Così ha parlato di fronte alla Nazioni Unite a New York il 12 luglio scorso la sedicenne Malala Yousafzai, una studentessa attiva nella difesa dei diritti umani, la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace, sopravvissuta ad un attentato condotto dai Talebani il 9 ottobre 2012.
Era nel pullman scolastico e tornava a casa da scuola, quando è stata colpita alla testa e al collo da uomini armati.
Il portavoce dei talebani pakistani Ihsanullah Ihsan, rivendicò la responsabilità dell’attentato, sostenendo che la ragazza era “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”.
Per i terroristi Malala è colpevole di essere attiva nella difesa dei diritti umani e soprattutto di difendere il diritto allo studio delle bambine nella città di Mingora e nella valle dello Swat, luoghi in cui i talebani hanno vietato l’accesso a scuola delle bambine.
Già all’età di tredici anni Malala è diventata nota per un blog in cui denunciava la violazione dei diritti all’istruzione delle bambine.
Per questa sua meritoria azione la KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi gli ha assegnato l’International Children’s Peace Prize.
Il 1 febbraio 2013 è il partito laburista norvegese ha promosso ufficialmente la candidatura di Malala al Premio Nobel per la Pace 2013.
Nonostante che il portavoce dei Talebani pakistani abbia reiterato la minaccia di ucciderla, Malala ha tenuto nel giorno del suo sedicesimo compleanno uno splendido discorso alle Nazioni Unite.
Indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto, grande donna e primo Ministro del Pakistan che venne uccisa da terroristi islamici, Malala ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinchè tutte le bambine ed i bambini nel mondo abbiano diritto all’istruzione.
“Cari amici, – ha raccontato Malala – i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato anche ai miei amici. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci“.
“Cari fratelli e sorelle, – ha continuato la giovane studentessa – io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico”.</p>
Malala ha sostenuto di provare un sentimento di compassione e di perdono.
Compassione che ha detto di aver imparato “da Maometto, da Gesù Cristo e Buddha”. Una spinta al cambiamento che ha ereditato da “Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah”.
Una filosofia della non violenza che ha conosciuto da “Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa”.
E perdono che ha appreso “da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti”.
“Ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra voce quando vogliono metterci a tacere”, ha aggiunto.
Così, quando nello Swat, nel Nord del Pakistan hanno vietato l’accesso a scuola delle bambine e sono comparse le armi, “abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri”.
Secondo Malala, l’espressione “La penna è più potente della spada” dice la verità.
“Gli estremisti – ha sottolineato – hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. (…) Hanno paura delle donne (…) Ed è per questo uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società”.
La coraggiosa studentessa ha sostenuto che Dio non si oppone alle bambine che vanno a scuola, la realtà è che “questi terroristi sfruttano il nome dell’islam per i propri interessi”.
“La pace è necessaria per l’istruzione” – ha ribadito – In molte parti del mondo, in particolare in Pakistan e in Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola”.
Ha quindi invitato la comunità internazionale a condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e per questo “dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti”.
“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo – ha concluso Malala – L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa”.
Nel corso di un intervista ha detto Malala “Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Voglio solo istruzione. E non ho paura di nessuno”.