L’economia che passa sopra le persone e, soprattutto, l’idolatria del denaro che favorisce nuove e vecchie schiavitù sono temi di scottante attualità. Tra le tante voci che argomentano sul rapporto tra morale ed economia, emerge il libro scritto da don Nicola Rotundo, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, dal titolo “Verso una nuova politica economica per l’uomo – La posizione morale di B.J.F Lonergan”, edito da Cantagalli. Il prof. Rotundo che ha conseguito un dottorato in teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana in Roma, affronta una tematica difficile e complessa, prendendo spunto dagli studi del teologo gesuita Lonergan, considerato a ragione uno dei più importanti pensatori cattolici del XX secolo. In particolare, l’autore spiega in maniera chiara e dettagliata il rapporto tra economia e antropologia, utilizzando le argomentazioni e le intuizioni del gesuita per conoscere i fondamenti della dottrina sociale cattolica. Gli studi di Lonergan sono determinanti anche perchè fornisce gli elementi di una metodologia trascendentale in grado di coprire tutte le principali aree disciplinari, comprese le scienze economiche. Per saperne di più ZENIT ha intervistato Rotundo.
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Chi è Bernard Joseph Francis Lonergan?
Bernard Lonergan è un gesuita canadese vissuto nel Novecento (1904-1984). Si è formato in varie parti del mondo, dapprima in Canada a Guelph (dove ha affrontato le prime tappe del cammino formativo gesuitico: il noviziato e il carissimato, 1922-1926), poi in Inghilterra a Heythrop (dove studia filosofia nella struttura gesuitica e varie materie – latino e storia romana, greco e storia greca, matematica e francese – come studente esterno all’Università di Londra, 1926-1929), ritornato a Montreal per qualche anno (magistero, 1929-1933) giungerà a Roma per conseguire il dottorato in teologia (1933-1940 con l’interruzione ad Amiens 1937-1938 per la probazione). Dopo un periodo in Canda tornerà a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana come docente di Teologia dogmatica per poi ritornare ancora in Canada e rimanervi sino alla morte.
Che c’entra con l’economia? E perché Lei ha deciso di scriverci un libro?
L’economia è divenuta nel tempo un asse portante della vita sociale nazionale e sovranazionale. Essa appare oggi come l’espressione tirannica di un potere nascosto e mimetizzato, che governa il mondo e si nutre di sacrifici umani. Le moderne economie di mercato appaiono in tutto e per tutto degli idoli paragonabili a quelli delle grandi religioni pagane che si nutrivano di sacrifici umani. Scrivere un libro da teologo e studiando un teologo che si è occupato di economia mi donava e mi dona la speranza che Cristo, la Chiesa, il Vangelo possano venire riscoperti come il fattore unico di redenzione dell’economia. Poiché l’economia è fatta dall’uomo bisogna redimere l’uomo per redimere l’economia.
Che relazione c’è tra la teologia morale e l’economia?
Di per sé, la parola esprime l’arte del buon governo di una casa (oikonomia), non solo delle sue risorse economiche, ma anche delle risorse umane, perché tutti possano beneficiarne. Ora in quel “buon” vi è un riferimento alla morale, tolto il quale l’economia cessa di essere arte del governo di una casa e diviene un arma di distruzione né più e né meno che un regime dittatoriale, anche se si svolge nell’aura di una legalità formale, ma non ispirata veramente a principi di equità.
In che modo Lonergan entra nel rapporto tra la morale e le attività sociali?
Lonergan appartiene alla Compagnia di Gesù, che tra fine Ottocento e inizio Novecento ha contribuito in vario modo allo sviluppo del Magistero sociale della Chiesa. È noto che dietro molta produzione magisteriale vi sia stato il supporto culturale, teologico, spirituale dei membri di quest’Ordine religioso. La stessa realtà gesuitica nei suoi centri di cultura universitari, sparsi nel mondo, con i suoi missionari, i suoi studiosi si è impegnata alacremente per diffondere l’insegnamento della Chiesa in materia di Dottrina sociale. Lonergan ha respirato questo clima di impegno sociale di certo negli anni inglesi aHeythrop ed ha cercato di lavorare per riportare l’economia in una visione più autentica ed a misura d’uomo. Non bisogna dimenticare che dietro molti sistemi economici dell’Ottocento e del Novecento vi sono vere e proprie filosofie o ideologie (comunismo, socialismo, liberismo).
