Children in Namibia

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17mila bambini a rischio sopravvivenza ogni giorno

In vista del G7 di Baviera, Save the Children chiede ai leader mondiali di intervenire per fermare la mortalità infantile

 

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La sopravvivenza di 17.000 bambini e tantissime madri è in bilico ogni giorno se i leader e i capi di stato non intraprendono azioni decisive al 41° summit del G7, in programma a Schloss Elmau, il 7 e 8 giugno. Lo sottolinea Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e promuoverne i diritti che, in occasione del vertice, ha diffuso un briefing sui nuovi impegni da assumere per la salute materno-infantile.

“Mettere fine alle morti infantili e materne prevenibili entro il 2030 è un traguardo possibile ma è cruciale che i leader del G7 prendano impegni politici e finanziari ambiziosi quest’anno e che anche l’Italia manifesti e rafforzi la sua determinazione a fermare la mortalità di bambini e madri. Un impegno che deve essere sempre più centrale nell’agenda del nostro paese anche in vista della presidenza del G7 che l’Italia ricoprirà nel 2017”,  dichiara Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.

“I leader G7 – aggiunge – debbono mandare un chiaro segnale prima della Conferenza per la Finanza dello Sviluppo (FFD) di luglio ad Addis Abeba e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre a New York, rinforzando il proprio impegno nel perseguimento di questi obiettivi, o rischiamo che i progressi registrati nella sopravvivenza di bambini e madri si fermino”.

Nonostante dal 1990 il numero delle morti infantili prevenibili si sia dimezzato e 17 mila bambini in più sopravvivono ogni giorni, si stima che 6,3 milioni di piccoli sotto i cinque anni di età e 289.000 donne ancora muoiono per colpa di malattie prevenibili e complicazioni, ogni anno, rileva il briefing  di Save the Children.

Troppi paesi sono infatti privi delle risorse e dei servizi di base necessari a garantire accesso anche alle più basilari cure sanitarie, soprattutto per i più poveri e vulnerabili. In particolare, come emerge da un recente rapporto della Ong, solo 16 dei 75 paesi in via di sviluppo presi in esame hanno raggiunto l’obiettivo di destinare una spesa pro capite di almeno 86 dollari per cure e servizi sanitari di base. In Germania l’investimento è di 3.572 dollari a persona ogni anno.

“L’emergenza Ebola è stato un campanello d’allarme: anche prima dello scoppio della pandemia in Liberia c’era 1 operatore sanitario ogni 3.472 persone e solo 51 medici per l’intero paese, a fronte della Gran Bretagna dove il rapporto è di 1 operatore sanitario ogni 88 persone, mentre in Germania è di 1 ogni 65”, spiega ancora Neri.

Secondo il direttore dell’organizzazione, “dobbiamo supportare i paesi – soprattutto quelli colpiti da Ebola –  nella costruzione di sistemi sanitari sostenibili e resilienti; lavorare ad una copertura sanitaria universale; accelerare i progressi verso i 6 obiettivi globali sulla nutrizione stabiliti dall’Assemblea mondiale della Sanità e assicurare che il gap di finanziamenti venga coperto sia dai donatori che dai governi nazionali, anche attraverso il contrasto all’evasione fiscale”.

“I leader G7 – conclude – devono anche garantire che la nuova agenda post-2015 sia finanziata, monitorata e implementata in ogni paese,  garantendo benefici e progressi a tutte le persone, nessuno escluso”.

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ZENIT Staff

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