Lettura

Con il capitolo 15 degli Atti degli Apostoli inizia la discussione in seno alla comunità apostolica circa il modo migliore di presentare l’evento della salvezza ai pagani. Il problema riguardava l’obbligatorietà delle pratiche del giudaismo anche per coloro che provenivano dal paganesimo. Gli apostoli si incontrano per discutere e prendere una decisione. Questo raduno è passato nella storia come il “Concilio di Gerusalemme”. Il brano evangelico è tratto dalla terza parte del “Libro degli addii”, e contiene il secondo discorso sul tema dell’amore e della fede, in risposta all’odio del mondo. Gesù richiama l’immagine della vite e dei tralci. Dio è presentato come un agricoltore dedito a curare la propria vigna perché essa possa produrre buoni frutti.   

Meditazione

Come per la figura del pastore con il suo gregge, l’immagine della vite e dei tralci richiama il rapporto tra Cristo e la Chiesa. Con questa similitudine Gesù vuole rivelare ai discepoli quale vincolo li unisce a sé e come sia necessario che essi rimangano sempre uniti a lui se vogliono portare frutti. La doppia azione del vignaiolo, eliminare i tralci secchi e potare quelli fruttuosi, riassume l’attività del Padre nei confronti della comunità dei discepoli. La parola chiave della pericope va individuata nell’espressione “rimanete in me” (in greco menēi en). Nei vv. 1-11 ricorre ben dieci volte. Come il tralcio attaccato al ceppo della vite riceve linfa e diventa verdeggiante e fruttifero, così il fedele che rimane in comunione di fede e di amore con Cristo produce frutto e partecipa della vita divina. Il tralcio non è autonomo, ma porta frutto solo se è attaccato vitalmente alla vite. In caso contrario secca e viene bruciato. «Aut vitis aut ignis» commentava lapidario sant’Agostino: «O la vite o il fuoco». È la celebrazione dell’intimità dell’amore, della comunione profonda tra Cristo e il discepolo, tra lo Sposo e la Sposa. «Nella vite del suo corpo fu nascosta la dolcezza della sua divinità; nella vite del suo corpo fu innestato il tralcio e il ramoscello della nostra umanità. Dalla vite del suo corpo, per noi sgorgò la bevanda che saziò la sete nostra. Dal ramoscello della sua umanità fiumi di vita giunsero a noi per grazia» (Cirillona,Discorso dell’ultima cena, versi 288-300).

Preghiera

O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito, perché amandoci gli uni agli altri di sincero amore, diventiamo primizia di umanità nuova e portiamo frutti di santità e di pace. 

Agire

Per rimanere in Cristo mi impegno a vivere la comunione con gli altri malgrado le differenze e le diversità di opinioni e di carattere. 

Meditazione del giorno a cura di monsignorVito Angiuli, vescovo di Ugento – Santa Maria di Leucatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it