14enne arso vivo in Pakistan: "La sua morte improvvisa non ci convince"

La legale cristiana Aneeqa Maria Anthony, presidente della Ong che segue il caso di Nauman Masih, chiede chiarimenti sulle cause della morte del giovane cristiano bruciato da musulmani

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“Siamo scioccati. La morte di Nauman Masih, il 14enne cristiano arso vivo da un gruppo di musulmani, è sorprendente. Due giorni fa i dottori dicevano che, nonostante le gravi ustioni, il ragazzo sarebbe sopravvissuto, in quanto non c’erano organi interni danneggiati. Poi la morte dopo un intervento di chirurgia plastica”.

L’avvocatessa cristiana Aneeqa Maria Anthony è sconvolta. La sua Ong “The Voice Society”, che riunisce un pool di legali impegnati per la difesa dei diritti umani, ha seguito fin dall’inizio il caso del giovane pakistano, raccogliendo le sue dichiarazioni per poi presentare la denuncia formale alla polizia e restando al capezzale del ragazzo il giorno dell’aggressione.

Sfogandosi con l’agenzia Fides, l’avvocato chiede che venga fatta miglior luce sulle circostanze della morte. “Aspettiamo il referto del medico legale e l’autopsia. La sua morte improvvisa non convince. E’ necessaria una indagine approfondita. Nauman aveva detto di essere in grado di riconoscere i suoi aggressori, che ora resteranno impuniti”, ha detto. 

Ha quindi promesso che la Ong continuerà a seguire il caso “per una questione di giustizia”: “Seguiremo l’operato della polizia e delle autorità civili. Ribadiamo alle istituzioni la richiesta di porre il massimo impegno per far luce su questa triste vicenda che vede un ragazzo innocente soccombere ingiustamente, solo a causa della sua fede”.  

Intanto, la vicenda del 14enne cristiano, bruciato vivo da giovani islamici per strada, sta facendo molto discutere in Pakistan. Sono tante le voci che si susseguono per cercare di dare una spiegazione a tanta brutale violenza. Alcune fonti, ieri, cercavano di addurre motivazioni diverse dal fattore religioso per l’aggressione; secondo alcuni media pakistani l’attacco a Nauman sarebbe stato frutto di una disputa intrafamiliare.

Una versione che la Anthony ha smentito categoricamente, perché “abbiamo raccolto il racconto di Nauman e la sua spiegazione dei fatti era chiara”. “Lo hanno aggredito due sconosciuti solo dopo la sua professione della fede cristiana. Il resto sono voci infondate o depistaggi”, ha aggiunto, sottolineando che “all’85% delle probabilità si tratta di una rappresaglia per il linciaggi di due musulmani a Youhanabad”.

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ZENIT Staff

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