“L’Italia ha il dovere di accogliere in modo adeguato i migranti in arrivo a Lampedusa e attraverso le coste di Sicilia, Puglia e Calabria, come ormai da anni la nostra Organizzazione non smette di sollecitare. Nell’ultimo periodo la maggior parte dei migranti arrivati – circa 30.000 dall’inizio dell’anno fino al 30 settembre, di cui 5.800 minori -. Si tratta di persone che provengono da contesti difficili, la maggior parte da paesi in conflitto, che hanno affrontato viaggi e traumi terribili, non da ultimo il tremendo naufragio di qualche giorno fa”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttore Programma Italia Europa di Save the Children.
La situazione in cui versa il CPSA di Lampedusa in queste ore è disastrosa: in seguito ai 97 trasferimenti che ci sono stati ieri (60 adulti, 32 minori non accompagnati e 5 accompagnati), oggi ben 954 persone sono stipate in un centro che ha una capacità massima di accogliere 250 persone.
“Le condizioni di sovraffollamento sono molto gravi – ha affermato Filippo Ungaro, portavoce dell’Organizzazione da Lampedusa -. La gente dorme in stanzoni con fino a 40 tra posti letto e materassi sistemati ovunque per terra, in una situazione igienica precaria. Il padiglione che teoricamente dovrebbe essere riservato a donne e bambini, per una capienza di circa 50 posti, è servito da due bagli, di cui uno rotto. Stanotte, infine, un temporale si è abbattuto sull’isola e le molte persone che dormivano all’aperto non sono riuscite a trovare un riparo adeguato e fino a stamattina non avevano neanche degli abiti asciutti. Stamane alcune famiglie avevano addirittura trovato riparo nell’area danneggiata e mai riparata del CPSA e li abbiamo fatti spostare”.
“Particolarmente grave è la situazione dei minori per i quali al momento, dato il sovraffollamento, non si riesce a garantire spazi autonomi e protetti rispetto a quelli riservati agli adulti, né tantomeno spazi ricreativi. In questo momento i minori, soprattutto quelli sopravvissuti al naufragio, hanno assoluto bisogno di un supporto, anche perché alcuni di loro raccontano di aver perso familiari nell’incidente”, conclude Filippo Ungaro.
L’Organizzazione sottolinea che al momento sono ben 228 i minori presenti ne centro, di cui 161 accompagnati dalla famiglia, mentre 67 sono non accompagnati. Tra di loro vi sono anche i 41 minori superstiti del naufragio di venerdì mattina (40 non accompagnati e uno accompagnato).
La maggior parte dei minori non accompagnati arriva da Eritrea e Somalia, mentre quelli accompagnati provengono da Siria e Palestina. Gran parte di essi ha tra gli 11 e i 17 anni, ma soprattutto tra i minori accompagnati ci sono bambini molto piccoli, anche di 3-4 anni.
“Non è possibile prolungare oltre la permanenza dei minori a Lampedusa, in queste condizioni del tutto inadeguate – ha dichiarato Raffaela Milano – . Sollecitiamo l’impegno di tutte le istituzioni – Comuni, Regioni, Governo centrale – al fine di garantire subito condizioni dignitose di prima accoglienza, in ambienti e con operatori loro dedicati, anche in attesa di soluzioni più adeguate di lungo periodo”.
I minori, spesso non accompagnati, che arrivano via mare in Italia, fuggono da guerre, persecuzioni, fame e povertà per raggiungere le coste italiane, e secondo Save the Children occorre far fronte a questo fenomeno e mettere in campo adeguati strumenti e risorse per evitare il ripetersi di queste tragedie, ma anche per fornire loro un’accoglienza adeguata. Ecco perché due giorni fa parlamentari dei principali schieramenti politici hanno depositato alla camera un Disegno di Legge redatto dall’organizzazione che mira a colmare le principali lacune della nostra normativa in materia. Tra le principali proposte: l’uniformazione delle procedure di identificazione e accertamento dell’età; l’istituzione di un sistema nazionale di accoglienza, con un numero adeguato di posti e standard qualitativi garantiti; l’attivazione di una banca dati nazionale per governare l’invio dei minori che giungono in Italia nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni, sulla base delle disponibilità di posti e di eventuali necessità e bisogni specifici dei minori stessi (attraverso una “cartella sociale”); la garanzia di un fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che non gravi sulle spese dei Comuni di rintraccio; la presa in carico e un sostegno continuativo per i minori in condizioni di particolare vulnerabilità (come le vittime di tratta e di sfruttamento o i richiedenti asilo).
Save the Children è presente dal 2008 a Lampedusa e nelle altre aree di sbarco con mediatori culturali e operatori legali nell’ambito del progetto Praesidium del Ministero dell’Interno, insieme all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, l’OIM e la Croce Rossa Italiana.