Per la prima volta nella storia, l'Ungheria ha riconosciuto le sue responsabilità nella tragedia dell’Olocausto. Secondo quanto riferito alla Radio Vaticana da mons. János Székely, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest, il 23 gennaio scorso, davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, "l’ambasciatore ungherese presso l’Onu ha chiesto ufficialmente scusa per il ruolo che il suo Paese ha svolto durante l’Olocausto".

Dall’ottobre 1944 al gennaio 1945, l’Ungheria fu guidata infatti dalle Croci Frecciate, un partito filonazista e antisemita. Durante questo tragico periodo migliaia di ebrei vennero deportati nei campi di sterminio. Inoltre i rappresentanti del Paese di allora parteciparono attivamente agli omicidi di massa. 

In occasione delle commemorazioni per il 70° anniversario dell’Olocausto - celebrate ieri dal cardinale Peter Erdö, insieme al rabbino capo di Budapest, Slomó Köves - il Paese ha voluto quindi assumersi pubblicamente le responsabilità della sua politica di allora.

"L’ambasciatore, a nome dell’Ungheria - ha raccontato mons. Székely - ha chiesto scusa alle vittime 'perché lo Stato ungherese non è riuscito a proteggere i suoi cittadini dalle deportazioni'". E ha aggiunto che “le scuse di oggi devono far parte della memoria e dell’identità nazionale ungherese”.

In occasione della Giornata della Memoria di oggi, a Budapest - riferisce sempre l'emittente vaticana - si svolgerà, nella Casa della Memoria dell’Olocausto, una marcia silenziosa guidata dal rabbino Köves, per rendere omaggio alle vittime con l’accensione delle candele.