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Qual è il nesso tra Maria e le virtù teologali?
Direi semplicemente: se nel cristianesimo c’è qualcuno che c’entra in pieno con le virtù teologali, questo qualcuno è proprio Maria. Non c’è stata nella storia e non ci sarà un’altra persona umana, che abbia avuto una esistenza così profondamente segnata dalla fede, dalla speranza e dalla carità, come la donna di Nazaret. La risposta che Maria dà a Dio, è il paradigma ideale del vissuto delle virtù.
In che modo fede e speranza e carità si coniugano con un cammino di preghiera mariana?
Nella vita di Maria vediamo incastonate le virtù, la sua vita è formata dalle virtù, per noi il modello mariano è raggiungibile innanzitutto in un dinamico rapporto di preghiera mariana. Se desidero vivere le virtù cristiane nel mio quotidiano, necessito un rapporto di dialogo con chi le ha vissute in pieno. Certo, è Cristo che ci ha insegnato tutto, ma lui non è stato mai un “teoretico” lontano dalla vita, ci ha dato la Madre che per prima è stata formata alla sua scuola. In un certo senso “plasmando” sua Madre, ci ha mostrato in lei l’umanità realizzata alla luce della buona novella: l’umanità edificata dalle virtù.
In questo contesto cosa dice Sant’Agostino, che conclude il libro?
Il mio precedente libro mariologico Abitare la Parola. In compagnia della Madre del Verbo si concludeva con un capitolo sulle linee portanti della mariologia di San Tommaso d’Aquino. La mia riflessione allora toccava più da vicino il rapporto tra Maria e Cristo, il Verbo di Dio. Come affermano i dogmatici, ho riflettuto tra la mariologia e la cristologia, e, in questa prospettiva, l’Aquinate è il vero maestro: Maria è principalmente la Madre di Dio e del suo Verbo, Gesù Cristo. Nel volume Virtù e vocazione. Un cammino mariano in un certo senso completo la prospettiva, con un “omaggio” ad Agostino d’Ippona. Nell’ultimo capitolo traccio dieci temi chiave della dottrina mariana come indicate dal saggio e santo padre della Chiesa. La ragione di questa appendice patristica sta nel fatto che il volume si muove nella prospettiva del rapporto tra Maria e la Chiesa, tra Maria e i credenti, ovvero tra la mariologia e l’ecclesiologia. Questa è la prospettiva privilegiata che ci offre Sant’Agostino, e che fu poi ripresa dall’insegnamento mariano del Concilio Vaticano II. In realtà Agostino è anche il maestro privilegiato del magistero mariano di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco. Questi due pontefici ci hanno lasciato una “trilogia” delle encicliche sulla fede, speranza e carità, che offrono un bellissimo riferimento mariano, nella prospettiva della scuola agostiniana delle virtù.
Perché è importante la verginità di Maria?
Sono convinto che la verginità di Maria è importante per ogni cristiano, consacrato, vergine o sposato, proprio perché la Madonna concentra in sè, in un misterioso connubio, tutti gli stati di vita cristiana: è vergine e consacrata a Dio, ma al contempo è sposa e madre. Così lei è veramente sorella di ogni cristiano, qualsiasi sia la vocazione, e sempre in una tensione della piena libertà interiore, che contraddistingue la Madre del Signore nei suoi rapporti di affidamento a Dio e perciò anche ai prossimi.
Come leggere il voto di Maria e il matrimonio con Giuseppe?
La pagina evangelica che parla del rapporto tra Maria e Giuseppe è stato da sempre un problemi per gli interpreti, sin dai tempi dei Padri della Chiesa. Proprio Agostino, riflettendo sulla meraviglia e suullo stupore di Maria all’annuncio dell’angelo, supponeva che lei avesse fatto un voto di verginità prima dell’Annunciazione. In realtà, penso che Maria si chieda come acconsentire alla proposta divina, come realizzare la vocazione che le viene indicata. D’altro canto anche Agostino sottolinea il realismo del matrimonio di Maria e Giuseppe, pur senza una vera e propria unione sponsale. Il bambino Gesù nasce non come frutto dell’unione degli sposi, ma viene generato come frutto della risposta di fede della Vergine.
Vorrei spendere anche una parola su Giuseppe, che resta una figura molto importante per Maria, come sposo e padre di questa famiglia, che Dio gli ha affidato. Lui è un uomo fondamentale per la Chiesa, la quale, in un certo senso, trova in questa famiglia la culla. Mi piace notare che proprio Papa Francesco, sin dalla prima omelia del suo pontificato, insegna che San Giuseppe, uomo saggio e fedele, occupa un posto del tutto speciale nella storia della Chiesa. Giuseppe è un padre molto umile, una figura maschile che sta sempre all’ombra sia di Gesù che della Madre di Gesù. Penso che è un’ottima scuola di umiltà per i maschi, che non di rado tendono a prevalere su tutto e su tutti, mentre devono mettersi a servizio degli altri, devono saper sostenere discretamente, assumendo coraggiosamente le proprie responsabilità, in una collaborazione, che mai sottomette gli altri a sè stesso.
Qual è, secondo lei, l’attualità della spiritualità e della pastorale mariana nei tempi moderni?
È stato il Concilio Vaticano II e poi il papa Paolo VI, con la sua splendida esortazione Marialis cultus (vale la pena rileggerla!), a rinnovare profondamente sia la spiritualità che la pastorale mariana, aggiornandola alla luce di ciò che evangelicamente essenziale in Maria. Mi piace tornare spesso a quella famosa frase del beato Paolo VI, pronunciata al santuario di Bonaria a Cagliari: “Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani”, ovvero per essere uomini e donne di Cristo, figli e figlie adottive di Gesù Figlio di Dio, si deve serbare nel cuore anche una “radice” mariana. Senza un costante riferimento alla Madre, è difficile tenere un rapporto vivo ed edificante con suo Figlio. Penso che questa dimensione è particolarmente importante per i tempi moderni, in un tempo in cui risalta la sfida relativa alla questione femminile. Tenendo conto dei tentativi di stravolgimento antropologico e sociale della figura femminile. Nella dimensione mariana della fede cristiana possiamo scoprire e ritrovare il volto femminile della nostra adesione a Gesù Cristo come immagine del Padre celeste. In Maria troviamo la forza e la sensibilità del genio femminile, che dovrebbe caratterizzare anche la Chiesa e ogni vocazione cristiana.