Nuovo arresto per mons. Nunzio Scarano

L’ex contabile dell’Apsa finisce per la seconda volta in manette con l’accusa di “finte donazioni” per milioni di euro, provenienti da società off shore e poi transitate sul suo conto Ior

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Non c’è tregua per monsignor Nunzio Scarano. L’ex contabile dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, è stato nuovamente arrestato oggi dalla Guardia di Finanza con l’accusa di “finte donazioni” per milioni di euro.

Ricevuta la nuova misura cautelare, “monsignor 500” (veniva così chiamato in Vaticano per l’abitudine di aprire il portafoglio e mostrare le banconote viola) è stato colto da un malore che il suo legale, Silverio Sica, ha definito un “attacco depressivo”. L’avvocato ha infatti depositato una richiesta di visita psichiatrica per il prelato, che – ha detto – “in questo momento è molto provato”.

Le “finte donazioni” nel mirino della Guardia di Finanza provenivano da società off shore ed erano poi transitate su conti dello Ior (congelati nel luglio 2013 dopo il primo arresto ndr) nella disponibilità di Scarano, accusato di concorso in riciclaggio e falso in atto pubblico. Sono in corso, inoltre, sequestri di beni immobili e disponibilità finanziarie per milioni di euro. E ordinanze cautelari sono state eseguite anche nei confronti di un professionista e un altro sacerdote.

Per il 61enne Scarano si tratta del secondo arresto dopo quello del 28 giugno 2013 che lo vedeva imputato del triplice reato di truffa, corruzione e calunnia. Il monsignore salernitano era finito al centro delle indagini in seguito ad alcuni controlli su “strane manovre” finanziarie da lui attuate in Svizzera, in collaborazione con lo “007” Giovanni Maria Zito, ex funzionario del Servizio segreto interno, sottufficiale dei carabinieri, espulso alcuni mesi fa dall’AISI, e il broker Giovanni Carenzio.

Le “manovre” in questione erano volte a far rientrare dal territorio elvetico, con un aereo privato, ben 20 milioni di euro liquidi destinate ad una famiglia napoletana amica dell’alto prelato. Il piano fallì a causa del ‘ripensamento’ di Carenzio, il quale, nel momento della consegna del denaro da trasferire in Italia, non si presentò all’imbarco con il ‘bottino’.

La Santa Sede, attraverso il portavoce padre Federico Lombardi, aveva confermato all’epoca “la sua disponibilità a una piena collaborazione” con le competenti autorità italiane sul caso. Al processo con rito abbreviato in corso a Roma, si sono costituite parti civili anche la Presidenza del Consiglio e l’AISI su richiesta per il danno all’immagine subito per la presenza di Zito, che avrebbe dovuto pilotare l’aereo privato.

Intanto dalla Sala Stampa vaticana smentiscono ora la presenza della Guardia di Finanza nella sede dello Ior.

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Per maggiori informazioni:

http://www.zenit.org/it/articles/santa-sede-pronta-a-collaborare-con-la-giustizia-italiana-per-le-indagini-su-mons-scarano

http://www.zenit.org/it/articles/congelati-i-fondi-ior-a-mons-nunzio-scarano

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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