A margine della conferenza tenutasi a Montecitorio lunedì 7 ottobre per la presentazione del suo libro “Cyberteologia”, abbiamo intervistato Padre Antonio Spadaro, Direttore de “La Civiltà Cattolica”, il più antico periodico italiano.
Padre Antonio, grazie innanzitutto per la sua disponibilità. Lei nel suo libro parla di “spiritualità della tecnica”. Questa spiritualità insita nell’ambito della tecnica, secondo lei, è stata compresa dal mondo laico? È una potenzialità che il mondo laico comprende?
Penso che la sfida non sia solo per il mondo laico o solo per il mondo cristiano, ma sia per il mondo in generale, cioè per gli uomini di oggi. Il punto è capire cosa sia la tecnologia. Essa può essere intesa come qualcosa di disumanizzante, come è avvenuto spesso nel ’900, oppure può essere intesa come l’espressione della libertà dell’uomo, dei suoi desideri più profondi, della sua capicità di azione e quindi anche delle sue facoltà più elevate, come anche il suo desiderio di Dio. Se leggiamo bene all’interno della tecnologia e del bisogno dell’uomo di esprimersi tecnologicamente, riconosciamo dei valori che fondano anche la spiritualità umana. In realtà la grande sfida di oggi è considerare come il campo di riflessione della tecnologia è esattamente quello delle grandi domande dell’umo e certamente quindi anche il campo della spiritualità umana.
Nel campo ecclesiale come è stato accolto il concetto di cyberteologia? Ci sono state riserve oppure aperture?
L’uno e l’altro nel senso che, ovviamente, è un concetto in movimento e non un dogma, nato da una semplice domanda: oggi la rete ha un impatto sul modo di pensare e la teologia è pensare la fede, “intellectus fidei” è la tradizionale definizione di teologia, quindi la domanda verte sul “se” e sul “come” l’ambiente digitale avrà un impatto sul modo di pensare la fede. All’interno del mondo ecclesiale ho trovato estremo interesse per questo argomento e ho visto come il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e anche l’Ufficio Comunicazioni della Cei si sono mosse con grande interesse in questo campo.
Ricordiamo anche che la cyberteologia è diventata una materia all’Universita Gregoriana… Con un pizzico di orgoglio, ci consenta di dire che la nostra testata è stata la prima a lanciare la notizia della creazione di questa nuova cattedra!
Quest’anno mi è stato chiesto di insegnare questa materia e cercherò di farlo nei limiti di tempo e di disponibilità che ho. Mi ha colpito l’interesse che ha destato, non solo in Italia, ma anche altrove nel mondo, l’inserimento di questa materia nel curricolo teologico. Questo mi conferma sul fatto che è giunto il tempo in cui questa riflessione venga elaborata meglio.
Lei alla fine di agosto ha intervistato Papa Francesco. Sappiamo che le parole del Pontefice hanno fatto il giro del mondo, destando molta attenzione, sia nella nella comunità ecclesiale che nel mondo laico. Quale parole del Papa l’hanno maggiormente colpita e quali sono stati i suoi sentimenti davanti al Papa, che, fra l’altro, è anche un suo confratello?
Certamente l’intervista è stata una grande sorpresa, anzi per me, mentalmente e spiritualmente, non si è trattato solo di un’intervista ma di una vera e propria esperienza spirituale, di grande impatto umano e di grande valore spirituale. Avendola vissuta con questa grande intensità, faccio fatica a trovare un passaggio più importante dell’altro, poiché sono davvero molti i punti importanti toccati dal Papa.
Per approfondimenti o informazioni: www.nicolarosetti.it
(Articolo tratto da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)