Tre anniversari che portano in primo piano il dibattito sull’educazione, ed in particolare sull’educazione cattolica. Nel 70° dalla fondazione dell’ONU, a mezzo secolo dalla pubblicazione della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e a 25 anni dalla costituzione apostolica Ex corde ecclesiae, la Santa Sede ha promosso il forum Educare oggi e domani, inaugurato oggi a Parigi presso la sede dell’Unesco.
Introdotto da monsignor Francesco Follo, Osservatore della Santa Sede presso l’ONU, il dibattito ha visto in primo luogo l’intervento del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che ricordato come “la cultura e l‘istruzione non sono mai stati considerate dalla Chiesa cattolica semplici strumenti per l‘evangelizzazione ma dimensioni umane con un elevato valore intrinseco”.
La Chiesa Cattolica, dunque, continua a porre “l’educazione al centro della sua missione” e a considerarla una “priorità”, anche ai fini del “recupero della centralità dell’umano”, ha detto il porporato.
Al giorno d’oggi, ha proseguito Parolin, l’educazione è insidiata dai pericoli dell’“estrema frammentazione del sapere” e dalla “preoccupante incomunicabilità dei diversi settori interdisciplinari”.
Al tempo stesso, “prevale la concezione artificiale e positivista dell’uomo-macchina sull’uomo-persona”: un’egemonia della tecnica che “priva l’istruzione del suo carattere universale” e preclude la possibilità di porsi domande su un “senso più ampio della vita”, preludendo all’affermazione della “cultura dello scarto”.
Assistiamo dunque a una “graduale desertificazione delle discipline umanistiche nella formazione dei giovani”, in cui le “scienze umane”, con la connessa “educazione alla bellezza, all’arte, alla musica”, rischiano di essere “considerate superflue”.
Va recuperata, dunque, la dimensione “comunitaria” della responsabilità nell’educazione, creando in presupposti per una “cooperazione fruttuosa” tra insegnanti, allievi e famiglie, rimettendo al centro il principio di sussidiarietà, pilastro della dottrina sociale della Chiesa”, ha sottolineato il Segretario di Stato.
In base a tali condizioni, “scuola e università sono chiamate a riproporre le condizioni per un nuovo umanesimo che sappia ricostruire uno spirito di fraternità tra individui e nazioni”, pur accettando le “differenze proprie ad ogni cultura”.
In conclusione, il cardinale Parolin ha auspicato un sistema educativo in grado di “abbattere i muri dell‘incomprensione e dell’orgoglio”, opponendovi “ascolto paziente e dialogo costruttivo”.