"Non è un'iniziativa politica ma una chiamata alla pace"

Il portavoce ufficiale della visita del Papa in Giordania, padre Rifat Bader, commenta il significato del pellegrinaggio ecumenico di Francesco

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Il tema del viaggio di papa Francesco in Terra Santa è Perché tutti siano uno. Il Pontefice ha voluto che al centro del suo pellegrinaggio vi sia l’incontro con il patriarca greco-ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, e con i capi delle chiese di Gerusalemme. In questa intervista esclusiva con ZENIT, padre Rifat Bader, direttore del Centro Cattolico per gli Studi e i Media e portavoce ufficiale della visita del Papa in Giordania, ha analizzato il significato della visita di Francesco in Terra Santa.

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Parliamo della quarta visita di un Papa in questa terra. Come crede che sia stato accolto Francesco in Giordania?

Padre Bader: Questa visita dice molto, perché non parliamo solo della visita di un papa. Parliamo della visita di un papa, come Francesco, ammirato da tutto il mondo. Nei suoi primi mesi come Vescovo di Roma – come ha voluto presentarsi nelle sue prime parole – ha affascinato il mondo con la sua sincerità ed umiltà. È venuto con questo messaggio evangelico: essere una persona sincera ed umile ma profonda. Abbiamo accolto papa Francesco, non un papa qualunque e questo è molto significativo.

Sono stato coinvolto anche nella visita di San Giovanni Paolo II nel 2000, che fu qualcosa di nuovo per la nostra generazione. Avevamo paura ma furono molti i partecipanti alla messa allo Stadio di Amman. In quel momento esisteva una disputa sul luogo del Battesimo di Gesù. Tutti vollero che vi fosse un riconoscimento su quale fosse il luogo storico, se fosse in Giordania, Israele o Palestina. Tale assunto caratterizzò un po’ quella visita. Nel 2009, il viaggio di Benedetto XVI fu segnato dal fraintendimento del discorso di Ratisbona. Vari gruppi islamici avevano sperato che egli chiedesse scusa. Questo viaggio, grazie a Dio, non sta creando alcun problema. Viene una persona che è stata nominata uomo dell’anno, nonostante i primi tre mesi dello scorso anno non fosse a Roma.

Il Santo Padre ha sottolineato in molte occasioni l’importanza di una “cultura dell’incontro”. Possiamo dire che è quello che voi avete vissuto qui in Giordania?

Padre Bader: Sì, certamente. Il Papa si era già incontrato con il nostro re in due occasioni e quella di ieri è stata la terza. Il nostro sovrano ha visitato il Vaticano due volte in sei mesi, l’ultima delle quali è stata un mese prima di questo viaggio. Ciò significa, come ho letto varie volte sulla stampa italiana, che il nostro re si è commosso per la sincerità di questa persona. Per questo ha voluto rivederlo. È vero che il Papa ha incontrato due volte la presidente dell’Argentina, però per noi si tratta di un fatto bellissimo. Questo incontro avrà luogo anche con le altre Chiese, esattamente con i sette patriarchi d’Oriente. Si tratterà di un incontro con tutta la Chiesa Cattolica e con i fedeli di tutti paesi di questi patriarchi: Libano, Siria, Egitto, Giordania, Palestina, Gerusalemme. Sappiamo bene che egli ama incontrarsi con persone autentiche, povere. Nel suo primo incontro con i giornalisti, due giorni dopo l’elezione, ha detto: “Sogno una Chiesa povera, al servizio dei poveri”. Questo è l’uomo che è venuto in Giordania.

Il tema scelto per la visita fa riferimento all’unità, un cammino che si sta percorrendo. Possiamo dire che il dialogo ecumenico occuperà uno spazio importante in questa visita?

