Diana – La storia segreta di Lady D

Il film di Olivier Hirschbiegel cerca di far luce sulla vera personalità della “Principessa dei cuori”

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Il 31 agosto 1997 si spegneva tragicamente la donna più bella e famosa del mondo. Lo sgomento ed un sorprendente dolore collettivo, coinvolse non solo la popolazione britannica, ma l’intero pianeta. Un dolore di massa, dunque.

I funerali furono seguiti in diretta da milioni di telespettatori. La residenza della principessa del Galles fu invasa da fiori, omaggi, peluche, bigliettini d’affetto. E non è eccessivo ritenere che proprio con Diana sia cominciata una nuova epoca ed un nuovo modo di intendere la stampa, il successo e la fama.

Diana – La storia segreta di Lady D, la pellicola cinematografica, diretta da Oliver Hirschbiegel e giunta nelle nostre sale il 3 ottobre, narra gli ultimi due anni di vita di Lady D. Dopo il divorzio spinoso e doloroso dal principe Carlo, la giovane ed avvenente “Principessa dei cuori”,decide di mettere in atto un piano di lancio della propria immagine personale, con l’obiettivo di diventare un’icona di stile, charme, eleganza, bellezza, ma anche di concreto impegno civile, partecipando a campagne umanitarie con la Croce Rossa e attivandosi per varie attività benefiche, tra cui la famosissima asta dei suoi abiti per una raccolta fondi.

A questi grandi slanci di umanità si contrappongono vertiginosi bisogni d’amore, d’affetto e di attenzioni di cui la principessa, a causa del suo sfortunato matrimonio, non aveva potuto godere pienamente. È così che il medico pakistano Hasnat Khan, riesce a far breccia nel suo cuore. Comincia una tormentata storia d’amore, vissuta all’ombra della stampa, con sotterfugi e brevi fughe d’amore. Ma tutto questo non era destinato a durare.

A causa delle pressioni della stampa e del diniego della famiglia pakistana di Hasnat, fortemente legata alla religione ed alle tradizioni musulmane, anche l’intenzione di convolare a nozze fallisce miseramente. Sopraggiunge l’estate. Un’estate che sembra destinata ad essere trascorsa in solitudine da Diana che, invece, riceve ed accetta l’invito del miliardario Al Fayed per trascorrere qualche giorno in giro per le coste più belle d’Europa a bordo di un panfilo comprato appositamente per l’occasione.

Sui giornali impazzano le indiscrezioni, le foto della coppia, i titoli ad effetto che fanno a pugni con le immagini assai recenti della principessa impegnata nella difficilissima ed importantissima campagna contro le mine antiuomo. Si conclude tutto tragicamente con lo scontro mortale nella galleria dell’Alma. Un vortice.

Il film che si apre con la ricostruzione delle ultime ore di vita della principessa, lascia presagire, attraverso un cupo rumore di sottofondo, che la morte sarebbe sopraggiunta inesorabile a spegnere i riflettori puntati sempre e comunque su quei grandi occhi blu. La ricostruzione dei fatti è fedele alle notizie di cronaca e non insinua nello spettatore alcun tipo di spunto fantascientifico sulla triste vicenda di quel caldo agosto parigino. Nessun complottismo, solo una terribile ed inaspettata disgrazia.

Naomi Watts, pur non assomigliando fisicamente a Lady D, riesce a dare spessore al suo personaggio grazie al supporto di un’ottima capacità recitativa. Anche la ricostruzione degli ambienti e della Londra del tempo sono fedeli ed affascinanti.

Lo spettatore, che non è impegnato a dover rintracciare un accurato profilo psicologico dei personaggi, per la verità molto sfumato, ha così la possibilità di poter riflettere non solo sugli avvenimenti, ma sul modo di vivere di chi è alla perenne ricerca del successo, dell’acclamazione, della celebrità da ottenere a tutti i costi.

È una forma di narcisismo che sfocia nella drammatica incoerenza di dover fare i conti con l’appetito dei fotografi, dei curiosi, dei pettegoli e che nello stesso tempo deve fondare tutto proprio sulla loro costante attenzione.

L’ambiguità della figura di Diana è uno degli aspetti più interessanti ed intriganti della sua complicata, avventurosa e, a tratti, comica vita. Divorata dall’incessante bisogno di doversi sentire apprezzata ed amata dal marito, rimasta insoddisfatta da quest’ultimo, riversa tutto il suo costante bisogno di essere qualcuno verso l’esterno, verso il mondo. Ed ecco la voglia di essere sempre sulle prime pagine dei quotidiani e di conquistare le copertine dei tabloid.

Tutto questo non avviene senza colpa, per caso, per volere del destino, perchè era bella e brava. Assolutamente no. Avviene per preciso volere della Principessa. Il suo staff era legato da una sottile linea rossa con tutte le maggiori redazioni della stampa inglese. Le sue uscite pubbliche, le sue visite agli ospedali erano calcolate, anche se questo non pregiudica il reale affetto ed interesse per i bisognosi, gli emarginati, i malati. Solo che a questo slancio di generosità si contrapponeva la sua voglia di primeggiare, di essere contemplata come una creatura straordinaria.

Non è un caso, a detta del Beato Giovanni Paolo II, che Lady D e Madre Teresa siano morte quasi contemporaneamente (a soli cinque giorni di distanza), «è stata la Provvidenza». Due donne, entrambe impegnate nel dare soccorso al prossimo con una considerevole differenza che le divideva. L’una era impegnata nella promozione di sé, del proprio io, totalmente immersa nel culto della celebrità (proprio del nostro tempo, in cui il rimbombo mediatico, adesso anche attraverso i social network, ha proporzioni mondiali) è funzione dell’effimero: bellezza, ricchezza, posizione sociale, notorietà; l’altra, invece, lontana dal rumore dei media, silenziosamente operosa ed attiva per la difesa della famiglia e della vita, dedita ai poveri, al rispetto della dignità della donna, dei diritti umani dei più umili.

E George Weigel nella sua accurata biografia sul papa, per chiarire il pensiero di quest’ultimo, scrive: «bellezza, ricchezza […] non sono ostacoli insormontabili alla felicità, ma possono divenire strumenti di grazia soltanto se cedono il passo alla logica della Croce, agli imperativi del dono di sé».

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Valentina Ragaglia

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