“Le persone sane dipendono da sistemi alimentari sani” è lo slogan della Giornata dell’alimentazione, celebrata oggi in tutto il mondo. Un principio indiscutibile. Tuttavia non è solo il sistema alimentare a dover essere risanato, ma un’intera umanità, ancora marcata da individualismo, indifferenza, cultura dello scarto.
È Papa Francesco ad esprimere la dura e triste denuncia. Nel messaggio inviato oggi alla FAO, il Santo Padre non si limita a lanciare un appello affinché si cerchi una soluzione alla malnutrizione, che – scrive – “è una delle sfide più serie per l’umanità”. Ma sviscera il problema rivolgendosi direttamente al cuore dell’uomo, ormai insensibile a questo tipo di problematiche, tanto da considerare la fame “un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema”.
Invece no, urla Bergoglio: “È uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo!”. Non si tratta, infatti, “solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e duratura”.
In particolare, il pensiero di Francesco va a tutte quelle persone che abbandonano le proprie radici per fuggire in altri paesi nella speranza di una vita migliore. “Nessuno sia costretto a lasciare la propria terra e il proprio ambiente culturale per la mancanza dei mezzi essenziali di sussistenza!” afferma.
In un’epoca di progressi scientifici “senza precedenti” – osserva poi il Santo Padre – in una società permeata dalla globalizzazione che “permette di conoscere le situazioni di bisogno nel mondo e di moltiplicare gli scambi e i rapporti umani”, è paradossale che si verifichi ancora questa “chiusura in sé stessi” da parte di singole persone, Stati e Istituzioni.
“Qualcosa – sottolinea il Papa – deve cambiare in noi stessi, nella nostra mentalità, nelle nostre società”. Un passo importante è “abbattere con decisione” le barriere “della schiavitù del profitto a tutti i costi”, non solo “nelle dinamiche delle relazioni umane”, ma anche in quelle “economico-finanziarie globali”. Il Pontefice parla allora dell’urgenza di “educarci alla solidarietà”, una “parola scomoda e messa molto spesso in disparte”, dice, che però deve diventare l’“atteggiamento di fondo nelle scelte a livello politico, economico e finanziario, nei rapporti tra le persone, tra i popoli e tra le nazioni”.
Secondo Bergoglio, per realizzare concretamente questa solidarietà, è necessario “mettere al centro sempre la persona e la sua dignità e mai svenderla alla logica del profitto”. Per questo, essa non può ridursi solo “alle diverse forme di assistenza”, ma operare “per assicurare che un sempre maggior numero di persone possano essere economicamente indipendenti”. Tanti passi sono stati fatti in questa direzione, in diversi Paesi – constata il Pontefice – eppure “siamo ancora lontani da un mondo in cui ognuno possa vivere in modo dignitoso”.
Francesco riflette poi sul tema scelto quest’anno dalla FAO ed esorta ad un ripensamento dei nostri sistemi alimentari “in una prospettiva solidale”, che superi “la logica dello sfruttamento selvaggio del creato” ed orienti “il nostro impegno di coltivare e custodire l’ambiente e le sue risorse per garantire la sicurezza alimentare e camminare verso una nutrizione sufficiente e sana per tutti”. Tutto ciò – spiega – necessita però di un cambiamento degli “stili di vita”, inclusi quelli alimentari, segnati in tante aree da “consumismo, spreco e sperpero di alimenti”, i quali hanno ridotto “circa un terzo della produzione alimentare mondiale”.
Infine il Papa ricorda l’Anno internazionale della famiglia rurale, fissato per il 2014 su iniziativa della FAO. Un’occasione utile per sostenere la famiglia che è “la prima comunità educativa”, dove – sottolinea – si può imparare “ad avere cura dell’altro, del bene dell’altro, ad amare l’armonia della creazione e a godere e condividere i suoi frutti, favorendo un consumo razionale, equilibrato e sostenibile”.
Il problema della fame, dunque, è, secondo il Santo Padre, non solo economico, politico, o di coscienza, ma anche di famiglia. È necessario “sostenere e tutelare la famiglia”, affinché “educhi alla solidarietà e al rispetto”. Un passo, questo, “decisivo per camminare verso una società più equa e umana”. “La Chiesa cattolica – conclude – percorre con voi queste strade, consapevole che la carità, l’amore è l’anima della sua missione”.