Padre Bader: Senza dubbio. In primo luogo per la Chiesa Cattolica. Come ha detto Benedetto XVI al Sinodo, non possiamo dare autentica testimonianza senza comunione. La comunione non è soltanto tra le diverse chiese ma anche all’interno della Chiesa stessa. Questo fatto ci ha aiutato a scegliere il tema Perché tutti siano uno. Quanto all’incontro tra il Papa e il Patriarca di Costantinopoli, direi che non si tratta soltanto di un incontro storico. Loro due si vedranno ancora. C’è poi questa chiamata all’unità della Chiesa stessa, tra tutte le Chiese e con le società in cui viviamo. Questa è una cosa bellissima su cui meditare: come essere uniti nelle società in cui viviamo. Cioè ognuno con le proprie preoccupazioni, le proprie sofferenze ma anche con le proprie speranze. Abbiamo molte aspettative, molti desideri e preghiere. Siamo convinti che l’unità non sarà facile senza preghiera. Papa Francesco ci mostra sempre un uomo che prega. Nella messa per le canonizzazioni, ha chiesto ai suoi collaboratori: perché il Papa era così sereno in un momento storico come la canonizzazione di questi due santi? Mi hanno detto che lo stava vivendo interiormente e che ha una vita di preghiera molto profonda. Le sue azioni provengono dalla sua profonda spiritualità.

Qual è il messaggio della Chiesa in Terra Santa ai fedeli del mondo intero?

Padre Bader: La messa allo Stadio di Amman ha mostrato che siamo uniti, che abbiamo un Papa autentico che sta edificando l’unità della Chiesa. Siamo fratelli e sorelle. Non siamo separati. Vogliamo questa reciprocità con le Chiese occidentali. Vogliamo preghiere ma vogliamo anche aiuti per le scuole, per gli ospedali e per le altre strutture che abbiamo. E noi che possiamo fare? Possiamo essere ponti per l’incontro tra il mondo occidentale e i musulmani. Siamo questo ponte ma non è una cosa facile. È difficile perché molte volte disconosciamo che siamo cristiani ed arabi. Vi sono arabi cristiani e non cristiani. Il mondo musulmano talvolta non riconosce la nostra arabicità e il mondo occidentale non sa che vi sono cristiani in Oriente. Questa visita del Papa significa molto. Siamo arabi e siamo ospitali, ma il mondo occidentale deve sapere anche che siamo cristiani.

Può dirci qualcosa sulla questione della pace?

Padre Bader: Direi che dal Papa non ci aspettiamo un’iniziativa politica. Molti si attendono questa iniziativa ma noi ci attendiamo una chiamata alla pace. Una preghiera e una chiamata.L’incontro con i rifugiati siriani non deve essere stato facile nel cuore del Papa. So bene quanto questa questione sia importante per lui. Mi pare che sia una delle sue maggiori preoccupazioni, tanto nella sua mente quanto nella sua preghiera. Ai religiosi e alle religiose, il Santo Padre ha detto: se avete case vuote non trasformatele in alberghi, ma in dimore d’accoglienza per rifugiati. Abbiamo accolto un Papa che è davvero a favore della dignità umana.

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Iván de Vargas

Profesional de la comunicación con más de 15 años de experiencia en la información religiosa. A lo largo de su dilatada trayectoria, ha desempeñado diferentes responsabilidades: delegado diocesano de Medios de Comunicación Social de Córdoba y director de la Revista Primer Día; director de comunicación de la Universidad Católica San Antonio de Murcia (UCAM); redactor jefe del Semanario Alba, y responsable de comunicación de María Visión España, donde ha dirigido y presentado diferentes programas de TV. Asimismo, ha sido colaborador de diferentes medios de comunicación nacionales e internacionales (Cadena Cope, Popular TV, Intereconomía TV, Radio Intereconomía, La Nación, Trámite Parlamentario y Municipal, Radio Inter, Radio María, Semanario Alfa y Omega, Avvenire, etc.). En este tiempo, ha estado especialmente vinculado a la cobertura informativa de las actividades del Papa y la Santa Sede. Actualmente es redactor de la agencia ZENIT. También es miembro fundador de Crónica Blanca y socio de la Unión Católica de Informadores y Periodistas de España (UCIP-E).

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