L’intervista di Eugenio Scalfari a Papa Francesco, precedente al dramma umano sconvolgente di queste ore, a largo dell’ospitale Lampedusa, rientra a pieno titolo nel mistero della missione del Pontefice. Un mandato dello Spirito Santo che, in pochi mesi, ha provocato l’accensione sulla Chiesa di tanti riflettori, ormai spenti o emananti una luce fioca. Un interesse vivo per una società stretta saldamente in un relativismo, che deprime e riduce il valore soprannaturale di cui l’uomo è depositario. I 35.000 morti degli ultimi vent’anni nel nostro mare sono anche figli di questa debolezza. Dobbiamo essere tutti in cammino verso un tempo in cui, ci si augura, possano cadere diversi tabù e aprirsi orizzonti, capaci di rinnovare il pensiero dell’uomo. Papa Francesco, che ieri ha pregato ad Assisi sulla tomba del Santo “inciso” nel suo nome, ne è la guida, ed ognuno di noi, laico o clericale, credente o non, ha il dovere di cambiare la storia che gli passa davanti e che lo rende responsabile in prima persona. È perciò urgente seguire una traiettoria sicura e vivere una testimonianza diretta della Parola, guardando verso chi si è reso disponibile con tutto se stesso, nella storia della Chiesa, per “perfezionare” l’umanità. È proprio nell’intervista di Scalfari, quando il Santo Padre parla di San Francesco, che prende corpo una pagina perenne per la crescita sociale e spirituale dell’uomo.
Nelle sue parole sono emerse, chiare, le indicazioni essenziali per ogni cristiano, che intende aprirsi ad un cammino di rinnovamento della Chiesa e di trasformazione, nel bene, del mondo intero. Le due cose vanno di pari passo, sono sinergiche. Il mondo sarà rinnovato, quando la Chiesa sarà riformata e l’uomo sarà capace di riscoprire il suo essere trascendente, per redimere la storia, passando dai suoi mutamenti materiali, senza sfuggirli. Così il pontefice su San Francesco: “È grandissimo perché è tutto. Uomo che vuole fare, vuole costruire, fonda un Ordine e le sue regole, è itinerante e missionario, è poeta e profeta, è mistico, ha constatato su se stesso il male e ne è uscito, ama la natura, gli animali, il filo d’erba del prato e gli uccelli che volano in cielo, ma soprattutto ama le persone, i bambini, i vecchi, le donne. È l’esempio più luminoso di quell’agape di cui parlavamo prima». L’Agape, aveva in precedenza detto il pontefice: “È l’amore per gli altri, come il nostro Signore l’ha predicato. Non è proselitismo, è amore. Amore per il prossimo, lievito che serve al bene comune”. In questa breve descrizione del Patrono d’Italia c’è la speranza e l’esempio per un domani migliore sulla terra. Chiaro l’invito a non stare fermi e a sviluppare anche una sola cosa di tutto ciò che si può riscoprire nella modernità della rivoluzione sociale di Francesco.
Il Santo è stato un uomo del fare. Oggi invece siamo apatici e seduti su quanto è stato realizzato da altri. Ha fondato un ordine e dettato delle regole precise, ma noi tendiamo alle non regole, all’improvvisazione, all’interpretazione di comodo. Fu missionario itinerante ed ogni cristiano dovrebbe essere tale, mentre in molti vive un cristianesimo di facciata, che rafforza l’ateismo intorno a noi. In Lui scopriamo il poeta, il profeta, il mistico, colui che ha conosciuto il male e lo ha vinto, offrendoci la strada, che serve ai nostri talenti, per non cadere nelle storture che ci circondano, diventando noi esempio di coraggio e autonomi da quanto umilia l’uomo nel corpo e nello spirito. Ma dalle stupende parole del Papa viene fuori anche l’amore smisurato di Francesco per la natura e per le persone più deboli. L’uomo donatosi al Signore diventa così, soprattutto per i giovani, faro di pace e di luce sul buio che giunge da due grandi drammi umani: La distruzione dell’eco sistema del pianeta, con conseguenze drammatiche per l’uomo; l’indurimento del cuore verso le tragedie dell’umanità, come il Papa ha con forza sottolineato a Lampedusa. Un’indifferenza che oggi, afferma ancora il pontefice, lascia il posto alla vergogna nell’orrore dell’ultima strage sul mare di Sicilia. Centinaia di persone sono annegate per un sogno di normalità, tra girandole di colpevolezza. Manca purtroppo l’uomo! Necessita perciò un amore grande, oltre la solidarietà, che diventi riparo permanente per il fratello in difficoltà. In questa direzione emerge nelle parole del Papa il modello di Chiesa voluta dal Santo di Assisi: “Sono passati 800 anni da allora e i tempi sono molto cambiati, ma l’ideale d’una Chiesa missionaria e povera rimane più che valida. Questa è comunque la Chiesa che hanno predicato Gesù e i suoi discepoli”. SanFrancesco prima e Papa Francesco adesso, sanno che solo nel vangelo, non certo relativizzato, sta la vera salvezza del mondo. Chiudo con una frase tratta da un meditare su San Francesco della sorella consacrata laica, Maria Marino, fondatrice del Movimento Apostolico: “…Ti sei spogliato. Hai rinnegato te stesso. Ti sei fatto povero. Ti sei tolta la Tunica. Hai preso addosso la croce di Gesù. Lo hai seguito. Non ti importò più nulla. Hai scelto solo il Vangelo, la Parola del tuo Signore…”. Al di fuori di questa scelta ci sono solo illusione e manipolazione; falso rinnovamento, drammi umani e rinvio della salvezza.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it
Si avvisano i gentili lettori che nelle librerie è possibile chiedere il volume del prof. Chiarella “Sui sentieri del vecchio Gesù”. Il libro raccoglie i pezzi di un anno pubblicati su Zenit, con alcuni articoli inediti e le riflessioni di Mons. Costantino di Bruno; Padre Paolo Scarafoni, LC; Dr. Antonio Gaspari (Zenit).
Per info: http://bit.ly/1cY4XPe