Secondo Darwin, come abbiamo visto precedentemente, la natura seleziona gli individui che si adattano meglio all’ambiente, avendo ereditato nel processo evolutivo delle mutazioni biologiche vantaggiose nella lotta per la sopravvivenza. Non si comprende però quale vantaggio avrebbe ottenuto la specie umana in questo processo evolutivo, poiché, come scrive Coggi : « Se ben guardiamo, sembra quasi di dover dire che l’uomo è in un certo senso un animale mal riuscito. La sua vista è cattiva, neppure paragonabile, ad esempio, a quella di un’aquila. L’olfatto è molto scadente. Non si può neppure lontanamente paragonarlo a quello dei cani, per esempio ! L’udito dell’uomo poi non è un gran che. Il nostro gatto ci batte senza la minima difficoltà. L’uomo poi non ha difese naturali : non ha la  corazza delle tartarughe, non ha gli artigli. La forza fisica dell’uomo non è molta. L’uomo non può né correre né nuotare velocemente ; l’uomo poi non ha un rivestimento naturale per difendersi dal freddo, e può morire di freddo e di caldo più facilmente di tanti altri animali. L’uomo non può immergersi nelle profondità delle acque come i pesci ; non può librarsi nelle altezze come gli ucceli del cielo. Parlando dunque dal punto di vista puramente biologico si dovrebbe dire che l’uomo non ha diritto all’esistenza : dovrebbe essere scomparso già da lungo tempo per lasciare posto ad altri animali più dotati dal punto di vista biologico»[i].

Invece, secondo Darwin, la specie umana si è affermata e ha dominato le altre perché ha ereditato delle variazioni biologiche utili per l’adattamento all’ambiente, le quali sono le caratteristiche specifiche dell’uomo: « Lo sviluppo intellettuale, le facoltà morali, la religione stessa»[ii].

Secondo lo studioso della natura, tutte le attività tradizionalmente denominate « spirituali » hanno un’origine biologica. Scrive in proposito Bréhier :

« Per il darwinismo, applicato alle funzioni mentali, morali e sociali, la nozione di uomo si trasforma ; i problemi di genesi e di origine, che prima erano […] rigettate in un al di là metafisico o religioso più o meno oscuro, sembrano dei problemi suscettibili di una soluzione positiva, almeno di principio ; le cause che hanno originato queste funzioni non sono differenti da quelle che noi vediamo agire sotto i nostri occhi, ed è sufficiente di immaginarle agenti durante un tempo abbastanza lungo  e accumulando i loro effetti per esplicitare le forme più complesse. Inoltre, ed è un cambiamento ancora più importante, queste funzioni non sembrano avere senso in se stesse, ma relativamente al loro ruolo di adattamento in un dato ambiente ; si conferisce allo spirito tutto intero un significato biologico»[iii]

Secondo Darwin la biologia  può spiegare l’origine e il funzionamento di tutte le attività umane, perché l’uomo è soltanto un animale più sviluppato della scimmia. Le differenze tra l’uomo e la scimmia sono di carattere quantitativo e non qualitativo ; ad esempio, per quanto riguarda il linguaggio, quello umano, a differenza dello scimmiesco, è  articolato ed è capace di associare suoni e idee.

Darwin afferma a riguardo :

“Tuttavia il linguaggio articolato è particolare all’uo­mo; ma questo adopera in comune con gli animali a lui in­feriori grida inarticolate per esprimere il suo desiderio aiutandosi con i gesti e con i movimenti dei muscoli del volto. Ciò specialmente segue per i sentimenti più sempli­ci e vivaci, che hanno scarso rapporto con la nostra più alta intelligenza. Le nostre grida di dolore, di timore, di sorpresa, di rabbia, unitamente alle azioni appropriate, e il mormorio di una madre al suo diletto bambino, sono più espressivi che qualunque parola. Non è il solo potere di articolare che distingue l’uomo dagli altri animali, perché come tutti sanno, i pappagalli riescono a parlare; ma è la sua grande facoltà di poter riunire suoni definiti con definite idee; e questo ovviamente dipende dallo sviluppo delle facoltà mentali”[iv].

