Quando Kripton, un pianeta lontano, sta per morire, Jor-El e sua moglie Lara decidono di salvare loro figlio Kal-El inviandolo sulla Terra in una navicella. Qui Kal, ora chiamato Clark dai coniugi Kent che lo hanno allevato come loro figlio, cresce come un umano, anche se i suoi poteri, difficili da controllare, lo fanno sentire diverso e lo spingono a nascondersi. Finchè un giorno, su una nave spaziale sepolta nei ghiacci, scopre la sua vera identità. Una verità sconvolgente di cui, però, è venuta a conoscenza anche l’intraprendente giornalista Lois Lane. Ma il vero pericolo viene dallo spazio, da cui arriva la nave guidata dal crudele generale Zod, un altro kriptionano in esilio, che cerca Kal-El e il prezioso codice (inviato sulla Terra da Jor-El insieme al figlio) che gli permetterebbe di ricreare il suo pianeta… Kal/Clark farà di tutto per salvare il suo pianeta d’adozione e i suoi abitanti.
Il film, che si giova di un cast di grande livello, è in tutto e per tutto un blockbuster d’azione che sembra puntare più sulla spettacolarità che sull’approfondimento dei rapporti tra i personaggi
Nelle mani di Zack Snyder (300), passando per una sceneggiaturra di Goyer e Nolan (autori della saga di Batman), il rilancio del supereroe per antonomasia si offre agli spettatori come un tripudio di azione spettacolare sostenuto da un’ossatura di racconto ricca di spunti non sempre sfruttati a dovere. Un po’ come in Batman begins la scelta è quella di indagare le origini del personaggio (esattamente l’opposto dell’operazione di Bryan Singer qualche anno fa con Superman returns, pellicola imperfetta, ma suggestiva) dedicando molto spazio addirittura al mondo d’origine di Superman, Krypton, ricostruito con un interessante incrocio tra tecnologia e natura per dare il senso di un mondo evolutissimo, ma vicino alla fine. Il lungo preambolo (giustificato, oltre che dal punto di vista narrativo, da quello “commerciale” per la presenza di una star come Russell Crowe nel ruolo di Jor-El) fornisce le coordinate in cui si sviluppa il percorso di questo Superman.
In una società tutta programmata, divisa in caste di individui dal destino segnato prima della nascita dall’ingegneria genetica, il piccolo Kal-El porta in sé non solo la speranza (questo significa il simbolo sul costume…) della sopravvivenza di una stirpe, ma soprattutto quella della libertà…Un tema che il film sviluppa a corrente alternata, dal momento che il percorso del giovane Clark è piuttosto legato al dilemma sulla possibilità che il mondo umano ne accetti l’eccezionalità.
Questo Superman, in cui giustamente non si rinuncia a mettere in campo i riferimenti cristologici (in alcuni casi in modo fin troppo smaccato, come quando Clark chiede consiglio a un sacerdote -cattolico, sembrerebbe –e sulla vetrata dietro di lui vediamo una riproduzione di Gesù nell’orto degli ulivi…) che fanno parte della costruzione di questo personaggio, sente su di sé il peso di un’unicità che lo lascia solo, ma è irresitibilmente spinto al bene. In ciò dovrebbe compiersi la sua missione che è non solo e non tanto quella di proteggere gli uomini, ma anche quella di ispirarli al bene, al superare i propri limiti in nome di un ideale.
In realtà è come se sul giovane Kal/Clark fossero lanciate due missioni, ognuna dichiarata da uno dei suoi due padri: quello naturale che su di lui proietta il destino di un intero popolo, quello adottivo, che, pur certo della “provvidenzialità” della sua venuta, ha tutta l’incertezza umana sui modi e i tempi in cui essa potrà e dovrà realizzarsi.
Il tema, più volte enunciato, non riesce a incarnarsi fino in fondo nel racconto che sembra puntare più sulle continue sequenze di azione che sull’approfondimento dei rapporti tra i personaggi, con un intento che è prima di tutto “celebrativo”, come suggerito anche dalla grandiosa colonna sonora di Hans Zimmer.
Una scelta che si riflette anche nello stile visivo del film, che ricorda altri lavori di Snyder (ma fortunatamente non arriva alla stilizzazione esasperata di 300), salvo concedersi qualche poetico passaggio “da cinema indipendente” quando pennella gli spazi del Kansas dove il giovane Clark è cresciuto.
Ma sono momenti brevi; il film è in tutto e per tutto un blockbuster d’azione che mira a stupire per la potenza degli scontri messi in scena, con la spettacolarità della distruzione scatenata da alieni invincibili, sequenze che fanno invidia ad Avengers per il dispiego di risorse impiegate, ma che sulla lunga distanza tendono a diventare ripetitive e anche un po’ noiose…
Detto questo la pellicola ha a suo favore molti elementi positivi; prima di tutto si giova di un cast di grande livello: Cavill convince soprattutto quando si gioca la carta del supereroe totalmente positivo, piuttosto che quando “mostra i muscoli” negli scontri con i suoi avversari; Amy Adams è una Lois Lane combattiva e pungente, Michael Shannon incarna un antagonista temibile seppur non particolarmente complesso, mentre anche in ruoli più o meno minori troviamo nomi di tutto rispetto (Kevin Kostner e Diane Lane sono i genitori terrestri – Lawrence Fishburne e Christopher Meloni il direttore del Daily Planet e il generale che guida la resistenza umana agli alieni).
E poi il film anche mette in campo, pur se in maniera un po’ affrettata, temi importanti e ardui come l’ingegneria genetica, il libero arbitrio e lo spirito di sacrificio, lo sfruttamento delle risorse naturali e altri ancora, lasciando ampiamente aperto lo spazio per un ulteriore capitolo già in lavorazione.
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Titolo Originale: Man of Steel
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Zack Snyder
Sceneggiatura: David S. Goyer, Christopher Nolan
Produzione: Charles Roven, Christopher Nolan, Emma Thomas, Deborah Snyder per Syncopy Productions/Dc Entertainment/Atlas Entertainment/Cruel & Unusual Films/Third Act Productions
Durata: 143
Interpreti: Henry Cavill, Amy Adams, Russell Crowe, Kevin Costner, Michael Shannon, Diane Lane
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Link originale: http://www.familycinematv.it/node/1743