Pubblichiamo di seguito la seconda e ultima parte dell’intervistacon Julián de la Morena, membro dei missionari di San Carlo Borromeo e responsabile delle comunità di Comunione e Liberazione sparse in America Latina.
La prima parte è stata pubblicata ieri, martedì 9 luglio.
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L’esperienza di Comunione e Liberazione è in sintonia con la predicazione di papa Francesco?
Julián de la Morena: Siamo molto provocati e sfidati da quello che lui sta dicendo e vogliamo essere all’altezza di quello che propone a tutta la Chiesa. Don Giussani ci ha educati a vedere nel Romano Pontefice la rocca sicura. Siamo noi che abbiamo bisogno della paternità del Vescovo di Roma, e pertanto vogliamo essere sempre in sintonia con lui.
A mio parere le sintonie tra il magistero di Papa Francisco e gli insegnamenti di don Giussani e padre Carrón sono manifeste e numerose.
Dove le vede?
Julián de la Morena: In punti come l’affermazione della centralità di Cristo come incontro e presenza, sulla natura della Chiesa non riducibile a proposta etica o sociale, nel modo come viene affrontata la questione educativa e la testimonianza, per indicarne alcuni.
C’è qualcosa su cui le sembra che l’esperienza di Comunione e Liberazione si debba per così dire “sintonizzare”?
Julián de la Morena: Credo che il Papa ci sorprenderà spesso perché sembra comportarsi come un pilota di formula uno disposto a condurre la chiesa a tutta velocità. Per questo dovremo essere sintonizzati permanentemente per non perderci questo bel momento della storia del cattolicesimo. Indubbiamente abbiamo bisogno, come ci ha chiesto don Julián Carrón, di tornare al primo amore dell’incontro con Cristo e la Chiesa, facendo in modo che la nostra fede cristiana non si riduca a definizioni risapute ma diventi esperienze che cambino i nostri cuori. Credo che in tutto questo siamo agli inizi, ma siamo disposti, questo lo posso assicurare, a contribuire con il meglio di noi, decisi a cominciare sempre di nuovo, come ha detto il Papa recentemente, con lo sguardo all’orizzonte e accettando la fatica del cammino. In questo momento in cui la crisi è soprattutto antropologica, noi vogliamo lavorare e camminare con la Chiesa per riscattare l’uomo, come la Chiesa ha già fatto tante altre volte nel corso della storia.
I contesti in cui Comunione e Liberazione è presente sono molto diversi, si va da Cuba al Venezuela, dal Messico al Brasile, passando per Argentina, Perù, Paraguay… Ma c’è un orientamento generale per quanto riguarda la presenza sociale di CL?
Julián de la Morena: CL non possiede nessuna opera di natura – diciamo così – corporativa in America Latina; il nostro lavoro è fondamentalmente volto ad educare alla fede, favorendo uomini adulti che si impegnino personalmente con iniziative di tutti i tipi per essere presenza del Resuscitato, assumendo ognuno in prima persona la responsabilità che ciò comporta. Molte persone del nostro movimento fin dagli anni 60 hanno costruito un buon numero di opere in tutta l’America Latina, opere educative e di carità, per favorire lo sviluppo delle popolazioni. In questi anni abbiamo riflettuto e accumulato esperienza, in questo senso c’è da sottolineare che la nostra preoccupazione fondamentale è quella che le opere sociali si convertano in un esempio di come l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà. Alcune di queste opere sono diventate dei punti di riferimento nella società civile, ma anche così non cessano di essere una goccia nel mare dei tanti bisogni che ci sono.
Perché dice che si devono convertire?
Julián de la Morena: Perché dobbiamo avere ancor più chiaro che il maggior contributo che possiamo dare agli uomini e alle società è che le iniziative sociali siano soprattutto educative di un soggetto nuovo.
E per ciò che riguarda la politica? È un punto che almeno in Italia è alquanto controverso. C’è una direttiva generale su questo livello?
Julián de la Morena: Credo che l’esempio del Papa susciterà un nuovo modo di fare politica anche in America Latina, che incoraggerà tanti uomini ad interessarsi alla verità e al bene comune, e a tendere ponti per realizzare una convivenza e sviluppo umani più giusti. In un momento storico in cui la politica è tanto screditata, pensiamo alle manifestazioni di questi giorni anche in Brasile, c’è bisogno di una rigenerazione che può venire solo da persone disposte a vivere la politica come un servizio. In questo senso la Chiesa e in special modo i movimenti hanno un compito importante da svolgere, quello di educare uomini dalla fede solida che cambi i cuori e anche le strutture.
Quanto è lunga la strada?
Julián de la Morena: Non importa quanto lunga, ma che sia la strada giusta. Recentemente Carrón parlando in Italia ha puntualizzato una cosa decisiva a mio avviso anche per noi in America Latina: «Guardate che la grande tentazione del potere è quella di farci credere soddisfatti. La tentazione del Grande Inquisitore di Dostoevskij è questa, tanto è vero che Gesù appare come uno che viene a disturbare. Ma noi non vogliamo seccature, noi vogliamo che ci lascino in pace! Vi chiedo: questo lasciarci in pace è la felicità, è la pienezza, è il compimento della vita? Per questo la domanda di Cristo non è altro che questa: “Ma Io, quando ritornerò, troverò qualcuno a cui manco, qualcuno per cui la vita sia l’attesa di Me?”».
Molte delle cose che ha accennato sono trattate in un testo tipicamente latinoamericano in cui Bergoglio ha avuto una parte rilevante, il “documento di Aparecida” che ha concluso la V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Rio de Janeiro nel 2007. Lo ha letto?
Julián de la Morena: L’ho letto. Quando venne pubblicato vivevo in Messico, adesso vivo in Brasile e mi ha molto impressionato conoscere il santuario dove è stato elaborato questo documento. L’ho ripreso in mano e sto scoprendo cose che non avevo notato. Credo ci sia un “prima” e un “dopo” per la Chiesa in America Latina. Adesso siamo più coscienti che la rivoluzione è della Grazia.
Il primo contatto di Bergoglio Papa con l’America Latina sarà di qui a pochi giorni a Rio de Janeiro. Ci sarà Comunione e Liberazione?
Julián de la Morena: Lo stiamo aspettando. Parteciperò personalmente con un gruppo numeroso di universitari di tutti i paesi dell’America Latina. Mi ha molto aiutato quello che mi ha detto un evangelico carioca mentre visitavamo i luoghi dove si terranno i grandi eventi con il Papa: io non mi voglio perdere l’incontro con questo uomo perché ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della fede.