Franco Corelli, il tenore devoto a Lourdes

A dieci anni dalla sua scomparsa, il mondo ricorda il leggendario interprete che, prima di entrare in scena, beveva sempre un sorso dell’acqua prodigiosa della Grotta della Madonnina

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Il 29 ottobre di dieci anni fa, moriva a Milano Franco Corelli, tenore leggendario, uno dei più grandi di tutti i tempi. I giovani forse non lo ricordano, anche perchè la musica lirica, patrimonio eccelso del nostro Paese e dell’umanità, è trascurata dai media. Ma Corelli fa parte di quella schiera di leggendari interpreti italiani, come Enrico Caruso, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Renata Tebaldi, Giulietta Simionato e tanti altri, che hanno fatto la storia del Belcanto. I loro nomi sono magici, conosciuti in tutto il mondo. Pronunciandoli, suscitano ricordi, emozioni, sorrisi di simpatia, perfino se ci si trova in nazioni lontanissime dalla nostra cultura, come il Giappone, la Cina, la Corea.

La natura aveva dotato Corelli di un mezzo vocale straordinario. Ma egli non si era adagiato su quel dono. Ha faticato tutta la vita per migliorarne l’efficienza e per renderlo duttile al servizio delle creazioni dei sommi compositori, raggiungendo traguardi di perfezione assoluta. I critici lo avevano definito “il principe dei tenori”.

Ma nonostante la fama leggendaria, Corelli visse sempre come una persona qualunque. Nessuna esibizione di grandezza, nessun atteggiamento divistico, nessuna eccentricità.  Nel 1958 aveva sposato una cantante lirica, Loreta Di Lelio, che, dopo il matrimonio, aveva immediatamente abbandonato la carriera per stare sempre accanto al marito. Non ebbero figli e Loretta dedicò ogni attimo della sua esistenza a Franco. Fu la sua consigliera più preziosa, il suo sostegno psicologico e morale più forte nelle difficoltà. Vissero serenamente inseparabili. E ora anche Loretta se ne è andata silenziosamente nel gennaio scorso.

La grandezza artistica di Corelli è fortunatamente affidata alle incisioni discografiche, che sono molte e tutte straordinarie. Ascoltandole, ci si rende conto che era veramente un grandissimo interprete. Della sua vita privata, invece, si conosce poco. Conduceva un’esistenza estremamente riservata.  Aveva un profondissimo senso del dovere. Mai cancellato una recita. Mai arrivato in palcoscenico poco preparato. Mai creato polemiche, difficoltà, incomprensioni.

Un dettaglio della sua vita, tenuto rigorosamente riservato, riguarda la sua devozione per la Madonna di Lourdes. Non so se sia mai andato in pellegrinaggio a Lourdes. Era un tipo riservato, che non parlava mai di se stesso. Ma so che portava sempre con se una bottiglietta di acqua di Lourdes, e prima di entrare in scena, beveva sempre un sorso di quell’acqua.

“Una stupida superstizione”,  dirà qualcuno. Può darsi. Ma può darsi anche di no. Se fosse stata superstizione, Corelli avrebbe compiuto quel rito accompagnandolo con gesti ridicoli e irrazionali, strani segni di croce ripetuti e cose del genere, come fanno i superstiziosi autentici. Invece, Corelli era diverso.Quell’azione la compiva con devozione vera,  nel segreto del suo camerino, mai alla presenza di estranei,  e non ne parlava mai con nessuno. La cosa era saputa solo dal ristretto entourage del tenore, dalla moglie Loretta che doveva a volte compiere autentiche acrobazie per far venire da Lourdes la bottiglietta dell’acqua della Madonna.

Il rapporto di Franco Corelli con il canto lirico è sempre stato di grande impegno accompagnato da profonda ansia. Prima di andare in scena, Franco si sentiva schiacciato da responsabilità grandi e da paure grandissime. Nei giorni che precedevano le recite, non parlava con nessuno per non affaticare la voce. Se la temperatura era fredda, non usciva dall’albergo neanche per fare una breve passeggiata. E dopo la recita in teatro, raramente si concedeva l’abituale relax, la cena con gli amici per festeggiare, come fanno in genere tutti i cantanti lirici.

Corelli è stato un tenore che ha sempre sofferto molto per il canto, per dare alla sua arte la perfezione assoluta. Ma questo “perfezionismo”  esasperato comportava ansie, paure, insicurezze, che facevano soffrire. Ed egli, per vincerle, cercava aiuto anche nella fede, nella preghiera, nell’acqua prodigiosa della Madonna di Lourdes.

Nessuno sa perché avesse tanta fiducia nell’acqua di Lourdes. Chi veniva a conoscenza di quella sua abitudine, in genere sorrideva sarcasticamente. Ma io sono sempre stato  convinto che quell’acqua rappresentasse per Corelli un suo legame con il soprannaturale, in cui credeva. Un legame con la Madonna, che venerava. Un segno di quella fede che aveva dentro.

I santi insegnano che l’uomo esprime la propria fede anche attraverso gesti esteriori. Madre Teresa diffondeva ovunque la celebre “medaglia miracolosa” della Madonna, secondo la devozione fatta conoscere da Santa Caterina Labouré. Un giorno chiesi a Madre Teresa se fosse importante portare al collo quella medaglietta della Madonna o se fosse invece solo un gesto di vanitosa esteriorità. Rimase alcuni attimi in silenzio prima di rispondere.

Poi disse: “E’ un segno. Lei ha certamente nel portafoglio la foto di sua moglie e dei suoi figli. Tenere quelle immagini, che magari sono sbiadite e stropicciate, è un segno di affetto. Così portare al collo la medaglietta della Madonna è un segno di affetto, come tenere la foto di un proprio caro nel portafoglio”. Corelli, ricorrendo a quell’acqua, chiedeva un aiuto per la fatica immane che stava per affrontare. E lo chiedeva alla Madonna perché  “credeva” che lei lo avrebbe certamente aiutato.

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Renzo Allegri

*Renzo Allegri è giornalista, scrittore e critico musicale. Ha studiato giornalismo alla “Scuola superiore di Scienza Sociali” dell’Università Cattolica. E’ stato per 24 anni inviato speciale e critico musicale di “Gente” e poi caporedattore per la Cultura e lo Spettacolo ai settimanali “Noi” e “Chi”. Da dieci anni è collaboratore fisso di “Hongaku No Tomo” prestigiosa rivista musicale giapponese. Ha pubblicato finora 53 libri, tutti di grandissimo successo. Diversi dei quali sono stati pubblicati in francese, tedesco, inglese, giapponese, spagnolo, portoghese, rumeno, slovacco, polacco, cinese e russo. Tra tutti ha avuto un successo straordinario “Il Papa di Fatima” (Mondadori).

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