Qual è l’attualità delle idee di Lonergan?
Non penso che Lonergan sia riuscito ad andare oltre delle affermazioni di principio, peraltro articolando in modo non sempre adeguati i principi della teologia morale con quelli dell’economia. Tuttavia, gli va riconosciuto almeno il desiderio di aver voluto contribuire a portare nell’economia trasparenza e umanizzazione mettendo l’uomo al centro di questa scienza. Sia in termini teorici che in termini pratici non credo abbia perseguito risultati apprezzabili, ma di certo lo sforzo di aprire un punto di dialogo tra il mondo della fede e quello dell’economia gli va riconosciuto come merito. La storia attesta che le grandi acquisizioni culturali e sociali del nostro Occidente sono sempre coincise con fasi di grandi sviluppo della fede cristiana. Lui pensava che avrebbe potuto dare un contributo in tal senso. L’idea di fondo è assai buona e lodevole.
Papa Francesco non perde occasione per distinguere tra l’importanza di ogni persona, e l’idolatria del denaro. Cosa ha scritto Lonergan sul rapporto tra economia e morale, tra umanità e denaro?
Lonergan non ha trattato questi aspetti in modo diretto. Non era un teologo morale. Tuttavia, ha sempre riconosciuto che i regimi dittatoriali sono stati il frutto di fasi critiche dell’umanità in cui la civiltà si è lasciata cadere quanto più si è allontanata da valori trascendenti e spirituali. Ogni distacco da Cristo, piena verità di Dio e dell’uomo, è stato foriero di grandi crisi di civiltà per il nostro Occidente e Lonergan fu testimone di due guerre mondiali, come anche dell’ascesa di regimi dittatoriali. Era questo lo scenario storico da cui partiva e a cui voleva reagire. Ritengo che oggi l’umanità stia vivendo la peggiore delle sue crisi di civiltà e non vedo altro rimedio se non un urgente ritorno a Cristo, nella sua mediazione storica che è la Chiesa. Solo la Chiesa oggi, per la verità e la grazia che custodisce in pienezza nel suo seno, può fronteggiare questa crisi di civiltà. Una Chiesa evidentemente radicata in Cristo, e per mezzo di Cristo nel cuore del Padre, nella sapienza dello Spirito Santo. Una Chiesa che torna ad essere Madre di vita.
Quali sono le conclusioni del suo libro?
L’umanesimo è cristianesimo e il cristianesimo è vero umanesimo. La fede non è un orpello per l’uomo e le questioni di fede legate all’annuncio di Cristo non sono questioni marginali. Anche la teologia in questo deve farsi un esame di coscienza e abbandonare ogni complesso d’inferiorità. La storia esige dai cristiani una luce, quale quella di cui Cristo li ha resi partecipi e di cui sono stati fatti diffusori: “voi siete la luce del mondo e il sale della terra”. La teologia non ha altro scopo che aiutare i Cristiani ad assumersi questa missione che, sola, permetterà di donare a Cristo la visibilità che gli spetta in questa nostra storia di cui Lui è già Redentore. In effetti, se si riflette con onestà intellettuale, come qualcuno mi faceva osservare in questi giorni, prima di Cristo (Dio incarnato) nessun uomo ha vissuto come lui e dopo di lui nessun uomo, che non si sia inserito in Lui, è riuscito ad eguagliare il suo amore per l’uomo sino al totale annientamento di sé. Fa riflettere la radicale diversità di concezione dell’economia da parte
di Dio e dell’uomo. Nelle economie di mercato e di peccato un’infinità di uomini sono sacrificati per il profitto di pochi e per la loro malsana ingordigia. Nell’economia divina il Padre celeste è disposto a sacrificare il suo Figlio divino, il Figlio amato per la redenzione della sua creatura. Fa pensare!