Alla fine hanno fatto pace la Santa Sede e la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), l’enorme associazione di suore statunitensi che riunisce circa l’80% delle Superiore Maggiori negli Stati Uniti. L'organizzazione era stata oggetto di indagini, dal 2008 al 2012, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il motivo? Alcune posizioni teologiche e pastorali delle suore giudicate “contro” la dottrina della Chiesa.
Proprio oggi, in Vaticano, è stato presentato un “rapporto congiunto” sullo stato di realizzazione del documento di valutazione dottrinale pubblicato tre anni fa dall’ex Sant’Uffizio e avviato nel febbraio 2009. E per l’occasione una delegazione dell’associazione ha incontrato Papa Francesco, quasi a suggellare il difficile percorso di ripensamento del ruolo della Congregazione all’interno della Chiesa.
A sottoscrivere il rapporto finale sono stati rappresentanti sia delle religiose americane che del Vaticano. Ovvero i tre presuli americani Peter Sartain, arcivescovo di Seattle, Leonard Blair, vescovo di Hartford, e Thomas Paprocki, vescovo di Springfield, incaricati dalla Santa Sede all’epoca dei fatti di seguire le indagini e, in seguito, a sorvegliare sull’applicazione del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Per parte della Lcwr, hanno firmato quattro suore: Sharon Holland, Marcia Allen, Carol Zinn e Joan Marie Steadman. La presentazione è avvenuta davanti a tutti gli officiali della Congregazione e, naturalmente, al prefetto il cardinale Gerhard Müller.
Per redigere il documento ci sono voluti tre anni di lavoro, durante i quali – conferma mons. Sartain - si è lavorato insieme sulla revisione dello Statuto dell’associazione, sulle pubblicazioni e la cura dei programmi e dei relatori delle Assemblee generali e anche sui criteri di scelta dei portavoce. Dibattuta poi un’ampia gamma di argomenti.
Il risultato appare positivo e le suore ribelli sembrano aver guadagnato credito presso il Dicastero che sorveglia sull’ortodossia cattolica. Il quale – per bocca del prefetto Müller – si è detto “fiducioso” che l’Lcwr abbia chiara d’ora in poi “la sua missione per supportare gli Istituti membri, favorendo una visione di vita religiosa centrata sulla persona di Gesù Cristo e radicata nella tradizione della Chiesa”. “È questa visione che rende le religiose e i religiosi veri testimoni del Vangelo”, ha rimarcato il porporato.
Portavoce delle religiose è stata invece suor Holland che, seppur assente all’incontro odierno in Vaticano, a nome delle consorelle, ha dichiarato: “Siamo liete del completamento del mandato, che ha comportato lunghi e impegnativi scambi sulla nostra visione e prospettiva riguardo materie critiche di vita religiosa e sulla sua pratica”.
“Attraverso questi scambi condotti sempre in spirito di preghiera e mutuo rispetto - ha spiegato la suora - siamo arrivate ad una più profonda comprensione delle reciproche esperienze, ruoli, responsabilità e speranze per la Chiesa e il popolo che serve”. E “abbiamo imparato che ciò che abbiamo in comune è molto più grande rispetto a qualsiasi nostra differenza”.
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. La questione delle ‘suore americane ribelli’ aveva destato non poca preoccupazione tra le mura leonine. A partire dal 2008, quando l’arcivescovo Sartain - delegato dall’allora prefetto del Sant’Uffizio, il cardinale Levada, a supervisionare l’opera di riordino - era tornato a Roma parlando di una “situazione dottrinale e pastorale attuale della Lcwr molto grave”.
L’accusa che pendeva sul capo della Leadership Conference era, in particolare, di essersi "allontanata dal centro cristologico fondamentale e dal focus della consacrazione religiosa", facendosi promotrice d’insegnamenti in materia di sessualità, discordanti con il magistero della Chiesa e fondati su tematiche "radicalmente femministe incompatibili con la fede cattolica", come ebbe a dire Levada.
In più occasioni rappresentanti della Lcwr si erano dichiarate a favore di tematiche come aborto e eutanasia o avevano promosso programmi che spingevano ad un certo “femminismo radicale". Addirittura – risultava dalle inchieste, ma anche dai successivi report dei vescovi Blaire e Paprocki - le adunanze delle suore includevano regolarmente oratori che “spesso contraddicevano o ignoravano l’insegnamento magisteriale”, trattando temi come sacerdozio alle donne e matrimonio omosessuale. Il gruppo aveva pure appoggiato con forza la riforma di Obama sulla Sanità, incluse le controverse norme su aborto e contraccezione.
Nel documento di Valutazione del Vaticano tutto ciò era ben sottolineato sotto le voci di “problemi dottrinari seri” posti dall’Associazione delle Superiori Maggiori statunitensi e di “posizioni di dissenso” incompatibili con il magistero cattolico.
Dopo indagini e dossier, inchieste, revisioni e ‘tirate d’orecchie’ (neanche troppo leggere) da parte del cardinale Müller, le suore hanno infine fatto un passo indietro e trovato un punto d’accordo con una Chiesa che le ha accolte a braccia aperte.
Tutti i partecipanti stamane hanno sottolineato, infatti, la grande collaborazione che ha caratterizzato il delicato processo che ha generato “grandi progressi” e “frutti importanti e duraturi”. “Il nostro lavoro comune in risposta al mandato ha portato molto frutto, per il quale ringraziamo Dio e la guida dello Spirito Santo", si legge nel joint report, "il fatto stesso di tale sostanziale dialogo tra vescovi e religiose è stata una benedizione che deve essere apprezzata e ulteriormente incoraggiata",
In esso viene anche illustrato il tragitto che ha portato alla revisione degli statuti e ad una migliore ridefinizione del ruolo della Conferenza. Essa – è scritto – “centrata su Gesù Cristo e fedele agli insegnamenti della Chiesa”, dovrà quindi lavorare per favorire lo “sviluppo della vita e della missione delle religiose come risposta al Vangelo nel mondo contemporaneo”. Gli statuti così rivisti – informa L’Osservatore Romano - sono stati approvati il 6 febbraio 2015 con decreto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Nel rapporto, inoltre, si evidenzia il lavoro d’indagine su pubblicazioni, seminari e conferenze della Leadership Conference, per assicurare che tali attività siano “pienamente in accordo con gli insegnamenti della Chiesa”. E, considerando che nelle comunità religiose statunitensi c’è una grande richiesta di sussidi per la crescita spirituale, sono state prese anche “misure” per garantire “accuratezza teologica” nelle pubblicazioni, al fine di evitare la diffusione di affermazioni ambigue rispetto alla dottrina ecclesiale. Allo stesso modo è stata stabilita una linea metodologica nella scelta degli argomenti e dei relatori per conferenze e seminari. La stessa Lcwr si dice speranzosa che coloro che interverrano o pubblicheranno lo faranno "con integrità".
Spazio di approfondimento e confronto sono stati, poi, i temi della celebrazione eucaristica, dell’importanza della liturgia delle ore nelle comunità religiose, della centralità di un comune itinerario di preghiera contemplativa. Tenute in conto anche le relazioni tra l’Lcwr e altre organizzazioni, e, non ultimo, la fondamentale comprensione della Congregazione come strumento di comunione ecclesiale.
Il rapporto si conclude esprimendo “grande soddisfazione” per come questi anni siano trascorsi in un clima di “preghiera, amore per la Chiesa e rispetto reciproco”.