Non si placano i conflitti religiosi in Myanmar. Il fenomeno dei gruppi nazionalisti buddisti e dei monaci buddisti radicali che alimentano sentimenti anti-musulmani in tutto il paese provoca nuova violenza: una recrudescenza degli attacchi ha causato sei musulmani morti e decine di case distrutte in una settimana nei dintorni di Thandwe, nella parte occidentale del paese, dove la polizia ha nuovamente imposto il coprifuoco.
Di fronte alla violenza che non accenna a cessare, l’Arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo, ha rinnovato un appello alla pace, alla comprensione fra credenti e alla misericordia, come riferisce una nota inviata da Mons. Bo all’Agenzia Fides. Intervenendo a una recente conferenza interreligiosa organizzata dalla Accademia Buddista a Yangon, l’Arcivescovo ha ricordato: “Buddha ha predicato un messaggio di compassione che ha valore universale. Cristo ha annunciato il messaggio ‘Pace in terra’. Gandhi, un indù convinto, è stato apostolo della non violenza”. Facendo appello a tutti leader religiosi, l’Arcivescovo ha detto che “nel nuovo Myanmar non hanno posto discorsi di odio”. “L’Onnipotente ha benedetto la nostra terra . Possiamo essere una nazione con uno sviluppo invidiabile. Ma – prosegue il testo giunto a Fides – come nazione, dobbiamo stare lontano da narrazioni di odio e violenza”. La Chiesa mette in guardia dalla possibilità che il Myanmar diventi “nazione dai conflitti interni cronici”, che frenano il benessere la felicità dei cittadini. “Abbiamo bisogno di celebrare la nostra unità nella diversità: siamo sette grandi tribù e 135 sotto-tribù”, dice l’Arcivescovo e conclude: “Quello tra i figli e le figlie della nostra grande nazione sia un fervido incontro per la pace e l’armonia. E’ necessario inviare un segnale forte a coloro che seminano i semi di disarmonia. Che la nostra voce sia forte, articolata e diffusa dai tetti. La pace scorra come un fiume. Lasciate che i grandi sogni di un futuro Myanmar siano costruiti su giustizia, pace e fratellanza”.
I conflitti fra musulmani e buddisti restano acuti anche nello stato birmano di Rakhine, al confine con il Bangladesh. L’anno scorso, oltre 150 persone sono state uccise e oltre 100.000 sono stati costretti a fuggire dalle loro case. La maggior parte delle vittime sono musulmani Rohingya , gruppo etnico di circa un milione di persone, non ufficialmente riconosciuti in Myanmar e che per questo non hanno cittadinanza.
(Fonte: Agenzia Fides 7/10/2013)