La comunità egiziana di Roma è scesa in piazza per due domeniche di seguito (30 giugno e 7 luglio) per il cambiamento. Entrambi i sit-in si sono tenuti in piazza Santi Apostoli, dove i manifestanti hanno protestato prima per le dimissioni del presidente Mohamed Morsi, poi – dopo la destituzione di quest’ultimo ad opera dell’esercito – contro la Fratellanza Musulmana e chi la incoraggia.
Le parole d’ordine sono: “vattene” e “dittatore”. Molti dei cartelli rappresentavano l’immagine dell’ormai ex presidente egiziano segnato da una croce diagonale. Una vignetta lo ritrae minacciato da un martello.
Adesso, però, nel mirino degli egiziani trapiantati a Roma c’è soprattutto Barack Obama: il presidente americano è visto come il simbolo di un imperialismo che impone democrazie fittizie, affossando di fatto la libertà nel paese nord-africano. Uno striscione recava scritto in inglese: “Obama, smetti di interferire. Non siamo statue, siamo esseri umani”.
Avvicinato da ZENIT, un manifestante egiziano ha espresso la propria meraviglia: come si spiega che la stampa italiana ha descritto la deposizione di Morsi come un “colpo di stato”? Come è possibile che gli Stati Uniti e l’Occidente si dicano preoccupati per la democrazia, quando il governo dei Fratelli Musulmani, con la nuova costituzione, aveva represso molte libertà?
Tra gli egiziani di Roma (alle manifestazioni delle ultime due domeniche erano presenti soprattutto cristiani copti) sembra davvero prevalere il sostegno al nuovo corso del paese, fortemente voluto dai 22 milioni che hanno firmato per le dimissioni di Morsi.
Intanto, al Cairo, il premier incaricato Hazem El Beblawi ha avviato le consultazioni per la formazione del governo provvisorio. Sebbene alcuni ministeri, come gli Interni e gli Esteri, potrebbero rimanere in mano a uomini del precedente governo, i Fratelli Musulmani si sono chiamati fuori dal nuovo esecutivo, definendo l’attuale fase di transizione un vero e proprio “golpe militare”.
Mentre proseguono le manifestazioni in sostegno dell’ex presidente Morsi, la Procura Generale del Cairo ha emesso un mandato di cattura nei confronti di 9 membri di rilievo della Fratellanza Musulmana. Tra le persone ricercate spicca il nome del leader Muhammad Badia e del vice Mahmud Izzat Ibrahim. L’accusa per tutti è di “istigazione all’omicidio e alla violenza”.