“Sono venuto ai piedi della Vergine del Buon Consiglio ad invocare, insieme con voi, la materna protezione di Maria sul viaggio apostolico che, a Dio piacendo, compirò domenica prossima” annunciò Giovanni Paolo II nel pomeriggio di giovedì 22 aprile 1993 dopo la recita del Santo Rosario. “Carissimi, a voi è ben noto – continuò papa Wojtyla – il profondo legame che unisce questo Santuario alla città di Scutari, dove domenica ventura celebrerò l’Eucarestia ed ordinerò quattro Vescovi albanesi”, non dimenticando “anche tutti i nostri fratelli albanesi, sull’altra sponda del Mare Adriatico, con cui siete tanto legati attraverso questa immagine della Madonna del Buon Consiglio”.
La venerata Immagine di Maria del santuario genazzanese retto dai padri agostiniani è stata per secoli, sin dalla seconda metà del Quattrocento, epoca dell’apparizione, un ponte sospeso tra Oriente ed Occidente ed un segno identificativo di genti costrette ad andarsene sparse per il mondo. “Quando Giovanni Paolo II andò in Albania – rievocò qualche anno dopo padre Carlo Cremona -, gli fu proposta prima una visita al Santuario della Madonna del Buon Consiglio, vicinissimo a Roma. Dal Vaticano risposero che per il momento non si poteva. Io scrissi una lettera al Segretario privato, gli dissi che se il Papa non avesse portato agli Albanesi la benedizione della loro Madonna… E il Papa ci andò…”.
Dopo più di cinque secoli l’immagine della Madonna del Buon Consiglio è riapparsa nella chiesa di Scutari dalla quale era fuggita “per mano angelica”, sia pure nella copia del pittore Dante Ricci, che il papa aveva benedetto a Genazzano e portata con sé in Albania. Madre Teresa di Calcutta in visita alla Madre dell’Albania, come aveva fatto altre volte, lasciò scritto in inglese il 10 giugno 1993 nel libro dei visitatori illustri del santuario genazzanese: “Maria Madre di Gesù; ritorna a casa, in Albania. Noi ti amiamo, noi abbiamo bisogno di te. Tu sei la nostra Madre. Ritorna a casa, in Albania. Noi ti preghiamo”.
Il forte legame della Madre del Buon Consiglio con le genti albanesi non è mai venuto mano, a partire dalla tradizione che la vuole seguita nel suo volo da Scutari a Genazzano nel 1467 dai due fedeli Giorgi e De Sclavis. L’agostiniano padre Davide Perini in Genazzano e suo territorio, edito a Roma nel 1924, scrive che “Riguardo ai pellegrini che secondo la tradizione avrebbero seguita la Santa Immagine dall’Albania in Genazzano, possiamo dire soltanto, che un venti anni dopo la prodigiosa apparizione e cioè dal 1487 al 1500, negli Atti Notarili citati compaiono ben sei Albanesi come residenti in Genazzano, o quali acquirenti di fondi rustici ed urbani, o in atti matrimoniali o quali testimoni in pubblici contratti”.
Prova ulteriore che la “Venuta” della Madonna in questa parte del Lazio è coeva ad una migrazione di popolazioni albanesi che avevano stretto contatto con la Repubblica di Venezia, il cui dominio si palesava all’epoca in numerose basi commerciali e navali sulla costa dalmata e nel nord dell’Albania, nell’area dove si trova Scutari. Una migrazione sospinta dall’avanzata turca che per qualche decennio era stata arrestata dalle lotte indipendentiste di Giorgio Castriota, detto Scanderberg, eroe della resistenza albanese alle mire egemoniche ottomane. In un piccolo saggio dell’antropologa Beniamina Viola si legge che un missionario del XVIII secolo recatosi in Albania riferisce che ogni terzo lunedì di ottobre “si solennizza con istraordinaria pompa e con straordinario concorso di popolo da tutti i paesi vicini, e da molti anche lontani, la festa della così detta Madonna di Scutari. La Santa Immagine della Madonna del Buon Consiglio, che è una copia autentica di quella venerata in Genazzano, viene esposta sull’altare maggiore. La predica di quel giorno versa sul fatto dolente della partenza della Santa Immagine da questa città, e sulla necessità di pregare la Beatissima Madonna che riconsoli queste terre colla sua protezione”.
Di sicuro, la fede cristiana e la venerazione verso la Madonna in Albania sono sopravvissute ai lunghi secoli di islamizzazione ed ai decenni dell’ateismo di Stato del regime comunista instaurato da Enver Hoxha, dopo la seconda guerra mondiale. Le famiglie albanesi hanno conservato la loro fede nell’intimo della propria casa, esibendo il credo imposto dal regime imperante solamente nelle pubbliche manifestazioni. Il nord dell’Albania, nondimeno, ha mantenuto enclavi fieramente cattoliche. Il 2 giugno del 1932 si ebbe un pellegrinaggio di scutarini in abiti tradizionali al santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, ampiamente ripreso dall’Istituto Luce e visionabile su internet, che chiaramente ebbe scopi promozionali per la politica egemonica del regime fascista, allora molto interessato al protettorato di quel paese balcanico, tanto da sfociare nell’occupazione militare dal 1939 al 1943. Negli ultimi anni le comunità di albanesi delle città italiane compiono l’ultima domenica di maggio un pellegrinaggio al santuario genazzanese. A guidarli sovente i vescovi d’Albania e l’incaricato per la pastorale in lingua albanese della Fondazione Migrantes della CEI, don Pasquale Ferraro.
Il culto della Madonna del Buon Consiglio resta legato ad un sentimento popolare molto diffuso e stratificato. Quel concorso di popolo che accorse sin dai primi giorni dell’apparizione miracolosa, durante i quali un registro redatto da un notaio riporta ben 161 miracoli, non è mai venuto meno. L’accoglienza del pellegrino ha avuto sempre carattere di fratellanza e comune condivisione, tant’è vero che è tradizione costante quella dei “fuochi di san Marco”. Nella notte della “Venuta”, quando numerosissimi pellegrini raggiungevano il santuario genazzanese a piedi, gli abitanti si preoccupavano di tenere accesi enormi falò nelle piazze del paese, attorno ai quali farli rifocillare, scaldare, chiacchierare e pregare. Ogni pellegrino doveva avere un posto dove ricoverarsi. L’area di provenienza andava dalla Campagna Romana alla valle Roveto nella Marsica abruzzese e si concentrava, soprattutto, intorno al 25 aprile, giorno della “Venuta”, ed all’8 settembre, Natività della Vergine. Nei primi anni dopo la presa di Roma del 1870, le nuove autorità costituite vietarono alle compagnie di pellegrini di affluire in massa al santuario della Madonna del Buon Consiglio, imponendo blocchi stradali affidati ai soldati. Ciò accrebbe un sentimento di risentimento che non poche volte sfociò in animosità palesi. La situazione ritornò alla normalità, quando i blocchi furono tolti e si poté ristabilire il normale afflusso devozionale.
(La seconda parte segue domani, giovedì 29 maggio 2014)