Quando la Vergine apparve, il 13 maggio del 1917, nessuno poteva prevedere che cosa sarebbe accaduto a quei bambini, a quel villaggio, di gente semplice e umile, sperduto sulla vasta Serra d’Aire. Preceduta dalla “apparizioni dell’Angelo”, risalenti all’anno precedente, la venuta di Maria Santissima segnò per sempre il cuore di Lucia, Francesco, Giacinta e il cuore stesso della Chiesa. Ancora una volta la Misericordia di Dio si manifestava nella storia: proprio là, dove sembravano prevalere la violenza (era in corso, fin dal 1914, la terribile Prima Guerra Mondiale) e l’odio contro la fede (in Portogallo, dal 1910, era in atto la rivoluzione repubblicana, di stampo massonico e anticlericale), alla vigilia della diffusione nel mondo di una ideologia materialista e atea, Dio rispondeva -ancora una volta- con l’Amore, di cui Sua Madre è per eccellenza testimone e instancabile apostola. Si apriva un capitolo nuovo di quella ininterrotta via di salvezza che è la Chiesa: non stanco ripetersi di gesti e di parole -ormai vuote e desuete- ma vita, santità, impegno per il Bene, carità operosa, slancio e fervore missionario.
Da Fatima si irradia, con una intensità singolare, tutta la pienezza del “Simbolo” cattolico: i grandi dogmi della Fede riacquistano la loro fragranza e credibilità. Si parla di Cielo, di destino eterno dell’uomo; di Purgatorio e di Inferno. La Vergine ripropone le verità, imparate negli anni del catechismo, e poi spesso accantonate, perché la vita prevale, con i suoi ritmi, spesso disumani, con le sue sfide, con i suoi drammi e le sue tragedie. Alle favole dell’infanzia succede, inevitabilmente, la realtà disincantata del mondo, che costringe a spegnere gli ideali e a tornare “con i piedi per terra”. Maria Santissima si ostina invece a indicarci la meta: l’unica vera, concreta, concretissima meta del nostro pellegrinare nella storia. Come diceva il sommo Tommaso, l’esistenza è un exitus, un uscire da Dio per ritornare a Lui. Il reditus è il nostro cammino, tracciato da Cristo, accompagnato dalla Grazia e dalla compagnia impagabile dei Santi.
La Vergine Maria è dinanzi a noi, accanto a noi, come madre e sorella premurosa, desiderosa soltanto che Gesù si generi nel nostro cuore e che la nostra vita si conformi sempre più alla Sua. Ella ben conosce le insidie del tempo presente e intercede continuamente per noi le grazie necessarie a percorrere i sentieri della fede. A Fatima è venuta per i piccoli, per i bambini, primi privilegiati destinatari del suo messaggio. Mai come in questa epoca l’infanzia è sottoposta a ogni vessazione e a ogni minaccia: le devastanti disposizioni “educative”, che fin dalla Scuola Materna vorrebbero introdurre giochi e materiale a dir poco osceni e umilianti per la dignità di ogni creatura umana, sono solo l’ultimo capitolo di una strategia ampiamente distruttiva. Alle derive culturali e ideologiche non si risponde moralisticamente, ma ci si oppone con la logica del rispetto di sé e dell’altro, dell’amore, del dialogo, di una retta e corretta maturazione affettiva.
A Fatima Maria Santissima parla al cuore inquieto ma generosissimo dei giovani, sempre aperto alla ricerca di un senso autentico da dare all’esistenza e desiderosi di incontrare finalmente testimoni attendibili e fidati. Non a caso Giovanni Paolo II, volendo le GMG, ha sempre proposto la Madre del Signore come modello della vera discepola, attenta alla Parola e sollecita del bene di tutti. A Fatima la Madonna, attraverso le parole di Lucia -soprattutto le sue “Memorie”- ha inteso parlare alle famiglie di oggi: piagate da tante contraddizioni, segnate dalla piaga della incomprensione, della separazione e dell’aborto, ma proprio per questo ancora più bisognose di punti fermi e di sicurezze, nella certezza di poter attingere, all’inesauribile sorgente della Grazia sacramentale, tutti gli aiuti che occorrono per corrispondere a una altissima vocazione.
Fatima ci ricorda che la preghiera non è la “cenerentola” delle nostre giornate: pur umilissima, è fatta per regnare, per essere Regina delle nostre case. Per essere luce di speranza, fonte di vera comunione di cuori e di volontà. Se non regna, si spegne, sbiadisce e svanisce. “Dite il Rosario, ogni giorno”, ha ripetuto a ogni apparizione Maria Santissima: in quella umile corona è nascosto il segreto della nostra salvezza. Ogni Ave Maria è una implorazione, un atto di affetto vero, una richiesta di sostegno e di amore. “Dite il Rosario”: cioè, non spegnete la speranza dal cuore, non riconsegnatevi alla inconsistenza delle cose e alla instabilità degli affetti e degli umori, agli “alti e bassi” che disegnano il nostro cammino. “Dite il Rosario”: cioè fidatevi di me, di mio Figlio, del Cielo, per camminare ancora meglio e più speditamente in terra. Come è bella la Chiesa quando è una vera “casa di preghiera”! Quando nel silenzio delle sue millenarie navate, come tra le nostre mura domestiche, i cuori si aprono a Dio e lo riconoscono Padre. Come è bella la Chiesa, quando l’Assemblea si raduna per celebrare i misteri di morte e di gloria del suo Signore e l’Eucaristia rinnova il volto della “comunità dei credenti”.
A Fatima il Cielo e la Terra si riconciliano nel Sangue dell’Agnello e nel Cuore Immacolato, trafitto per amore nostro. Dalla Cova da Iria, fino ai confini del mondo, si rinnova il miracolo perenne della Pentecoste e la Chiesa rivela -ancora una volta- la bellezza del suo Volto, la cui più bella icona è il Volto stesso di Maria.