Secondo Darwin i pappagalli possono parlare, ma ciò è assolutamente impossibile perché la parola è espressione di un concetto e il linguaggio animale non può essere di carattere concettuale.

La parola, come insegna la linguistica di de Saussure, è un « significante » (immagine acustica) che rimanda a un « significato » (concetto). Il linguaggio umano è un insieme di « segni », i quali sono il nesso tra significante e significato.

Ad esempio le parole the table, la table, il tavolo sono tre significanti diversi tra loro, ma che rimandano allo stesso significato : un mobile con una forma e un materiale specifico e adibito a usi diversi.

Questo significato o concetto non può essere conosciuto dall’animale, il quale può soltanto percepire dei suoni e può anche ripeterli, come nel caso del pappagallo, ma non può comprendere e comunicare il significato o il concetto delle parole.

San Tommaso utilizzava un metodo fenomenologico ante litteram per analizzare la psicologia umana e lo stesso metodo si può applicare alla psicologia animale, analizzando i comportamenti esterni per risalire da questi alle operazioni psichiche soggiacenti che li provocano.

Per quanto riguarda il linguaggio, i comportamenti degli animali non evidenziano in alcun modo che essi comprendano il significato delle parole. Ammettendo per ipotesi che le scimmie abbiano lo stesso apparato acustico umano, esse  potrebbero, ad esempio, udire i suoni  delle parole pronunciate da un filosofo o da un politico, ma senza capire il significato delle parole e poterlo poi riferire.

Tutti i comportamenti animali manifestano una matrice di carattere materialistico e, nel caso degli animali superiori,  essi associano suoni a immagini : un cane dal suono di una voce può riconoscere la presenza del suo padrone e dal tono della voce che deve smettere di correre ecc.

I significati o concetti delle cose sono svincolati dalla materia e per questo motivo non possono essere conosciuti dagli animali, i quali né possono comprendere le parole né possono parlare, perché la parola, come abbiamo visto, è un significante che rimanda a un significto o concetto, il quale è immateriale.

Il concetto in quanto tale è « concepito » dalla mente umana ed è diverso sia dalle sensazioni che dalle immagini ed è caratterzzato dalla immaterialità, infatti esso prescinde dalle condizione dello spazio e del tempo, cioè dalle condizioni di tutto ciò che è materiale.

Un concetto, una volta che viene formulato, è indipendente da ogni coordinata spazio-temporale e ha quindi valore universale : definito il concetto di uomo, esso di applica a ogni individuo della specie umana da Adamo fino all’ultimo individuo umano che abiterà la terra.

La differenza del concetto o idea dalle immagini, presenti anche negli animali superiori, è qualitativa. Il concetto non è un’immagine sbiadita perché è assolutamente distinto dall’immagine, anche se è accompagnato da immagini.

Per chiarire la differenza tra immagine e concetto gli scolastici medioevali facevano l’esempio del miriagono, cioè di un poligono di dieci mila lati, e dicevano giustamente che è impossibile immaginarlo, mentre il concetto è chiaro e distinto.

La concettualizzazione è una capacità specificamente umana non presente negli animali, la quale, insieme ad altre attività che analizzeremo, è di carattere non materiale ma spirituale.

(La quarta parte è stata pubblicata sabato 5 ottobre. La sesta parte segue sabato 19 ottobre)

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NOTE

[i] R. Coggi, Dio creatore, gli angeli e l’uomo, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2002, p.161.

[ii] E. Bréhier, Histoire de la philosophie. La philosophi e moderne, T. II,  Félix Alcan, Paris 1932, p.612. 

[iii] Ibidem. La traduzione è mia.

[iv] C. Darwin, L’origine dell’uomo, A. Barion, Sesto San Giovanni (Milano) 1926, p. 61. Ho preferito fare riferimento a questa edizione invece che a quella (Newton Compton) utilizzata nelle altre citazioni, perché la traduzione di questo brano mi sembra più fedele all’originale. Cfr. C. Darwin, L’origine dell’uomo, cit., Newton Compton,  pp. 593-594.