Fare spazio agli altri: la sfida della disuguaglianza economica

Niente più paesi poveri entro il 2035?

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Uno dei temi discussi durante il recente Forum Economico Mondiale di Davos, ha riguardato la distribuzione della ricchezza.

Un rapporto pubblicato da Oxfam poco prima dell’inizio del Forum riferisce la non trascurabile notizia che le 85 persone più ricche del mondo detengono la stessa quota di ricchezza del 50% più povero dell’intera popolazione mondiale.

Secondo il rapporto sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è cresciuta negli ultimi 30 anni. Al tempo stesso, dal 1980 al 2012, l’1% più ricco visto aumentare il proprio reddito in 24 paesi su 26.

L’estrema disuguaglianza economica sta danneggiando e preoccupando per molte ragioni: è moralmente discutibile; può avere impatti negativi sulla crescita economica e sulla riduzione della povertà; può determinare molteplici problemi sociali”, afferma il rapporto.

Non vi sono solo cattive notizie, infatti Oxfam rileva che durante l’ultimo decennio, alcuni paesi dell’America Latina hanno ridotto il livello di disuguaglianza economica.

Oxfam fa appello ai leader politici ed economici mondiali riuniti a Davos, perché assumano misure concrete per assicurare una distribuzione più equa della ricchezza.

Non è un problema limitato ai soli Stati Uniti, spesso accusati di una diseguale distribuzione della ricchezza. In Europa, ad esempio, la ricchezza aggregata delle 10 persone più ricche supera la totalità dei costi delle misure di stimolo implementate in tutta l’Unione Europa tra il 2008 e il 2010 (€ 217.000.000.000 contro € 200.000.000.000).

Oxfam ha anche sottolineato che le politiche di austerity stanno avendo un impatto sproporzionato sulla gente più povera e sulla classe media.

Il rapporto menziona i dati del Credit Suisse, secondo i quali il 10% della popolazione mondiale detiene l’86% di tutto il patrimonio mondiale.

Uno dei principali temi è relativo all’evasione fiscale. Oxfam afferma che, secondo i suoi dati, la totalità del denaro custodito nei paradisi fiscali off-shore equivale all’intero PIL annuale degli Stati Uniti.

Secondo le Prospettive dell’Agenda Globale 2014, pubblicate lo scorso anno dal World Economic Forum, il secondo dei 10 principali trend di quest’anno sta riscontrando delle disparità sempre più crescenti.

Trovare una soluzione non è facile. Le politiche più semplicistiche basate sull’aumento della pressione fiscale sui più ricchi o sull’intervento statale in economia si sono rivelate dei completi fallimenti.

Papa Francesco è senz’altro noto per la sua preoccupazione per i poveri. Nel suo messaggio al Forum Economico di Davos, il Papa riconosce il sostanziale contributo reso al progresso umano dalla comunità finanziaria ed imprenditoriale.

Il Santo Padre osserva anche che i successi di questo business hanno ridotto la povertà per molta gente. Al tempo stesso, ha aggiunto, ci sono ancora molte persone che sperimentano l’insicurezza economica.

“Non si può tollerare che migliaia di persone muoiano ogni giorno di fame, pur essendo disponibili ingenti quantità di cibo, che spesso vengono semplicemente sprecate”, afferma il Papa.

Il Pontefice  invita poi sia i politici che i businessmen a trovare soluzioni a tale problema. “Infatti – scrive – coloro che, con il loro ingegno e la loro abilità professionale, sono stati capaci di creare innovazione e favorire il benessere di molte persone, possono dare un ulteriore contributo, mettendo la propria competenza al servizio di quanti sono tuttora nell’indigenza”.

Citando Benedetto XVI, il Papa invoca l’apertura ad una visione trascendente della persona e a processi che porterebbero ad una miglior distribuzione della ricchezza.

La comunità finanziaria ed imprenditoriale internazionale, ha sottolineato, è piena di persone motivate da alti ideali, che si preoccupano genuinamente per gli altri. “Vi esorto, perciò, ad attingere a queste grandi risorse morali e umane, e ad affrontare tale sfida con determinazione e con lungimiranza”, afferma il Santo Padre nel messaggio.

“Senza ignorare, naturalmente, la specificità scientifica e professionale di ogni contesto, vi chiedo di fare in modo che la ricchezza sia al servizio dell’umanità e non la governi”, aggiunge.

Il contributo positivo del business e dell’economia di mercato è sottolineato anche in un saggio pubblicato lo scorso 21 gennaio da Bill e Melinda Gates sull’Australian newspaper.

I paesi poveri non sono condannati a rimanere poveri, affermano i coniugi Gates. Dal 1960, in Cina il reddito reale pro capite è aumentato di otto volte, in India è quadruplicato, mentre in Brasile è quasi quintuplicato.

Sebbene vi siano ancora molti problemi in Africa, i Gates osservano che i redditi pro capite sono mediamente aumentati di due terzi dal 1998.

Entro il 2035, prevedono, “quasi non vi saranno più paesi poveri nel mondo”.

Un traguardo che richiederà numerose difficoltà e decisioni non soltanto politiche o economiche, ma, come spiega papa Francesco, un’apertura al trascendente. Nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, il Papa afferma: “Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene”.

[Traduzione a cura di Luca Marcolivio]

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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