In una intervista concessa a FIDES (www.fides.org) l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati, ha detto che “negli ultimi tempi tra la gente è girata la voce che 17 Paesi hanno aperto le porte ai profughi siriani. Questa notizia ha riacceso con più forza anche tra i cristiani l’impulso a lasciare la Siria”.
“Per ora – ha aggiunto – non si tratta di un esodo di massa, ma il fenomeno coinvolge un numero crescente di famiglie”.
Secondo quanto raccontato dall’arcivescovo armeno cattolico i cristiani più ricchi sono già partiti, mentre per gli altri “rimane pericoloso e anche molto costoso ogni tentativo di uscire dal Paese, perché servono tanti soldi. Ma quelli che hanno già raggiunto il Libano adesso sottoporranno agli organismi dell’Onu le loro richieste di espatrio, confidando che siano accolte con prontezza”.
L’arcivescovo Marayati sostiene che “la situazione siriana diventa sempre più complicata, e ogni sua banalizzazione appare fuorviante”. Ad esempio, accanto ai cristiani che fuggono ce ne sono altri che ritornano ad Aleppo dopo essersi rifugiati nell’area costiera di Lattakia, perché “non avevano soldi per pagare l’affitto dell’alloggio e qui possono mandare anche i figli alle scuole, che hanno riaperto”.
In merito alle forze in campo, l’Arcivescovo ha spiegato che bisogna abbandonare l’idea di un fronte unico delle milizie d’opposizione che combattono contro il regime appare ormai da perché tra i ribelli “ci sono tante fazioni che sul campo si combattono tra loro”.
Nei giorni scorsi l’esercito di Assad ha riaperto la strada che univa Aleppo a Homs. L’allentamento dell’assedio ha consentito di far arrivare in città derrate alimentari che mancavano da mesi.
Anche se, sostiene l’Arcivescovo Marayati, il sollievo concreto percepito dalla popolazione è stato finora minimo perché “il cibo diventa sempre più caro, mancano corrente e acqua in molti quartieri”
“Passiamo il tempo a distribuire aiuti alimentari e beni di prima necessità, – ha concluso l’arcivescovo – e le famiglie che li chiedono aumentano sempre. Nei quartieri periferici e nei sobborghi le esplosioni e i bombardamenti continuano. Anche ieri, nel giorno della festa musulmana del Sacrificio, hanno segnato l’intera giornata, senza alcuna tregua”.