giornaliere a cui viene esposto. Il diavolo tentò anche Gesù nel deserto, ma fu sconfitto. Dinanzi alle continue lusinghe due sono le strade che si possono imboccare: La prima è legata ad una visione relativistica della vita, che tutto aggiusta per ognuno, pulendo la coscienza nella “lavatrice dell’ipocrisia”, oggi molto di moda; la seconda è saldamente ancorata alla scelta di essere uomini liberi nella Parola di Cristo, senza mai vergognarsi o arrossire di essere suoi testimoni, privandosi all’occorrenza anche delle tante suggestioni speciali messe in commercio dal nostro mondo. A noi la scelta. Solo incamminandoci per la seconda strada è possibile allontanare la propria vita da ogni vizio, da ogni malaffare, da ogni corruzione, trasgressione, tradimento, ruberie, compresi i peccati ritenuti insignificanti, che sono sempre alla base dell’avvio di un considerevole capovolgimento in negativo della propria vita. È un modo sicuro e insostituibile per preparare il terreno, dove piantare ogni gesto misericordioso che non conosca graduatorie, differenze d’azione, meriti particolari, dimensioni del cuore e misure dell’amore. Qualsiasi atto misericordioso, grande o piccolo che sia, nella bellezza della Parola sana le piaghe più profonde e mette in moto le speranze perdute. Qualsiasi peccato, anche quello da noi apparentemente lontano, ha conseguenze nella vita che ci circonda, direttamente o indirettamente. Il peccato di Eva trascina Adamo e cambia il futuro dell’uomo in modo radicale, spegnendo il dono primario di Dio.

Da quel rifiuto della Parola del Creatore si è abbattuta la miseria sull’Umanità. La natura si è corrotta e sono nati tutti i vizi, le uccisioni, le frodi, i tradimenti, l’arroganza, la concupiscenza, la superbia, la tracotanza. Oggi basta seguire un TG o leggere la cronaca quotidiana, per avere una rassegna “accurata e sconvolgente” di questa triste verità che non risparmia alcun settore, da quello politico a quello economico; da quello sociale a quello religioso. Scrive il teologo Mons. Di Bruno: “Non vi è male che non sia frutto di quell’atto iniziale. Non solo nell’uomo ha provocato il male. Esso ha consegnato alla morte lo stesso Dio Incarnato. La croce di Cristo, il Dio Crocifisso, è anche il frutto materiale di quel gesto di Eva. Chi ama l’uomo non deve peccare. Se pecca non ama né l’uomo e né il Creato”. Questo ultimo riferimento al creato, da parte del religioso, formatosi alla Sorbonne di Parigi, ci fa capire il grande dono che il Santo Padre sta consegnando all’Umanità con la prossima enciclica. Un monito e una grande speranza assieme che, partendo dall’amore di San Francesco per tutte le creature presenti nella natura, condurranno ogni uomo ad una santa e consapevole riflessione, nella personale e comune responsabilità, a soffermarsi sui grandi danni che il peccato umano ha inferto alla bellezza e all’armonia del Creato, anche per le insufficienti opere di misericordia messe in atto per la sua preservazione. Nessuno più pensa che un solo vizio dell’umanità, sia l’alcool o la droga, costi risorse ingenti sia spirituali che materiali all’intera società. Ogni inquinamento si trascina nei secoli. Tutte le acque ad esempio sono inquinate dalla coltivazione della droga. L’uomo purtroppo è anche il “contadino” dei vizi e la terra unitamente ne subisce ogni sua conseguenza. Dovremmo riflettere! Dal peccato la morte delle acque e del Creato. Dal peccato lo snaturamento dell’uomo e delle opere di misericordia.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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