"Senza sua fede e lungimiranza il campus bio-medico di Roma non ci sarebbe"

Dichiarazione del presidente Felice Barela sulla notizia della beatificazione di mons. Álvaro del Portillo

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“Con emozione accogliamo la notizia del riconoscimento, da parte di Papa Francesco, di un miracolo attribuito all’intercessione di mons. Álvaro del Portillo. Fin da quando era giovane studente di ingegneria, Álvaro del Portillo si dedicò alle persone più povere ed emarginate, svolgendo opere di carità nei quartieri periferici di Madrid. Un’attenzione alla persona, alimentata dalla frequentazione di San Josemaría che, soprattutto nei primi anni della Fondazione dell’Opus Dei, trascorse molto tempo accanto a poveri e malati nei grandi ospedali della capitale spagnola o nelle loro casupole di periferia.

<p>Lo stesso desiderio di andare incontro all’uomo, nei suoi bisogni spirituali e materiali, è all’origine di tante iniziative sociali e culturali, di assistenza o di formazione professionale e universitaria, nate nei decenni successivi proprio su impulso di don Álvaro. Tra queste, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, una realtà che dalla sua fondazione all’inizio degli anni Novanta è luogo di formazione umana e professionale per migliaia di studenti, impegnata con il proprio Policlinico a promuovere un’assistenza sanitaria di qualità, accessibile a tutti, attenta alla centralità del paziente in tutti i suoi bisogni. Come prelato dell’Opus Dei, don Álvaro ne incoraggiò la nascita e seguì poi da vicino, con il sostegno della sua fede e del suo affetto, le persone impegnate a studiarne la realizzazione.

Nell’omelia della Santa Messa celebrata nel 1993, in occasione dell’inaugurazione del primo Anno Accademico del Campus Bio-Medico, don Álvaro così commentava la nascita di questa nuova realtà: ‘A quante decine di migliaia di persone potrà giungere questo messaggio di pace, e quanto bene potrete fare all’uomo e alla società, impegnandovi con tutte le vostre forze in quest’impresa! Essa nasce piccola, ma è già grande, perché desiderate realizzarla con cuore grande, alla misura del cuore di Cristo!’.

Don Álvaro aveva a cuore che i malati ricevessero innanzitutto le cure migliori, ma anche che questo avvenisse con tanta umanità, guardando alla dimensione spirituale dell’esperienza del dolore, per poter poi cogliere e far cogliere il senso della malattia con spirito cristiano. Esortava per questo medici, infermiere e tutto il personale del Campus Bio-Medico a un particolare stile di lavoro: ‘Volete che la dottrina e l’amore di Cristo orientino e informino più profondamente la società umana, e concretamente l’esercizio delle nobilissime professioni medica e infermieristica: senza la guida di questa dottrina e di questo amore, esse diventano facilmente tecniche fredde e cieche che, invece di servire al bene degli uomini, possono tramutarsi – non mancano purtroppo esempi eloquenti, anche al giorno d’oggi – in realtà contrarie alla vita e alla dignità dell’uomo’.

Al centro della sua preoccupazione pastorale c’erano, non di meno, gli studenti. La formazione universitaria doveva favorire in loro la crescita armonica di tutta la persona, coniugare il più alto livello culturale e scientifico con il senso di responsabilità per le implicazioni etiche della futura professione, con lo sviluppo di una profonda rettitudine e di un autentico spirito di servizio.

Senza la fede e la lungimiranza di don Álvaro, l’Università Campus Bio-Medico di Roma oggi, semplicemente, non ci sarebbe. A noi allora appariva un’impresa ‘irrealizzabile’. L’idea, invece, è diventata realtà”.

Oggi l’Università Campus Bio-Medico di Roma conta nove Corsi di Laurea, suddivisi nelle Facoltà di Medicina e di Ingegneria. Il numero degli studenti è cresciuto del 53 per cento negli ultimi cinque anni. Il Policlinico Universitario del Campus Bio-Medico realizza oltre 700mila prestazioni ambulatoriali all’anno e 30mila ricoveri.

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ZENIT Staff

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