“Ragazzi, secondo voi si può trasformare una difficoltà in opportunità? Perché non raccontate ciò che è capitato a voi o a qualcuno della vostra famiglia?”
E un giorno Silvia ha detto: “Prof, all’inizio pensavo di non aver nulla di interessante da raccontare. La mia famiglia mi sembrava così normale e la mia vita così banale. Poi una mattina è stato come vedere mia sorella per la prima volta! La osservavo e pensavo tra me e me: Ma come ho fatto a non pensarci prima?”.
Silvia, emozionata, ha iniziato a raccontarci la storia della sorella maggiore, una ragazza che da bambina è dovuta passare attraverso profonde sofferenze per alcune insegnanti che non avevano capito la sua dislessia.
La situazione stava tarpando le ali di questa bambina intelligente che veniva fatta sentire inadeguata ed inferiore da adulti (purtroppo!) impreparati.
E’ stato lo studio con la vicinanza rassicurante della mamma a salvarla, incurante dei giudizi che davano sulla sua bambina (lenta, pigra, svogliata).
E’ stata la grinta a darle l’audacia di urlare con tutto il coraggio che aveva nei polmoni: “Io non sono stupida!!!”
E’ stata una brava insegnante delle medie inferiori che, tramite il teatro ed il suo intuito professionale, l’ha finalmente bagnata con una cascata risanante di autostima!
E tutto questo è avvenuto sotto gli occhi di Silvia, la mia alunna, allora piccolina ma bravissima nell’intuire la forza d’animo che era in atto nella sua famiglia.
Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro, diceva Giovanni Paolo II. La sorellina della mia alunna ha iniziato fin da piccolina a mettere in atto questa esortazione.
“Silvia, vuoi provare a scrivere un pezzo teatrale per raccontare la storia della tua sorellina, alle duemila persone che verranno in Teatro, domenica 30 marzo?”
La mia studentessa, tutta entusiasta, ha tirato fuori un foglio dal suo zaino: “L’ho già fatto prof!”L’ha letto a voce alta ed ha commosso tutti!
Emoziona sempre vedere all’opera la forza di volontà di una bambina, impegnata a far diventare se stessa un capolavoro!
La sera mi è arrivato un sms di una mia amica: “Cri, lo sai che Denise dovrà partecipare il Giovedì Santo alla lavanda dei piedi! E’ tutta emozionata!”.E’stato in quel momento che mi sono concentrata sulla frase che Gesù ha detto, dopo aver lavato i piedi ai dodici:“Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”.
Che significa, per un’insegnante, lavare i piedi dei propri alunni?
Non significa forse, sciacquare ogni paura dalla mente dei bambini?
Asciugare le caviglie con una professionalità sempre aggiornata?
Pulire i polpacci senza graffiarli con giudizi affrettati?
E la frase “gli uni gli altri” non indica, forse, che ogni insegnante dovrebbe anche lasciarsi lavare i piedi dai propri alunni?
Capendo così che anche dagli studenti si può imparare?
Che saper ascoltare è più importante che saper parlare?
E che dare fiducia significa creare il futuro dei ragazzi?
La logica della lavanda dei piedi è rivoluzionaria e grida all’ipocrisia quando un’insegnante si sente a posto perché ha scritto l’elenco degli obiettivi educativi o ha finito il programma in vista dello scrutinio finale.
Quello che state per leggere è il pezzo che Silvia ha scritto. Dovendolo recitare in teatro, lei ha scelto di far finta di stare al telefono con un’amica. La sorella era in platea e non sapeva che Silvia le avrebbe fatto questa sorpresa. Potete immaginare la gioia? Buona lettura!
“Sì, ho deciso; io voglio fare la maestra! Adoro i bambini e poi mia sorella…Ma come chi è mia sorella? Non conosci Michy?
Michy da bambina aveva problemi con la scuola; leggeva male, non apprendeva, non capiva. Le sue insegnanti pensavano che fosse pigra e ad otto anni le consigliarono di andare da uno psicologo. Quel signore sconosciuto doveva esserle apparso proprio strano perchè le faceva stringere una pallina di carta con la mano. Quel giorno mia sorella ha praticamente urlato al dottore “Io non sono una stupida!
“Sì, avete capito bene: gli ha proprio detto che non era stupida! Alla fine capirono che la mia sorellina era dislessica; praticamente il suo cervello inverte lettere e sillabe durante la lettura e tutto le si confonde.
Ma piano piano, con tanta fatica e serate passate sui libri con mamma, Michela ha superato le scuole elementari, con grande sorpresa delle insegnanti per i progressi fatti in soli due anni. Alle scuole medie, solo la professoressa di italiano aveva fiducia in lei. Quella signora strana, con un cuore grande, le trasmetteva la forza necessariaper andare avanti, anche attraverso l’attività teatrale che curava a scuola.
E sarebbe bello, un giorno, proprio in un teatro, raccontare la storia di mia sorella!
E cmq grazie a questa professoressa, Michela non era più la bambina insicura di qualche anno prima, ma una ragazza forte, in grado di superare qualsiasi ostacolo. Vuoi sapere il finale?
Ora, mia sorella ha ventidue anni, fa la babysitter e aiuta una bambina che sta vivendo ciò che lei ha provato e superato.
Io la ammiro, perché è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi da sola, mandando a quel paese chi la demoralizzava.
Dalla sua storia ho imparato che non bisogna arrendersi mai! Che è giusto rincorrere i propri sogni, non perdendo mai la grinta. Bisogna credere in noi stessi, proprio come ha fatto Michy”.
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Per scrivere alla prof.ssa Maria Cristina Corvo: cristina@gspa.it
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