Il prossimo fine settimana si vota per il rinnovo del Parlamento europeo e dei Consigli comunali in diverse località italiane, di cui 27 Capoluoghi. Giornate intense e frenetiche hanno caratterizzato questo momento di democrazia che dovrebbe responsabilizzare tutti i cittadini nell’esercizio del diritto di voto e di espressione del proprio contributo alla costruzione della comunità civile. Come ha scritto mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa, “La partecipazione alla vita sociale e politica del Paese è un gravissimo obbligo di coscienza civile”.
La viva e fondata preoccupazione che un forte astensionismo potrebbe determinare una situazione di grave difficoltà dal punto di vista della convivenza sociale e del funzionamento delle istituzioni statali, ha sollecitato il presidente della Camera, Laura Boldrini, a fare un accorato appello perché tutti i cittadini esercitino il diritto di voto che e anche un gravissimo obbligo di coscienza civile e cristiana.
Mentre la partecipazione al voto è intesa quale un diritto-dovere inderogabile, l’assenteismo contribuisce ad aggravare l’attuale situazione sociopolitica, già tanto grave e compromessa. Il rinnovamento del Parlamento europeo implica una diversa linea politica d’indirizzo che coinvolge 28 Paesi della Comunità uniti nel cammino di pace e sicurezza in un mondo globalizzato, nell’esercizio delle libertà, giustizia, sicurezza, solidarietà e cooperazione.
La moneta comune, l’euro, costituisce l’espressione degli stretti legami tra gli europei, anche se il costo del denaro non corrisponde nei diversi Paesi e quel che appare grave è la constatazione che le norme europee sono richiamate e sollecitate nei doveri e non altrettanto nei diritti. Secondo Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, “la crisi che si è abbattuta in Europa negli ultimi anni è stata un disastro artificiale, provocato da una parola di quattro lettere: l’euro”.
Sarebbe auspicabile, infatti, che gli stipendi dei docenti della Comunità europea fossero di uguale entità e quindi sollecitare un maggiore impegno nei risultati dell’istruzione e della formazione. La gestione italiana del semestre europeo coincide con la fase di avvio del nuovo Parlamento e si auspica che tale opportunità non risulti infruttuosa per il nostro Paese.
La constatazione di non aver saputo gestire e utilizzare le risorse disponibili assegnate dalla Comunità europea è un grave rimprovero che interpella quanti hanno la responsabilità di tale gestione. Una nuova cultura gestionale dei fondi europei costituisce la base del cammino di sviluppo dell’intero Paese, ecco perché è necessario essere presenti e partecipi, votando persone capaci di gestire il bene comune nell’ottica della dimensione europea, che intende promuovere la cultura della “Comunità federale degli Stati” e “Comunità dei Cittadini e scegliendo persone che sappiano difendere con tenacia gli interessi italiani all’interno del progetto europeo. In politica le persone valgono più dei programmi e dei partiti di appartenenza e la fedeltà e convergenza ai valori cristiani della persona, della famiglia dovrebbe diventare il metro di riferimento per una scelta responsabile.
Non si possono, infatti, accogliere le posizioni degli “euroscettici”, ma condividere l’impegno e l’urgenza di una vera integrazione politica in Europa, che sollecita una reale “manutenzione” che trasformi l’unione monetaria in “unione valutaria”, così da restituire una maggiore uguaglianza tra i Paesi europei.
La scuola italiana, nel contesto di quella europea, ha bisogno di un nuovo inizio, e gli insegnanti di riguadagnare prestigio sociale e orgoglio professionale, senza i quali il declino e la marginalizzazione saranno inevitabili. Serve insomma una ripartenza, un’impresa grande e bella. Perché “solo la bellezza salverà la scuola”, ha dichiarato Alessandro Meluzzi in un convegno ad Arona, promosso dalle Suore Marcelline, parafrasando la celebre frase (“solo la bellezza salverà il mondo”) del principe Miskin nell’Idiota di Dostoevskij.
I progetti europei che hanno contribuito a promuovere le competenze e l’occupazione, sostengono la modernizzazione dei sistemi d’istruzione e formazione. Il progetto Erasmus ha offerto numerose opportunità ai giovani. Leggendo alcune testimonianze si comprende la bontà e qualità dei servizi: “L’Europa mi ha insegnato due concetti fondamentali quello della riconciliazione e quello della costruzione della pace. Erasmus è stata la mia iniziazione all’Europa e a una carriera senza frontiere.”. “Dall’esperienza Europea nascono le classi del futuro che esplorano, comunicano, collaborano, annullano le distanze e le barriere culturali“; “Grazie all’esperienza di mobilità transnazionaleho avuto l’opportunità di mettermi in gioco, ho visto crescere la fiducia in me stessa e ho visto una crescita personale e professionale. Ho sempre desiderato trasformare la mia passione per il vino in un lavoro e portare la mia terra, fuori dai confini nazionali. Grazie a questa esperienza sono stata assunta dall’azienda dopo il tirocinio”.
Tutto questo patrimonio non potrà essere perso, né tanto meno sprecato. L’educazione come diritto-dovere della famiglia di scegliere il modello educativo preferito per i propri figli, coniugata con l’impegno degli insegnanti, per far uscire i giovani di oggi dalla condizione di angoscia esistenziale, quasi un “dilagare del nulla”, nella quale molti di loro vivono, in un prolungato status di adolescenti incapaci di diventare adulti, resta sempre al centro delle tematiche politiche e strategiche di una vera Europa che intende crescere.
Auspichiamo che il volto del nuovo Parlamento europeo, sia rinvigorito di nuove energie fresche e desiderose di costruire quei ponti che legano i 28 Paesi della nostra bella Europa, culla di civiltà e di progresso, non trascurando il patrimonio religioso e morale che l’ha resa grande nella storia. Le stelle della bandiera europea brillino nel nostro cielo, accanto alle bandiere nazionali, segnando un nuovo cammino nella storia, che ha sempre come protagonista e artefice l’uomo e il cittadino.