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Tra diecimila anni… la poesia

Riflessioni in versi suggerite dall’Enciclica di papa Francesco sull’ambiente

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“La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo…”. Sono parole che il Santo Padre Francesco pronunciò in San Pietro il 19 marzo di due anni fa, durante la sua omelia per l’inizio del ministero petrino. “Quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia ci sono degli ‘Erode’ che tramano disegni di morte…”.

Sono parole forti, che contengono un’esortazione pastorale ed una dichiarazione programmatica. Parole che trovano continuità nell’Enciclica sulla crisi ecologica planetaria che verrà presentata il 18 giugno: nuovo capitolo di quel rapporto tra Fede e Ragione che costituisce uno dei lasciti più profondi del pontificato di Giovanni Paolo II.

Laudato si’, sulla cura della casa comune è il titolo dell’Enciclica, prevedibilmente destinata a sollevare un grande dibattito fra detrattori e apologeti: fra i sostenitori del moderno credo utilitarista e chi è invece convinto che qualcosa possa e debba cambiare, nella direzione di un maggiore rispetto della dignità dell’uomo e dell’ambiente.

A titolo di anticipazione, ci piace citare le parole di padre Luciano Larivera su Civiltà Cattolica: “Né l’Onu né le religioni godono di fiducia universale sull’efficacia del loro agire nel ‘cambiare le cose’ in termini di maggiore giustizia distributiva e ambientale. Ma le religioni continuano ad annunciare la fiducia e la speranza in Dio e nelle potenzialità umane… denunciano che i problemi ambientali sono segno di una molteplice crisi: antropologica, etica e di governance. Per risolverli, serve una nuova sintesi umanistica”.

“Sintesi umanistica”: crediamo che questo concetto esprima molto bene l’atteggiamento di pensiero dei poeti. Perché la poesia, di per sé, tende ad una sintesi superiore, capace di inquadrare gli avvenimenti in una prospettiva più vasta. La poesia ha sempre sentito tremare ogni certezza, si è sempre interrogata sulla infinita nullità, forse anche sulla stupidità, dell’uomo. Se facciano riferimento alla poesia, italiana e mondiale, il ‘900 è attraversato da una continua riflessione sul destino umano, e sugli ostacoli che continuamente insidiano il nostro cammino…

Parimenti i grandi poeti del ‘900 hanno vissuto con intensità il rapporto panico con la natura e con l’ambiente, con cui l’io poetico tende a identificarsi. Un senso di immedesimazione che fa avvertire loro d’essere immersi in un “tutto”, che in qualche modo partecipa delle emozioni dell’uomo. Ne offriamo testimonianza ai nostri lettori pubblicando due bellissime poesie di due autori altamente rappresentativi del ’900 letterario: Salvatore Quasimodo (1901-1968) e Giuseppe Ungaretti (1888-1970).

SPECCHIO

di Salvatore Quasimodo

Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo,
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

*

SERENO

di Giuseppe Ungaretti

Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del
cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
presa in un giro
mortale

*

In un contesto di ispirazione tutt’affatto diverso, ecco invece una deliziosa filastrocca scritta da Jolanda Restano, collaboratrice delle Edizioni San Paolo ed ideatrice del sito Filastrocche.it, dedicato alla famiglia e ai bambini.

FILASTROCCA SUL RISPETTO DELL’AMBIENTE

di Jolanda Restano

Qui si impara inver giocando,
risparmiando e riciclando…
per salvare questo mondo
in allegro girotondo.
L’acqua oggi è assai preziosa,
più importante di ogni cosa,
non sprecarla nella doccia
e conservane ogni goccia.
Pile, carta, lampadine,
vetro, plastica e lattine,
non buttarle tutte insieme,
differenziale per bene!
Mentre giochi coi colori,
puoi scoprir nuovi valori:
il rispetto dell’ambiente,
della terra e della gente.

*

E per concludere queste brevi “riflessioni poetiche” suggerite dall’Enciclica ambientale di Papa Francesco, ancora una poesia. Questa volta di un autore svedese: Par Fabian Lagerkvist (1891-1974), premio Nobel per la letteratura 1951. Nobel che gli fu conferito “per il suo vigore artistico e l’indipendenza del suo pensiero, con cui cercò, nelle sue opere, di trovare risposte alle eterne domande dell’uomo”. La poesia s’intitola Tra diecimila anni, un titolo che ci sembra un’esatta trasposizione poetica del messaggio che è all’origine dell’Enciclica papale: custodire il creato per “aprire l’orizzonte della speranza” (sono ancora parole tratte dalla summenzionata omelia). E per consegnare – vorremmo aggiungere – “tra diecimila anni” ai nostri discendenti un mondo ancora degno d’essere vissuto.

TRA DIECIMILA ANNI

di Par Fabian Lagerkvist

Tra diecimila anni
sotto gli alberi passerà
una fanciulla snella e bionda
con fiori nei capelli,
e sarà ancora primavera.
È un’ora mattinale
qui nel bosco della mia giovinezza,
dove tutto è fresco di rugiada,
ogni sentiero, ogni albero e cespuglio,
tutto ciò che non perisce.
Luminoso, il ramo della betulla sfiora
la sua fronte pura,
ed è ancora lei
che un giorno ho amato,
tutto ciò che è stato esiste ancora.

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

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Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

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Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

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Massimo Nardi

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