A piazza del Campidoglio, 400 leader religiosi hanno firmato ieri al tramonto l’Appello di pace – Roma 2013. Cardinali, vescovi, patriarchi, beatitudini, rabbini e imam si sono abbracciati a un certo momento della cerimonia e hanno acceso le candele sui candelabri in segno di pace, poi, uno per uno, hanno firmato l’appello.
“Con la forza delle nostre religioni – si legge nell’appello – dichiariamo il nostro impegno per la pace. Diciamo a tutti: nessuno può utilizzare la religione per la violenza. Solennemente respingiamo il terrorismo religioso: utilizzare il nome di Dio per uccidere è blasfemo. Il terrorismo religioso nega in radice la religione”.
Il documento conclude con queste parole: “Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. […] Noi, uomini e donne di religioni diverse, da Roma, vogliamo impegnarci a far crescere questo grande movimento per la pace”.
Il XXVII Incontro Internazionale Il coraggio della speranza. Religioni e culture in dialogo è stato organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, vi hanno partecipato più di 5000 persone, e vi sono state tenute 32 tavole rotonde con personalità di grande spessore.
Le tre giornate sono iniziate domenica 29 settembre con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini nella basilica di San Paolo fuori le Mura.
Lunedì 30 ottobre i dirigenti di Sant’Egidio e i vari leader religiosi sono stati ricevuti in Vaticano da papa Francesco: “Grazie alla Comunità di Sant’Egidio – ha detto il Santo Padre – per avere seguito la strada tracciata dal Beato Giovanni Paolo II nello storico incontro di Assisi del 1986, quando il Papa invitò i leader religiosi a pregare per la pace: non più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri”.
Il vertice è partito da una constatazione: con la guerra e con la violenza che coinvolge numerosi paesi mediorientali non basta una soluzione politica, perché esiste anche un fattore religioso.
La conclusione delle tavole rotonde e degli incontri che si sono realizzati a Roma, nonostante la diversità religiosa dei relatori ha prodotto un messaggio, un denominatore comune: la religione non può essere strumentalizzata per dare luogo a guerre o violenza.
Durante la cerimonia di chiusura, tenutasi ieri sera nella Chiesa di Santa Maria all’Ara Coeli, i cristiani si sono uniti in preghiera in una cerimonia piena di significato e con un clima di gran raccoglimento, con letture, varie testimonianze e canti sacri.
Conclusa la cerimonia dalla Chiesa contigua al Campidoglio, i cristiani sono scesi per la scalinata incontrandosi con i rappresentanti delle altre religioni, ai margini della piazza, a largo Sisto IV.
Gli ebrei sono giunti dal vicino Tempio Maggiore per la salita di San Pietro in Vincoli; una ventina di leader buddisti ed altrettanti musulmani sono entrati dall’ingresso di Sisto IV; dai giardini hanno fatto ingresso una decina di rappresentanti delle religioni indù; dalla scalinata della Sala Giulio Cesare sono giunti 8 tenri kyo; dal portico di destra 4 sikh. Poi, in largo Sisto IV tutti si sono scambiati un abbraccio di pace.
Da qui si sono recati a piedi davanti al Campidoglio dove hanno firmato l’Appello di Pace. La piazza era gremita e ai primi banchi erano presenti diversi ambasciatori di paesi latino-americani.