La basilica di S. Marco Evangelista ha un’origine molto antica. Cosi come accertato la scorsa settimana, la sua fondazione risale all’epoca paleocristiana (intorno al V/VI secolo) come confermato da Ferrua e da Krautheimer. Avvenne un rialzamento di quota e la modifica dell’orientamento di 180 gradi, come dimostrato dalle tracce di una nuova pavimentazione in marmo bianco posta al di sopra dell’originario pavimento in opus sectile, corredato da una ‘solea’ in muratura estesa su gran parte della navata centrale. La muratura della seconda fase della basilica di S. Marco era formata dall’utilizzo soprattutto di mattoni risalente al VI secolo. Grazie alle tre campagne archeologiche condotte dall’ottobre del 1988 al febbraio 1990 dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Roma, è stato possibile chiarire le fasi di sovrapposizione delle strutture murarie.
Nell’area del sottoportico di epoca rinascimentale venne rinvenuta parte della primitiva abside di epoca paleocristiana, posizionata allo stesso livello della pavimentazione in opus sectile, le cui murature vennero realizzate in opera listata, simile a quelle cortine che venivano utilizzate tra la fine del III e l’inizio del IV secolo. Nella stessa area venne inoltre messo in evidenza un percorso stradale su cui si affaccia l’abside, che contribuisce in maniera determinante alla conoscenza della rete viaria antica della zona delle Pallacinae. Accanto all’abside, spostato sulla destra, venne rinvenuto un ambiente identificato come ‘battistero’ corredato di una piccola abside, ma particolarmente alterato dalla costruzione di un muro di fondazione del portico superiore. Nonostante questo, è rilevabile il perimetro della vasca cruciforme, corredata da canali di scolo ricavati nella pavimentazione marmorea e in un angolo è ancora visibile un tratto di rivestimento marmoreo parietale, posto al di sopra di uno strato di cocciopesto.
Successivamente l’area venne occupata da una serie di tombe di varia epoca, nonché da ossari moderni, che alterarono l’originale stratigrafia. Tra le varie sepolture rinvenute, due in particolare hanno suscitato l’interesse degli archeologi. Si tratta di due tombe, una coperta cappuccina e una a cassone, situate all’interno dell’alveo di un fognolo che correva parallelamente al corso stradale, le quali, hanno restituito materiale ceramico riconducibile al V-VI secolo. Di grande rilevanza sono le deposizioni rinvenute lungo il settore sud-est della strada che possono essere fatte risalire al XV secolo.
Le analisi murarie hanno rivelato che la prima fase dell’edificio di culto, che ricordiamo influenzata dalle preesistenze di epoca imperiale, fosse impostato in un’unica navata con abside che sfruttò per i lati lunghi di due muri paralleli pertinenti ad una precedente costruzione, debitamente adattati ma solo successivamente utilizzati come sostruzioni per la nuova basilica a tre navate.
Il ritrovamento di questo edificio non rappresenta un unicum tipologico. Questo infatti si può architettonicamente accostare a quello di S. Crisogono in Trastevere e S. Anastasia al Palatino.
La basilica attualmente visibile è in pratica l’impianto realizzato dal pontefice Gregorio IV (827-844), debitamente modificato dagli interventi del XVII e XVIII secolo, nonché dalle precedenti modifiche volute da papa Paolo II durante il XV secolo, in concomitanza con la costruzione di Palazzo Venezia che ne inglobò l’edificio di culto. Cosi come descritto dal secondo libro del Liber Pontificalis, prima di diventare pontefice Gregorio IV era stato il titolare della basilica di S. Marco all’epoca probabilmente diruta o comunque versante in pessime condizioni. Così si spiegherebbe la sua volontà di ricostruirla radicalmente e donarle uno splendido mosaico absidale e un ricco corredo.
L’attuale facciata è formata da una loggia per le benedizioni molto simile a quella delle basiliche di S. Pietro e S. Paolo e viene attribuita a Leon Battista Alberti (o al suo seguace Francesco del Borgo) che la edificò nel 1466.
Gli arredi interni sono riconducibili a varie tipologie ed epoche, anche se l’impostazione principale è chiaramente di gusto barocco.
Elegante è il soffitto ligneo con l’araldica di Paolo II e rappresenta l’unico esempio di soffittatura lignea quattrocentesca conservata a Roma insieme a quello della basilica di Santa Maria Maggiore.
Il mosaico dell’abside raffigura papa Gregorio IV con l’aureola offerente il modello della basilica a Gesù, dinanzi a S. Marco.
Infine molto interessanti sono gli stucchi realizzati agli inizi del ‘700 da Carlo Monaldi raffiguranti San Giacomo Maggiore che battezza Ermogene, San Filippo che battezza l’eunuco, la Vocazione di san Matteo, l’Incredulità di s. Tommaso, San Giacomo Minore e San Paolo e il mago.
(La prima parte è stata pubblicata sabato 28 settembre)
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.