Il coraggio e la coscienza

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 6,14-29

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Lettura

Al tempo di Gesù, la Palestina era suddivisa in quattro province e dipartimenti autonomi. Erode, che oggi compare nel Vangelo e che incontrerà Gesù durante la Passione, è Antipa, “tetrarca” della Galilea, figlio di Erode il Grande. Soggiornando a Roma, intrecciò una relazione con Erodiade, moglie di suo fratello, la portò con sé e la sposò. Regnò 44 anni e da Caligola venne condannato all’esilio nelle Gallie. Morì dopo il 39 d.C. Gesù lo chiamò «quella volpe» (Lc 13,32) con un termine che nel linguaggio rabbinico non è affatto indice di astuta intelligenza.

Meditazione

Vivace, indubbiamente, il racconto del festino che rivela lo stile della corte di Erode ed evidenzia, al tempo stesso, quanto “quella volpe” non avesse l’astuzia che noi attribuiamo a questo animale. Il tetrarca «temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri». Un fondo di onestà – almeno intellettuale – l’aveva ed era questo che lo tratteneva dall’eliminare fisicamente Giovanni: solo voleva impedire nel popolo una presenza che con forza e coraggio dichiarava ciò che altri soltanto mormoravano. In ogni società e in ogni ambiente, quando debolezze, convenienze, egoistici tornaconti ottundono la coscienza dei più, non mancano, grazie a Dio, presenze che inquietano. Erode si limitò a fare tacere in pubblico la voce di Giovanni; altri si spingono ben oltre: sappiamo come e dove: nel passato (oggi la Chiesa ricorda un gruppo di martiri giapponesi del ’600) e nel presente. Tra coscienza e verità c’è un legame intrinseco, e la dignità della coscienza non comporta il minimo cedimento all’arbitrarietà o al relativismo. «La coscienza – scrive il beato J. H. Newman – ha diritti perché ha doveri; ma al giorno d’oggi, per una buona parte della gente, il diritto e la libertà di coscienza consistono proprio nello sbarazzarsi della coscienza, nell’ignorare il Legislatore e Giudice, nell’essere indipendenti da obblighi che non si vedono… La coscienza è una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare: è il diritto di agire a proprio piacimento».

Preghiera

Ci chiedi, Signore, di essere “luce del mondo”, presenza che con la vita e la parola proclama “la via, la verità e la vita” che tu sei. Noi sappiamo di portare un tesoro in vasi di creta: aiutaci a rifiutare le dissimulazioni a non falsificare la parola di Dio, ad annunziare apertamente la verità “presentandoci davanti a ogni coscienza” (2Cor 4,1-2;5-7).

Agire

Esame di coscienza: lo faccio? Come e quanto? Oggi voglio riflettere sull’importanza di questa pratica.

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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