Quello della “fine del mondo” – o, più cristianamente, la “fine dei tempi” – è un tema tornato in auge negli ultimi anni. Al di là di amenità e bufale come la pseudo-profezia dei Maya, che tanto scompiglio aveva creato alla fine del 2012, se ne torna a parlare anche in ambiente cattolico.
Talora con cognizione di causa, talora con un megalomania e superficialità, c’è chi mette costantemente in relazione i tempi difficili che viviamo con i messaggi mariani degli ultimi due secoli.
Gli avvertimenti che da tanto tempo ormai la Madonna lancia ad un’umanità sempre più lontana da Dio, da Fatima a Medjugorje, vanno interpretati in quella direzione? Cosa vuol dire parlare di “trionfo del Cuore Immacolato di Maria” o di “avvento di un Regno Mariano”?.
La delicatissima tematica è stata affrontata dal teologo e scrittore Guido Vignelli, nel suo saggio Fine del mondo? O avvento del Regno di Maria? (Fede & Cultura, 2013).
In un agile volumetto di 160 pagine, accessibile anche ad un lettore non ferrato in teologia, Vignelli prende in primo luogo le distanze da due estremizzazioni: quella dei “beffardi schernitori” che, sulla scia di un ingenuo ottimismo post-conciliare, si ostinano a vedere i nostri tempi come un’era di pace e di progresso; e quella dell’“escatologismo catacombalista” di chi ritiene che i messaggi mariani citati, preconizzino davvero la fine dei tempi e l’avvento della Gerusalemme Celeste, in cui la Madre di Dio schiaccerà definitivamente il demoniaco serpente.
La realtà è più complessa, ammonisce Vignelli, e non va dimenticato un punto fermo: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre (Mt 24,36)”.
Inoltre è la stessa Sacra Scrittura a suggerire la prospettiva di una rinascita cristiana che “realizzerà il Regno sociale di Cristo con maggior fedeltà e santità”, dopo una fase di grande confusione ed apostasia, facilmente identificabile con quella attuale.
Né va trascurata la testimonianza di illustri mistici e veggenti che va avanti da oltre tre secoli: già nel 1689, Gesù, apparendo a Santa Maria Margherita Alacoque, annuncia il trionfo del suo Sacro Cuore, che sconfiggerà “tutti i nemici della Santa Chiesa”.
Nel 1917, a Fatima, la Madonna preannuncia castighi per l’umanità ma, in caso di conversione, promette: “Il mio Cuore Immacolato trionferà”. E profetizza un lungo periodo pace per il pianeta.
Se il Medioevo aveva rappresentato un “trionfo incompiuto” per la Chiesa di Cristo, un’era ancor più luminosa è davanti a noi. D’altra parte, proprio in quei secoli San Bonaventura da Bagnoregio profetizzò un’era trionfale per la cristianità che avrebbe preceduto l’avvento finale dell’Anticristo e che, nonostante tutto, sarebbe stata soltanto una debolissima prefigurazione dell’ultima epoca, quella dell’apoteosi escatologica.
Appena un secolo dopo, anche Santa Caterina da Siena profetizza, dopo un tempo di “tribolazioni e angustie”, una purificazione della Chiesa che da “brutta e malvestita”, diverrà “bellissima e adorna di gemme preziose e coronata con diademi di tutte le virtù”.
Tra il XIX e il XX secolo spiccano analoghi vaticini, come quelli dei beati Anna Katharina Emmerick e John Herny Newman, e del servo di Dio Fulton Sheen. Nella stessa epoca, drammatica e suggestiva è la visione di San Giovanni Bosco che raffigura la nave della Chiesa – una sorta di novella barca di Pietro – minacciata dalle ciurme avversarie e sul punto di naufragare, poi miracolosamente illesa, dopo che il Romano Pontefice ne avrà guidato l’approdo alle due colonne salvifiche: la Madonna Immacolata e l’Eucaristia.
Il più autorevole profeta dell’avvento del Regno di Maria è tuttavia San Luigi Maria Grignion de Montfort che, all’inizio del XVIII secolo, scrive: “Ben presto l’Altissimo e la sua Santa Madre plasmeranno santi così eccelsi, da superare in santità la maggior parte degli altri, di quanto i cedri del Libano sorpassano gli alberelli”.
Il Montfort annuncia la sconfitta delle eresie, la fine delle idolatrie e la ricucitura degli scismi, grazie all’eroismo degli “apostoli degli ultimi tempi” ai quali il Signore “concederà la parola e la forza per operare meraviglie e ottenere gloriose vittorie sui suoi nemici”.
Verso la fine del suo saggio, Vignelli precisa che l’ipotesi di una futura epoca di trionfo sociale per la Chiesa, pur avendo solide testimonianze a suo favore, non va confusa con l’avvento di una “teocrazia” mondana di matrice millenaristica.
L’autore conclude poi l’opera indicando nella virtù teologale della speranza, il principale strumento per i cristiani dei nostri tempi, per contrastare le disillusioni seguite al fallimento delle ideologie laiciste e progressiste degli ultimi due secoli e per fare così strada al vero trionfo del Regno di Cristo, per mezzo di Maria.