Georges Lallemant-Jésus au temple

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Un tempo privo della visione divina della storia

La visione terrena del corso degli eventi è oggi vista come la ricetta vincente per cambiare ogni cosa

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Chi legge la storia nella sua quotidianità non guarda di solito gli eventi con gli occhi del soprannaturale. L’uomo, in questo esercizio vitale, accompagna la sua lettura con le sole regole umane che hanno concorso alla sua formazione sociale e civile. Certo il confine tra il trascendente e il reale non è di facile percezione, specie se non si possiede una forza interiore matura. Va messa in campo una dimensione spirituale che si alimenti, giorno dopo giorno, alla sorgente di una fede convinta e indirizzata costantemente alla costruzione di un uomo nuovo. Un percorso pedagogico celeste, capace di sostenere ogni individuo nel mondo, senza tradire le eterne verità della Parola. Ma oggi, in una società così lanciata verso un potere del tutto terreno, questo non è così facile. Nè tantomeno si può pensare di ingaggiare una crociata di attacco, per demolire un sistema che sta imbrigliando l’uomo con i suoi pericolosi tentacoli. La fede non si può imporre e non è nemmeno possibile trasmettere d’imperio una visione divina della storia. Tutte le volte che questo è avvenuto ha solo creato salotti fumosi e disquisizioni teoriche infinite senza costrutto, se non dure lotte tra gli uomini per il controllo del potere fine a se stesso. Possedere una visione umana della storia e averne una divina non è la stessa cosa. Tutti possono avere una visione umana di ciò che accade, santa, santissima, essa però non è la visione divina. L’una non esclude l’altra. L’una esiste in funzione dell’altra. Guardare al cielo senza ricordare l’essere terra o viceversa, significa falsificare l’identità umana, creando vuoti dannosi nelle relazioni sociali, politiche, economiche, familiari, comprese quelle giornaliere, anche se semplici o articolate.

Il vangelo di Luca, a tale proposito, ci offre delle immagini nitide che ognuno di noi dovrebbe saper rapportare alla propria vita. Un prova indispensabile per avviare dentro di sé una rivalutazione del proprio modo di essere. Tutto questo sicuramente per far meglio qualsiasi cosa si stia già facendo in ogni direzione, ma anche per garantire solidità a ciò che si vorrà fare domani. La Vergine Maria, quando vede Gesù nel tempio, dopo tre giorni di ricerca gli manifesta una sua visione santa, ma ancora del tutto umana. Esprime una preoccupazione che ogni madre avrebbe esternato in tal caso con piena convinzione. Sulla risposta di Gesù a Maria è illuminante quanto scrive Mons. Di Bruno: “Il Figlio le risponde invece con una visione tutta divina. Secondo la storia, anche la più elevata e nobile, Gesù non avrebbe dovuto fermarsi a Gerusalemme. Secondo invece la visione divina Lui ha solo obbedito al Padre suo. Sono due visioni totalmente opposte della stessa storia”. La verità riportata dal sacerdote ci fa capire che avere una visione umana, anche se serena e amorevole, non è certo possederne una divina. Se una persona fa di tutto per trovarsi sempre attenta nei rapporti con gli altri con mille gentilezze, cortesie e gesti solidali, non significa che le sue azioni abbiano comunque una natura trascendentale. Non basta solo l’azione empirica perfetta di un gesto per attivare la lettura profonda del suo risultato. Senza una visione divina della storia si rischia di non capire l’essenza delle cose, rinunciando di fatto a concorrere nella costruzione di un cammino di vera libertà e benessere per sé e per gli altri.

La società di oggi pare abbia smarrito questa visione della vita e i risultati più tangibili, in tal senso, sono da rinvenire nella falsità dei rapporti e delle relazioni all’interno degli atti quotidiani. Una serie di criticità che concepiscono ogni giorno delle particolari insidie, concreto handicap per le decisioni più necessarie da prendere alla luce del bene comune. Un quadro purtroppo chiaro che dimostra come sia andata perduta la strada, da sempre contesa, che conduce a quella beatitudine universale in grado di rigenerare l’esistenza umana in ogni sua espressione. Ma ogni beatitudine non viene mai della natura, perché ha radici nella Parola di Dio ascoltata e messa in pratica. L’uomo non può ignorare che mai la natura potrà divenire, neanche in qualche occasione speciale, fonte di beatitudine. Non lo è mai stata, è così sarà per l’eternità. In politica, in economia, in qualunque approccio professionale e sociale, se le relazioni continueranno a mantenere solo vincoli terreni, si rischierà nel tempo di invalidare anche i buoni risultati raggiunti. La stessa relazione di Gesù con i discepoli dovrebbe stimolare i credenti a considerare con più convincimento questo aspetto centrale, cardine per la redenzione di ognuno e per il conseguimento di traguardi volti al benessere collettivo. Anche i discepoli discutono in principio con visione prettamente umana della loro vocazione. Gesù con prontezza li riporta su una visione divina, perché ancora troppo attaccati alla terra e senza la giusta elevazione per essere del Suo regno. Lo Spirito Santo durante la Pentecoste riverserà un “fuoco divino esistenziale” non solo sui discepoli, ma su ogni uomo, nessuno escluso, che avrà deciso di rispondere alla Sua chiamata. Le atrocità del nostro tempo; le insoddisfazioni sociali crescenti; la corsa ad una beatitudine tutta di questo mondo, rendono difficile la costruzione di una società migliore. La visione terrena del corso degli eventi è oggi vista come la ricetta vincente per cambiare ogni cosa. Non si vuole ammettere che più ci si allontana da un tempo privo della visione divina della storia, maggiormente si ritarda la vittoria dell’uomo sul male, da sempre vero nemico della verità.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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