Giustizia e solidarietà, nel ricordo di Rosario Livatino

Il presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Franco Miano, sul Convegno diocesano di Ac Agrigento, “Laici gioiosi alla sequela cosciente di Cristo”, al via domani 9 ottobre

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Sono queste giornate particolarmente dolorose per tutti noi. Nei nostri cuori lo strazio per l’ennesima immane tragedia del mare che ha colpevolmente sottratto alla vita centinaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra e dalla disperazione, alla ricerca di rifugio e di speranza. Una tragedia che chiama alla responsabilità e alla solidarietà, che scuote le nostre coscienze, che chiede si metta sempre in primo piano la cura dell’uomo, di ogni uomo, soprattutto il più debole. 

Un tragedia che vede in prima linea ancora una volta la Sicilia e la sua gente. Donne e uomini di buona volontà che con generosità si fanno carico spesso da soli di un’emergenza umanitaria che ha bisogno di risposte che competono innanzitutto all’intero Paese e all’Unione Europea tutta. A partire da leggi adeguate e da una cultura dell’accoglienza e dell’integrazione che vada oltre le piccole coste di Lampedusa. Norme che non dimentichino la misura, ultima e prima, della inviolabile dignità della persona.

Ecco perché il Convegno diocesano dell’Ac agrigentina “Laici gioiosi alla sequela cosciente di Cristo” – in programma domani 9 ottobre 2013, alle ore 16.30 presso il seminario vescovile di Agrigento, con l’intervento dell’arcivescovo mons. Francesco Montenegro e di Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica – sarà preceduto la mattina da “La strada di Rosario Livatino”, un’occasione itinerante di riflessione sui luoghi di vita e di lavoro del giudice martire, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990: dalla casa natale a Canicattì sino al Tribunale di Agrigento, dove si terrà l’incontro con il presidente del Tribunale Luigi D’Angelo.

Mai come oggi la cronaca degli eventi e la rilettura di alcune norme sull’immigrazione attualmente in vigore richiamano alla memoria le parole di Rosario Livatino, quando osservava «la giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio, ma verso il prossimo in quanto immagine di Dio, quindi in modo non riducibile alla mera solidarietà umana; e forse può in esso rinvenirsi un possibile ulteriore significato: la legge, pur nella sua oggettiva identità e nella sua autonoma finalizzazione, è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge, per cui la stessa interpretazione e la stessa applicazione della legge vanno operate col suo spirito e non in quei termini formali».

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ZENIT Staff

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