Moltissimi ne hanno sentito parlare, non tutti sanno con precisione di cosa si tratta, ancora meno (ma non così pochi) sono quelli che hanno fatto questa esperienza. Da circa un millennio, il Cammino di Santiago attrae migliaia di persone da tutto il mondo e ha ispirato film ed opere letterarie.
Nata come pellegrinaggio, oggi la via che porta alle reliquie dell’apostolo San Giacomo, patrono di Spagna, viene percorsa da tanta gente con le più disparate motivazioni: se per molti è ancora un pellegrinaggio religioso, altri loro lo vivono come un’esperienza di trekking, volta a sfidare la propria resistenza fisica.
Per altri ancora è un modo per scaricare lo stress metropolitano, percorrendo migliaia di chilometri in mezzo a una natura rigogliosa e incontaminata.
Per chiunque, tuttavia, è più o meno esplicita una motivazione spirituale: mettersi in marcia verso una meta è un modo come un altro per mettersi alla ricerca di se stessi e, in modo più o meno consapevole, di Dio.
È anche per questo che lungo il Cammino di Santiago si incontrano persone delle più diverse nazionalità e culture: italiani, francesi, tedeschi, olandesi, americani del Nord e del Sud, coreani; cattolici e non cattolici, credenti e non credenti.
C’è chi va in gruppo e sono i più numerosi: alcuni si affidano a tour operator organizzati, prenotando di volta in volta gli hotel lungo il percorso, e affidando i bagagli più pesanti ai pullman. Altri lo vivono come un’avventura allo stato puro.
C’è chi fa il Cammino, accompagnato da una sola persona: la moglie, il marito, il fidanzato, la fidanzata, il fratello, la sorella o l’amico del cuore. Altri procedono alla volta di Santiago in totale solitudine, stringendo amicizie durante il viaggio.
Non è difficile, oltretutto, rivedere le stesse persone a distanza di giorni o di settimane ed ogni volta è l’occasione per raccontarsi come sono andate le precedenti tappe, se si è incontrato cattivo tempo, se i piedi fanno male o meno.
Percorrere il Cammino di Santiago significa immergersi in una natura spettacolare. In particolare chi va in primavera deve scontare il clima umido e gli sferzanti venti atlantici, munendosi di impermeabili e scarponi robusti per fronteggiare le frequenti precipitazioni e l’abbondante fango.
La ricompensa è il meraviglioso spettacolo floreale che accompagna lo sguardo del pellegrino, la fitta vegetazione, i prati quasi “all’inglese” per le abbondanti piogge, i querceti e i boschi di eucalipti con il loro penetrante profumo.
Così si presenta la tratta più affollata del Cammino di Santiago, che solca a metà l’intera Galizia e che richiede mediamente dai cinque ai sette giorni a piedi, passando per cittadine come Sarrìa, Portomarìn, Arzuà e Palas do Rei.
C’è però chi il Cammino vuole percorrerlo per intero, partendo da Roncisvalle, e proseguendo lungo la più soleggiata tratta sub-cantabrica che attraversa grandi città come Pamplona, Burgos e Leon. In tal modo sarà necessario circa un mese per raggiungere la verdissima e boscosa Galizia.
È quanto hanno fatto Giorgio, 25 anni, e Delia, 21, di Alatri (Frosinone), che hanno voluto coprire l’intero Cammino, arrivando a fare anche 39 km al giorno. Eppure, assicurano i due giovani, ci sono persone ben più anziane di loro che ne hanno percorsi ancora di più.
Ogni giornata richiede mediamente una ventina di km al giorno in circa 6-7 ore, con frequenti soste in rifugi spesso somiglianti a baite alpine: 15-20 minuti per rifornirsi di caffè e cioccolato o - se è l'ora di pranzo - di assaggiare qualche specialità locale come il pulpo a la gallega o la empanada di baccalà, e si riparte, non prima di aver impresso di volta in volta il sello, ovvero il timbro sulla credenziale del pellegrino che certifica l’effettivo proseguimento del viaggio.
Lungo il Cammino si prende subito familiarità con i simboli: la conchiglia con sopra impressa la celeberrima Croce di Santiago; il bastone con la caratteristica zucca secca, legata a mo’ di borraccia; le immancabili frecce gialle che indicano la direzione da seguire; i cippi che indicano i km mancanti, rassicurando i pellegrini sull’avvicinarsi alla meta.
Durante la marcia non mancheranno i momenti critici: non ce la faccio più, mi fanno male le gambe, piove, fa freddo, fa caldo… Eppure c’è sempre quella sensazione di fondo di non essere mai soli, di trovarsi a parlare una sorta di linguaggio universale con decine di altri pellegrini con cui scambiarsi il consueto saluto: buen camino!
A 5 km dalla fine del pellegrinaggio, si giunge al Monte do Gozo (Monte della Gioia) da cui per la prima volta si scorge in lontananza la meta. Santiago è sempre più vicina. Si inizia a scendere di quota, poi finalmente si giunge in città: ad accogliere i pellegrini la scritta in rosso Santiago de Compostela.
Il cammino però non è ancora finito! Ancora 3 km mancano dalla cattedrale. Per i pellegrini è il momento dell’ultimo sforzo. In lontananza si ode il suono di una cornamusa, retaggio delle sempre vive tradizioni celtiche di questa regione.
Passando sotto l’arco che collega la cattedrale al seminario e alla relativa foresteria, si incontra il suonatore ambulante, poi il magnifico spettacolo della piazza e di una chiesa che, in quasi mille anni, è stata ricostruita ed aggiornata secondo i principali stili degli ultimi otto secoli: romanico, gotico, barocco, neoclassico.
Chi ha percorso il Cammino di Santiago per motivi devozionali si mette in fila per la Compostela, la pergamena che attesta l’avvenuto pellegrinaggio, una vera ricompensa alle fatiche di giorni o anche settimane, trascorsi a piedi, a cavallo o in bicicletta.
Poi, all’interno della cattedrale, lo spettacolo del botafumeiro, il più grande incensiere del mondo che, oscillando dal soffitto del santuario, arriva a ruotare in un diametro di una cinquantina di metri.
L’abbraccio alla statua di San Giacomo è il suggello finale dell’intero pellegrinaggio. Sulle spalle dell’Apostolo il pellegrino pone tutte le fatiche del suo viaggio, le sue gioie e i suoi dolori, le intenzioni di preghiera sue e dei suoi cari. In molti casi con la promessa di tornare ancora.