Nel caos cittadino della Città Eterna, vi sono luoghi sospesi nel tempo che nascondono patrimoni importanti dal punto di vista artistico e storico e significativi agli occhi di ogni credente: nella Chiesa di San Francesco a Ripa, è stato avviato un progetto di restauro del Parato Liturgico dell’Immacolata Concezione e di rare autentiche e reliquie fra cui un lembo del saio e del cilicio di San Francesco d’Assisi, un frammento della Santa Croce, la “Sacra Spina” della Corona di Gesù Cristo e un frammento osseo di Papa San Pio V.
Obiettivo del progetto, un’iniziativa di Confartigianato Imprese Roma, sarà quello di riportare all’antico splendore gli oggetti sacri protagonisti del restauro, che saranno poi esposti nel corso della mostra I tesori di San Francesco a Ripa, dal 2 al 6 ottobre 2013.
Il 23 luglio si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del progetto che ha visto la partecipazione di Padre Stefano Tamburo, guardiano e parroco della Chiesa di San Francesco a Ripa, Mauro Mannocchi, Presidente di Confartigianato Imprese Roma, Gianfrancesco Solferino, storico dell’arte e conservatore della Chiesa di San Francesco a Ripa e i restauratori Giovanni Pagani e Nicoletta Vicenzi.
“San Francesco si era recato in questo luogo nel 1209 nel corso del suo viaggio per poter ottenere l’approvazione dal Santo Padre della Regola Bollata – ha affermato Padre Stefano Tamburo – al tempo vi era un lebbrosario dove i monaci del Monastero di San Cosimato curavano i lebbrosi e una cappella dedicata a San Biagio. Francesco ritrova così, lontano dalla sua Assisi, un luogo che gli fa ritornare alla memoria l’incontro con il lebbroso, uno dei momenti fondamentali per il suo cammino personale di conversione”.
San Francesco a Ripa ha ritrovato dal 2011 la sua vocazione nell’accogliere persone in difficoltà grazie al progetto RIPA (Rinascere Insieme Per Amore), nato per favorire il reinserimento nella società di individui ormai emarginati a causa della perdita del lavoro o di problemi legati alla giustizia.
Per Mauro Mannocchi, “Roma incarna l’artigianato e la mostra che verrà inaugurata nel mese di ottobre non vuole semplicemente essere un ricordo del passato; noi di Confartigianato abbiamo il desiderio di far rivivere l’artigianato artistico così da trasformarlo in un’opportunità di lavoro per i giovani. Da anni infatti desideriamo realizzare il progetto Cittadella dell’Artigianato Artistico a Roma, uno spazio per promuovere l’arte e l’artigianato di qualità”.
Il Prof. Solferino ha definito la Chiesa di San Francesco a Ripa come un “forziere di capolavori dove è forte l’aspetto spirituale. San Francesco a Ripa non è uno scrigno vuoto, vi è un messaggio continuo che si dispiega attraverso le opere d’arte e che parla della creazione dell’ordine dei Frati Minori, dei suoi personaggi più importanti e delle grandi devozioni. Ogni singola opera racconta la storia del Santuario”.
A realizzare il lavoro, un team di esperti restauratori: Giovanni Pagani si occuperà di inserire in un unico contenitore adatto alla conservazione sia del materiale cartaceo che di metallo, le autentiche e le reliquie; quest’ultime potranno così essere ben conservate e ammirate insieme alla relativa autentica: “Le reliquie devono essere mostrate perché possano essere oggetto di devozione– ha detto Pagani – i contenitori risponderanno ai parametri di conservazione delle reliquie e alla possibilità di renderle fruibili ai fedeli”.
Ad occuparsi del restauro del Parato Liturgico dell’Immacolata Concezione sarà invece Nicoletta Vicenzi, che ha sottolineato la ricchezza decorativa e l’eccellente qualità dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, anche se il loro stato di conservazione è risultato pessimo.
“Oggi al restauro non viene data l’attenzione che merita, soprattutto se riguarda i tessuti antichi – ha sottolineato la Vicenzi – i manufatti tessili rientrano nel nostro patrimonio artistico al pari delle opere pittoriche e scultoree e prenderne conoscenza ci permette di intervenire ed evitare la perdita di questo importante patrimonio che, per sua natura, è portato a degradarsi velocemente”.
Custodire la bellezza vale la pena. Sempre. Perché tesori dimenticati possano finalmente incrociare lo sguardo meravigliato dell’occhio più disattento.