Lino, un ammalato ultranovantenne, m’aspettava in pigiama, seduto sulla poltrona della sua camera da letto. Risponde al mio saluto e con un bel sorriso mostra tutta la sua riconoscenza.
Mentre parliamo noi due, la cognata ci tiene a confidarmi ad alta voce che Lino quand’era più giovane, era un personaggio molto importante, con incarichi così delicati da riscuotere da tutti grande stima. Lino è stato proprio un grande uomo.
A queste parole, lui subito ribadisce lamentandosene e rammaricandosi che ormai, da anni non è più capace di far niente e che più nessuna sua azione può riscuotere stima da qualcuno. Me lo diceva con una faccia piena di sconforto e di delusione.
Subito tenni a precisare che anche il bambino, almeno a parere di tanti adulti, non fa nessuna azione importante, nessun gesto degno di stima; anzi il suo comportamento è spesso negativo perché spacca, rompe, sporca, danneggia la casa e insudicia i vestiti e combina mille altri guai. Eppure, incapace di fare qualcosa di buono, e, vorrei dire, grazie a questa sua incapacità, ha una mamma che gli ripete in continuazione: amore mio, tu sei il mio tesoro.
Questa mamma è Dio; per lui ognuno di noi è importante non per quello che ha, né per quel che sa fare, ma per quello che è: figlio di Dio. Per me, per te, non c’è ambizione più grande, non c’è diritto più legittimo o motivo più glorioso di cui vantarsi sulla terra.