La Quaresima nell'Anno della vita consacrata

Mons. Follo spiega che la Quaresima “è il cammino verso l’Amore di Cristo risorto” e le persone consacrate sono “le garanti di questo amore”

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“La vita consacrata mostra che dare il primo posto a Dio è possibile, sempre. La quaresima è il cammino verso l’Amore di Cristo risorto e le persone consacrate sono le garanti di questo amore, che si è immolato in croce per noi”.

Lo ha detto monsignor Francesco Follo, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) a Parigi in una intervista concessa a ZENIT.

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Nel Mercoledì delle Ceneri, papa Francesco ha invitato le genti a cercare “il dono delle lacrime” per convertire il cuore, senza ipocrisia. Che cosa ha inteso dire?

Mons. Francesco Follo: Io penso che papa Francesco abbia giustamente suggerito di domandare “il dono delle lacrime”, sotto l’influenza della beatitudine “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati” (Mt 5,4) e di Sant’Ignazio di Loyola che soprattutto nella sua Autobiografia scrive di aver avuto il dono delle lacrime, tant’è vero che spesso per vari giorni annota solo la parola: “lacrime”.

Questa espressione “dono delle lacrime” come la beatitudine dei piangenti non vuol descrivere solo il fatto che “si semina piangendo e si raccoglie cantando”. Vuol dire che le lacrime che provengono dallo Spirito non sono lacrime di tristezza ma lacrime di consolazione, che danno un senso di liberazione e accendono la persona nella direzione del servizio a Dio, al Vangelo e all’uomo.

La consolazione” comporta anche un senso di elevazione verso Dio, un gusto delle cose spirituali e l’aumento intensivo delle virtù teologali: fede speranza e carità. Grazie al dono delle lacrime, non solo e non tanto si ottiene un cuore migliore, ma un cuore nuovo e sincero. Lottando contro l’ipocrisia si ha un cuore sincero e con una sincerità ci abbandoniamo al cuore di Cristo.

Qual è il significato di “deserto” in questo cammino di Quaresima?

Mons. Francesco Follo: Il senso del deserto ha tre declinazioni: direzione, significato e sensazione. 

Il senso del deserto come direzione, implica che si lascia la schiavitù dell’Egitto verso la libertà della Terra Promessa, nell’Antico Testamento, e si lascia la schiavitù dal peccato verso la Casa del Padre.

Il senso del deserto come significato, vuol dire che è il tempo e il luogo della prova e della purificazione, ma anche il luogo e il tempo dove Dio parla al cuore dell’uomo.

Il senso del deserto come sensazione è il fare esperienza di essere costantemente accompagnati da Dio, che provvede. E’ un’esperienza di abbandono totale e di amorosa confidenza a Dio che sostiene sempre, anche se mettendoci alla prova. Insomma uno spazio di silenzio che realizzi per te un deserto che ti aiuti a pregare e una sobrietà di vita che ti permetta di condividere.

Come si fa a ‘vivere nel deserto’ nonostante le attività quotidiane?

Mons. Francesco Follo: Sono tre i consigli pratici per la quaresima: pregare, digiunare e fare l’elemosina.

Bisognerebbe pregare più spesso. Soprattutto nel tempo di quaresima si dovrebbe pregare ogni giorno e assistere con devozione alla Messa. Fare una visita, anche brevissima in Chiesa e pregare Cristo davanti al tabernacolo. Recitare la terza parte del santo Rosario, leggere quotidianamente una pagina della Bibbia (eventualmente il Vangelo della Messa del giorno). Dire frequentemente delle giaculatorie, che sostengono gli istanti della giornata, senza farci venir meno dai doveri professionali. Usare la preghiera delle 5 dita di Papa Francesco. 

Digiunare, rinunciando al cibo non per star bene con se stessi ma per “stare bene” con Dio. Lo scopo del digiuno è ottimamente riassunto da S. Tommaso d’Aquino: “Si pratica il digiuno per un triplice scopo”. Per primo, allo scopo di imbrigliare la concupiscenza della carne. In secondo luogo, dobbiamo far ricorso al digiuno affinchè la mente possa elevarsi più liberamente alla contemplazione delle cose celesti. Infine, allo scopo di scontare i peccati: come è scritto (Gioele 2:12): “Convertitevi a Me con tutto il cuore, nel digiuno, nel pianto e nell’afflizione”. Lo stesso dichiara S. Agostino in un sermone (De Oratione et Jejunio): “Il digiuno ripulisce l’anima, eleva la mente, assoggetta la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umile, disperde le nubi della concupiscenza, spegne il fuoco del desiderio carnale, accende la luce della vera castità” (Summa Teologica, Questione 147, Articolo 1).

Fare l’elemosina non vuol dire semplicemente dare degli “spiccioli”, delle monetine in più ai poveri, ma dare loro un po’ più del nostro tempo. Vivere l’elemosina “spirituale” del perdono reciproco e della pazienza. L’elemosina non è semplicemente un atto di umanità, ma s’innalza alla dignità d’un atto religioso che sale direttamente a Dio e ne “soddisfa” la giustizia.

In che modo la vita consacrata può esaltare la pratica della Quaresima?

Mons. Francesco Follo: La vita consacrata non è riducibile all’adempimento di una regola vissuta in comunità o individualmente, ma la concretizzazione di un progetto d’amore. Il cristiano per avere un rapporto con Dio non deve esibire solo la conoscenza di una dottrina, ma la consapevolezza della propria chiamata fondata sul dono di Dio. La vita consacrata mostra che è possibile vivere ogni giorno quello che in modo particolare i cristiani sono chiamati a vivere durante la quaresima, cioè entrare in stabile relazione con Cristo. In una maniera che non è unicamente singola, ma con tutti quelli che lo hanno fatto presente nella storia, prolungando la Sua incarnazione.

Per i cristiani le persone consacrate non devono essere viste come persone che “lavorano a tempo pieno” per Dio, ma come esempi di un autentico rapporto di “amicizia santa” con Dio e con i fratelli.

Il cristianesimo ha due dimensioni: quella verticale, con la quale il credente si lega a Dio che trascende ogni cosa, e quella orizzontale, con la quale il cristiano avvolge tutto il mondo ed è avvolto da esso.

L’importanza dell’amore per il prossimo è essenziale nel cristianesimo, ma non come alternativa all’amore di Dio, né come esclusivo mezzo per realizzare l’unione con Lui.

La vita consacrata mostra che dare il primo posto a Dio è possibile, sempre. La quaresima è il cammino verso l’Amore di Cristo risorto e le persone consacrate sono le garanti di questo amore. Nella consacrazione si mostra la perfezione della carità, e più il cristiano, in modo particolare in quaresima, tende alla santità, più proverà a vivere una unità d’amore non solo con Dio, ma anche con i fratelli e le sorelle in umanità e con il creato intero.

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Anne Kurian-Montabone

Laurea in Teologia (2008) alla Facoltà di teologia presso l'Ecole cathedrale di Parigi. Ha lavorato 8 anni per il giornale settimanale francese France Catholique" e participato per 6 mese al giornale "Vocation" del servizio vocazionale delle chiesa di Parigi. Co-autore di un libro sulla preghiera al Sacro Cuore. Dall'ottobre 2011 è Collaboratrice della redazione francese di Zenit."

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