Le donne hanno un ruolo decisivo nel costruire ponti tra le parti in conflitto. Ma anche nell’alleviare la sofferenza senza discriminazioni, nell’educare i belligeranti a dire no alla violenza e nel promuovere la pace.
È uno dei passaggi chiave dell’intervento del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, alla conferenza sul tema «Leadership delle donne nella risoluzione dei conflitti: prospettive di fede». L’incontro, promosso dall’ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, dalla Russell Berrie Foundation e dal Centro Giovanni Paolo II per il dialogo interreligioso, si è svolto ieri, martedì 14 aprile, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma.
Nel suo intervento – riportato da L’Osservatore Romano – il porporato ha sottolineato che, per ricostruire la società, specialmente nei Paesi emergenti, è cruciale il ruolo delle donne nel tracciare il percorso di una pace sostenibile. Una grande sfida per la quale le donne hanno la particolare capacità di riallacciare relazioni tra nemici in tempo di guerra e favorire la ricostruzione del tessuto sociale nei luoghi di conflitto.
Il cardinale ha quindi evidenziato come questa capacità derivi dal fatto che “nel piano di Dio sono state create per accogliere una nuova vita ed essere l’eco creativa dell’amore che dà tutto”. Le donne, ha aggiunto, “dovrebbero svolgere il ruolo di mediatrici di pace nel quotidiano vivere all’interno delle loro famiglie e nei luoghi di lavoro”, perché “anche in tempo di pace, c’è sempre da impegnarsi contro la violenza e l’ingiustizia, la fame, la sete e lo sfruttamento sul posto di lavoro”.
In questa missione, secondo il cardinale, le donne dovrebbero avere come obiettivo un miglior ordine mondiale. È necessario, pertanto, che in situazioni di conflitto esse lavorino insieme, in spirito di solidarietà, al di là di ogni differenza etnica, culturale o religiosa. In tal ottica, è fondamentale dunque che si instauri uno spirito di collaborazione e di solidarietà.
Il 2015 è un anno “importante” in questo senso, ha proseguito, perché le Nazioni Unite stanno elaborando un programma che sarà realizzato attraverso una nuova serie di obiettivi di sviluppo sostenibile. Le donne cattoliche, ha detto, desiderano partecipare a questo processo e discutere attentamente le sfide degli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti in fase di programmazione con donne di altre confessioni e religioni, presentando osservazioni e suggerimenti sulle più importanti questioni sociali che riguardano il mondo femminile e la vita.
A sostegno di questa iniziativa, Turkson ha annunciato che il suo Pontificio Consiglio organizzerà una conferenza internazionale a maggio, sul tema «Le donne e l’agenda per lo sviluppo dopo il 2015: le sfide degli obiettivi di sviluppo sostenibile». A conclusione il cardinale, richiamando l’episodio evangelico di Marta e Maria, ha invitato a superare la vecchia mentalità che relega le donne “a un ruolo marginale” e ha ricordato in particolare l’Angelus dell’8 marzo scorso, quando Papa Francesco ha ribadito l’importanza e la necessità della presenza delle donne nella vita sociale ed ecclesiale. Per questo, ha detto, “occorre guardare la realtà con occhi diversi, perché gli uomini riconoscano le capacità specifiche delle donne e collaborino con loro”.