"Per entrare nella gloria bisogna passare attraverso la passione"

Omelia di papa Francesco nella Chiesa di San Stanislao a Roma

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Riportiamo il testo dell’omelia tenuta questa mattina da papa Francesco nella Messa celebrata per la Comunità Polacca di Roma nella chiesa di San Stanislao in Via delle Botteghe Oscure a Roma, in ringraziamento della canonizzazione di papa Giovanni Paolo II, avvenuta domenica 27 aprile in Piazza San Pietro, insieme a quella di papa Giovanni XXIII.

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Nel brano degli Atti degli Apostoli abbiamo ascoltato la voce di Pietro, che annuncia con forza la risurrezione di Gesù. Pietro è testimone della speranza che è in Cristo. E nella seconda Lettura è ancora Pietro che conferma i fedeli nella fede in Cristo, scrivendo: «Voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti …, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio» (1,21).

Pietro è il punto di riferimento saldo della comunità perché è fondato sulla Roccia che è Cristo.

Così è stato Giovanni Paolo II, vera pietra ancorata alla grande Roccia.

Una settimana dopo la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, ci siamo radunati in questa chiesa dei polacchi in Roma, per ringraziare il Signore del dono del santo Vescovo di Roma figlio della vostra Nazione. In questa chiesa dove Egli è venuto più di 80 volte! E’ sempre venuto qui, nei diversi momenti della sua vita e della vita della Polonia.

Nei momenti di tristezza e di abbattimento, quando tutto sembrava perduto, egli non perdeva la speranza, perché la sua fede e la sua speranza erano fisse in Dio (cfr 1 Pt 1,21). E così era pietra, roccia per questa comunità, che qui prega, che qui ascolta la Parola, prepara ai Sacramenti e li amministra, accoglie chi ha bisogno, canta e fa festa, e da qui riparte verso le periferie di Roma…

Voi, fratelli e sorelle, fate parte di un popolo che è stato molto provato nella sua storia. Il popolo polacco sa bene che per entrare nella gloria bisogna passare attraverso la passione e la croce (cfr Lc 24,26). E lo sa non perché l’ha studiato, lo sa perché lo ha vissuto. San Giovanni Paolo II, come degno figlio della sua patria terrena, ha seguito questa via. L’ha seguita in modo esemplare, ricevendo da Dio una spogliazione totale. Per questo “la sua carne riposa nella speranza” (cfr At 2,26; Sal 16,9).

E noi? Siamo disposti a seguire questa strada?

Voi, cari fratelli, che formate oggi la comunità cristiana dei polacchi a Roma, volete seguire questa strada?

San Pietro, anche con la voce di san Giovanni Paolo II, vi dice: «Comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri» (1 Pt 1,17). E’ vero, siamo viandanti, ma non erranti! In cammino, ma sappiamo dove andiamo! Gli erranti non lo sanno. Siamo pellegrini, ma non randagi – come diceva san Giovanni Paolo II.

I due discepoli di Emmaus all’andata erano erranti, non sapevano dove sarebbero andati a finire, ma al ritorno no! Al ritorno erano testimoni della speranza che è Cristo! Perché avevano incontrato Lui, il Viandante Risorto. Questo Gesù, è il Viandante Risorto che cammina con noi. E’ qui Gesù oggi, è qui fra noi. E’ qui nella sua Parola, è qui sull’altare, cammina con noi, è il Viandante Risorto.

Anche noi possiamo diventare “viandanti risorti”, se la sua Parola riscalda il nostro cuore, e la sua Eucaristia ci apre gli occhi alla fede e ci nutre di speranza e di carità. Anche noi possiamo camminare accanto ai fratelli e alle sorelle che sono tristi e disperati, e riscaldare il loro cuore con il Vangelo, e spezzare con loro il pane della fraternità.

San Giovanni Paolo II ci aiuti ad essere “viandanti risorti”. Amen.

[© Copyright 2013- Libreria Editrice Vaticana]
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ZENIT Staff

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