La famiglia prega, custodisce la fede e vive la gioia. Lo ha detto papa Francesco in occasione della Santa Messa per la Giornata della Famiglia, uno degli ultimi eventi in calendario per l’Anno della Fede.
Davanti a oltre 100mila pellegrini accorsi in piazza San Pietro, il Pontefice ha preso in analisi il Vangelo del giorno (Lc 18,9-14), sottolineando innanzitutto che, anche in famiglia, l’esempio da seguire è quello del pubblicano e non quello del fariseo.
La nostra preghiera deve dunque essere “umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie”, riconoscendoci bisognosi del “perdono” e della “misericordia” di Dio.
Quando si prega in famiglia, ha proseguito il Papa, “ci vuole semplicità”: recitare il Padre Nostro quando si è seduti a tavola “non è una cosa straordinaria”, anzi “è facile”. Anche pregare il Rosario in famiglia “è molto bello” e “dà molta forza”.
Ogni membro della famiglia, poi, deve pregare per gli altri: “il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni”, ha aggiunto il Santo Padre.
Sul secondo punto dell’omelia, relativo alla custodia della fede, papa Francesco ha citato San Paolo (cfr. 2Tm 4,7) che seppe conservare la fede non nascondendola “sottoterra, come quel servo un po’ pigro”, né limitandosi a “difenderla” ma “l’ha annunciata, irradiata, l’ha portata lontano”.
San Paolo volle portare il Vangelo tra i pagani e per farlo dovette opporsi “a quanti volevano conservare, ‘imbalsamare’ il messaggio di Cristo nei confini della Palestina”.
L’Apostolo delle Genti è l’esempio di un cristiano delle origini che “senza paura” ha portato il messaggio di Cristo in “territori ostili”: così come Paolo aveva ricevuto la fede, la volle donare e lo fece “spingendosi nelle periferie, senza arroccarsi su posizioni difensive”.
Prendendo esempio da San Paolo, le famiglie cristiane di oggi non devono tenere la fede per sé come fosse un “bene privato” o un “conto in banca” ma “condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri”.
Se è vero, poi, che molte famiglie, specie le più giovani sono spesso “di corsa” e “molto affaccendate”, il Pontefice ha invitato a includere in questo dinamismo la “corsa della fede”.
Facendo riferimento ad alcune delle testimonianze ascoltate ieri in piazza San Pietro, Francesco ha poi ribadito che le “famiglie cristiane”, in quanto tali sono “famiglie missionarie” anche “nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede”.
In merito all’ultimo punto, il Santo Padre ha sottolineato che la “gioia vera” che si vive in famiglia non è “qualcosa di superficiale”, né viene dalle “circostanze favorevoli” ma scaturisce “da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita”.
La vera fonte di questa gioia è però “la presenza di Dio” con “ il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti”. Il suo è anche un “amore paziente” e la virtù della pazienza va sempre coltivata in famiglia; altrimenti si “perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia”.
In conclusione dell’omelia, papa Francesco ha ricordato che “la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società” e ha indicato ad esempio la “santa Famiglia di Nazaret”, esortando a vivere “con fede e semplicità”.